Crescono i contratti a tempo indeterminato: + 319mila nuovi contratti rispetto al 2014
12/10/2015 di Redazione
Crescono i contratti a tempo indeterminato: secondo i dati diffusi oggi dall’Osservatorio sul precariato Inps nei primi otto mesi del 2015 ci sono stati 319 mila i contratti a tempo indeterminato in più rispetto allo stesso periodo 2014.
CRESCONO I CONTRATTI A TEMPO INDETERMINATO –
Nello specifico, da gennaio ad agosto di quest’anno sono stati 1.164.866 i nuovi contratti a tempo indeterminato nel settore privato, 90.000 in più rispetto alle cessazioni. A questa differenza, poi, vanno aggiunte le trasformazioni da contratti a termine o di apprendistato a contratti a tempo indeterminato, per un totale di altre 425.455 unità in più. Un risultato che segna un più +305% rispetto ai primi otto mesi del 2014.
VOLANO FRIULI-VENEZIA GIULIA E UMBRIA –
Dal punto di vista geografico, la maggior parte dei nuovi contratti a tempo indeterminato sono stati effettuati in Friuli-Venezia Giulia (+84,5%), in Umbria (+61,6%), nelle Marche (+53,1%), in Piemonte (+52,7%) e in Trentino-Alto-Adige (+50,5%). Restano purtroppo indietro le regioni del Sud: Calabria (+17,3%), Puglia (+16,3%) e Sicilia (+11,0%) – dato che sottolinea come le politiche di agevolazioni fiscali attuate insieme al Jobs Act, proprio per risollevare le regioni dove la disoccupazione è maggiore, stanno dando i frutti sperati.
OPERAI E IMPIEGATI –
A passare a un contratto a tempo indeterminato sono stati sopratutto gli operai (passati dai 2.363.223 del 2014 a 2.585.421 nel 2015) e gli impiegati (da 741.051 nel 2014 a 845.632 nel 2015). Aumentano anche i contratti di lavoro full time rispetto ai part time e diminuiscono i contratti con una retribuzione inferiore ai mille euro mensili. Scrive il Corriere della Sera, che riporta i dati dell’Osservatorio sul precariato dell’Inps:
Rispetto al 2014, il peso dei nuovi rapporti di lavoro con retribuzioni mensili inferiori a 1.000 euro diminuisce di quasi un punto percentuale, passando dal 6,4% al 5,5%; una diminuzione si riscontra anche nella fascia retributiva immediatamente superiore (1.001-1.250 euro), la cui incidenza passa dall’8,8% del 2014 all’8% del 2015. Risulta pressoché stabile (da 22,6 a 22,5%) il peso dei nuovi rapporti di lavoro con retribuzioni comprese nella fascia tra 1.251 e 1.500 euro, mentre aumenta dello 0,8% il numero dei rapporti che si collocano nella fascia retributiva da 1.501 a 1.750 euro; in aumento anche la fascia da 1.751 a 2.000 euro (dal 12,6% al 13,3%); per le fasce superiori gli aumenti oscillano tra +0,3% e +0,2%, mentre si registra una lieve diminuzione soltanto per le fasce da 3.001 euro in su.
I SETTORI –
I lavoratori più coinvolti sono sopratutto i giovani, che segnano un +45,6% nella fascia fino ai 25 anni di età e un +44% nella fascia 25-29 anni. I settori che hanno visto un maggiore incremento sono l’attività estrattiva e quella manifatturiera, la fornitura di servizi come acqua, luce gas ed elettricità e attività fognarie e di trattamento dei rifiuti. Bene anche i servizi di ristorazione e alloggio che hanno visto un incremento dei contratti a tempo indeterminato del +41,8%.
MATTEO RENZI: “L’ITALIA RIPARTE”
Matteo Renzi ha commentato su Twitter i dati sull’aumento dei contratti a tempo indeterminato rivendicando la bontà del Jobs Act che porta “pià diritti e più lavoro”.
Più assunzioni (oltre 90mila), più stabilizzazioni (oltre 300 mila). Il #jobsact porta più diritti e più lavoro #italiariparte
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 12 Ottobre 2015
(Photocredirt copertina: DBA/ FRANCO SILVI – ANSA)