“Conservatori e Riformisti”, nasce il gruppo di Fitto al Senato
03/06/2015 di Alberto Sofia
A Palazzo Madama lo strappo è ufficiale. Il nuovo gruppo di Raffaele Fitto, “Conservatori e Riformisti“, è nato al Senato, così come annunciato in Aula dalla seconda carica dello Stato, il presidente Pietro Grasso: aderiscono 12 parlamentari, così come anticipato da fonti interne a Giornalettismo. Alla Camera dei deputati Fitto sta invece ancora cercando di raggiungere “quota 20″ per permettere agli scissionisti azzurri un percorso simile.
Leggi anche: Fitto battezza “Conservatori e Riformisti”, l’embrione del nuovo partito
FITTO: UFFICIALE IL GRUPPO AL SENATO DI “CONSERVATORI E RIFORMISTI”. SI LAVORA PER OTTENERE I NUMERI PER LO STRAPPO ALLA CAMERA –
Dopo lo strappo del pugliese da Silvio Berlusconi, da Forza Italia e dal Ppe, per aderire al gruppo di Aecr al Parlamento europeo, si attendeva dopo le Regionali l’attesa separazione del correntone ribelle dai gruppi forzisti. In dodici faranno parte del gruppo lanciato dall’ex ministro pugliese al Senato: si tratta della veneta Cinzia Bonfrisco – nuovo capogruppo, eletta a scrutinio segreto – , dei pugliesi Francesco Bruni, Pietro Liuzzi, Luigi D’Ambrosio Lettieri, Luigi Perrone, Lucio Tarquinio, Vittorio Zizza, del lucano Di Maggio (uscito dalle file della maggioranza, ndr), oltre ai campani Ciro Falanga, Eva Longo, Antonio Milo, fino a Lionello Pagnoncelli.
Un divorzio che assottiglia ora la pattuglia berlusconiana a Palazzo Madama: il timore del Cav è quello di un accerchiamento in Parlamento, nel caso di una eventuale nuova scissione della fronda nazarena legata a Denis Verdini, già pronta ad offrire al premier Renzi un salvagente sulle Riforme costituzionali. Lo stesso Ignazio Abrignani, fedelissimo del senatore toscano, aveva avvertito Berlusconi sulla volontà di votare il Ddl Boschi: «Lavoriamo affinchè il Cav riabbracci il Nazareno e cambi strategia. Altrimenti usciremo dal partito? Speriamo non ci sia bisogno», aveva chiarito a Giornalettismo. Ora, secondo fonti parlamentari, sono poco meno di una decina i senatori che attendono un segnale da Verdini. Qualcuno più alla Camera.
FITTO CERCA I NUMERI PER IL GRUPPO ALLA CAMERA –
Di certo, a uscire dal gruppo di Fi presieduto da Brunetta saranno presto i fittiani. Se al Senato lo strappo è già stato ufficializzato, i numeri non bastano ancora a Montecitorio, dove i ribelli al momento sono tra i 14 e i 16. Fitto sta cercando di accelerare, tanto da aver incontrato anche i deputati a lui vicini. Nelle ultime settimane però tra i ribelli fittiani si sono registrate delle divisioni, con alcuni parlamentari perplessi sulla strategia politica scelta da Fitto, così come sui tempi del divorzio. Non era un caso l’assenza nelle ultime uscite pubbliche dell’ex ministro Saverio Romano e del calabrese Giuseppe Galati, da tempo vicini al leader dei ribelli azzurri. Fitto però guarda anche oltre i confini di (quel che resta) di Forza Italia. Da giorni emissari dell’europarlamentare “corteggiano” anche altri deputati, con uno scouting in atto anche su pezzi di Ncd e nel gruppo misto. Allo stesso modo i fittiani sono in contatto con l’ex Fdi Massimo Corsaro, così come con i tre tosiani usciti dal gruppo della Lega alla Camera dopo l’espulsione dello stesso Flavio Tosi dal Carroccio (Matteo Bragantini, Roberto Caon, Emanuele Prataviera, ndr). Anche perché tra i due leader ribelli, Fitto e Tosi, resta la convergenza sulle primarie, da tempo rilanciate.
SALVINI, FITTO E LE PRIMARIE –
Alle Regionali in Puglia, nel primo test elettorale dopo il divorzio dal Cav, Fitto è riuscito a “vincere” il derby fratricida tra i candidati del centrodestra, con l’oncologo Francesco Schittulli davanti ad Adriana Poli Bortone, candidata sostenuta dai berluscones. Il risultato della lista “Oltre con Fitto” non è stato però esaltante: 9.2% e 155mila voti circa, con Fi poco sopra e avanti di 30mila voti circa. «Ma molti candidati vicini a Fitto erano nella lista del Movimento Schittulli, al 6.05%», avevano precisato dal fronte fittiano. Lo stesso Pietro Liuzzi, tra i senatori fittiani, ha rivendicato il risultato raggiunto, contattato da Giornalettismo: «In così poco tempo, un mese circa di campagna elettorale, era impossibile fare di più. Chiaro che il marchio di Forza Italia attiri ancora una certa fetta di elettorato. Ma per noi è stato un ottimo primo passo, al quale siamo stati costretti dopo che Berlusconi ha tentato in ogni modo di epurarci dalle liste». Nella faida tra forzisti e fittiani ad avere la meglio sono stati però alla fine Emiliano e il M5S.
L’ex governatore pugliese guarda però già oltre: si terrà così a luglio, confermano fonti interne a Giornalettismo, una convention nazionale per lanciare la nuova creatura fittiana. Un movimento ispirato al modello dei Tories di David Cameron.
Da mesi Fitto punta ad archiviare il Cav, reclamando al tempo stesso uno spazio tra Renzi e Salvini: «C’è una prateria tra i due Matteo, possiamo ricostruire un nuovo centrodestra», rivendica ancora Liuzzi. Il segretario del Carroccio ha però già stravolto le gerarchie del centrodestra. E rilanciato sulle primarie, l’obiettivo inseguito dallo stesso europarlamentare pugliese da più di un anno. «Non possiamo lasciare le redini alla Lega», spiegano ora dal correntone ribelle azzurro. Chiaro, però, che i rapporti di forza tra i due siano, almeno per il momento, sbilanciati a favore del leader leghista. Eppure tra le due aree i contatti non mancano. E Fitto è consapevole di poter puntare su un elettorato al Sud che Salvini fatica ancora a raggiungere (“Noi con Salvini” in Puglia ha raccolto appena 40mila voti circa, ndr). Tradotto, anche qualora fosse sconfitto alle future primarie, Fitto potrebbe comunque far pesare il proprio elettorato. Ed avere un margine di manovra e un potere contrattuale ormai diventati una chimera dentro Fi.