Bella Ciao censurata dalla giunta di Carmagnola, il CoroMoro si rifiuta di cantare

12/09/2017 di Redazione

CoroMoro è un un progetto musicale formato da migranti e italiani che propone canzoni popolari. Uno dei pezzi forti del suo repertorio è Bella Ciao, il brano simbolo della Resistenza. La censura di Bella Ciao ha originato una clamorosa protesta di CoroMoro. La giunta di centrodestra di Carmagnola, cittadina torinese, ha infatti chiesto al gruppo canoro di rinunciare all’esecuzione del brano durante la loro esibizione a Peperò 2017, la sagra del peperone. Un divieto a chi il CoroMoro ha posto un fermo rifiuto, come raccontano su Repubblica.

IL COROMORO RIFIUTA DI ESIBIRSI PER LA CENSURA DI BELLA CIAO

«Sabato il vicesindaco di Carmagnola ci ha chiesto di non suonare e cantare Bella Ciao, ci è sembrata subito una richiesta inaccettabile. Molti componenti del gruppo arrivano da Paesi dove c’erano dittature e sono scappati per questo motivo. E poi si tratta di una canzone che racconta della libertà», così il racconto di Luca Baraldo, uno dei fondatori del progetto CoroMoro. Il gruppo ha protestato per la censura della giunta di Carmagnola, ma dopo che nonostante le rimostranze gli amministratori di centrodestra non hanno cambiato idea, ha preferito annullare l’esibizione. La giunta di Carmagnola ha proposto al CoroMoro di confermare la cifra pattuita per il loro concerto, 600 euro, a patto di non rivelare i motivi dell’annullamento. Anche questa proposta è stata rifiutata dal gruppo formato da migranti e italiani, che hanno deciso di pubblicizzare la censura subita. Il CoroMoro è un progetto nato a fine 2014, composto da richiedenti asilo che vivevano in due centri accoglienza del torinese. Attualmente i suoi membri sono Luca Baraldo, Laura Castelli, Flavio Giacchero., il senagalese Maurice Bathia, Saiku Senghore dal Gambia, l’ivoriano Oumar Sini, Kassim Diarra e Makan Sissoko provenienti dal Mali, e il nigeriano Ken Omorodion.  Come rimarcano nella pagina Facebook, i ragazzi africani sono rifugiati, richiedenti asilo e c’è anche un “clandestino”.

Foto copertina: pagina Facebook di CoroMoro

 

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