Il Corriere della Sera aumenta il prezzo del giornale e i giornalisti si arrabbiano
02/01/2015 di Redazione
Il noto quotidano Il Corriere della Sera salirà di prezzo. Da 1,40 a 1,50 centesimi. E la redazione non ci sta. Un rincaro del 25% rischia di affossare ulteriormente le vendite:
Cari lettori,
il vostro giornale dal 3 gennaio aumenta di prezzo. Da 1,40 passa a 1,50 centesimi. Lo hanno deciso gli azionisti e il management. Cosa ne pensa il comitato di redazione? Il nostro dissenso è netto. Con la crisi, anche dieci centesimi al giorno possono fare la differenza. Ma non è solo questo. Nel luglio 2013 il Corriere costava 1,20 euro. Un rincaro del 25% in un anno e mezzo ci sembra troppo.
La redazione farà del suo meglio per continuare a meritare la vostra fiducia offrendo sempre un’informazione completa, di qualità, affidabile. È uno sforzo di cui ci facciamo carico, consci della responsabilità che comporta essere giornalisti del Corriere . Ma gli azionisti e i dirigenti di Rcs Mediagroup stanno dimostrando lo stesso senso di responsabilità?
CORRIERE DELLA SERA: I CAMBIAMENTI – Ma ci sono altre questioni in ballo. Come l’affare Recoletos (definito dai giornalisti “un’acquisizione sbagliata e per molti versi ancora poco chiara, un incredibile errore di strategia che ha caricato di debiti per un miliardo di euro un gruppo fino ad allora in salute”) e tanti cambi in vista. Sia di governance che di direzione giornalistica:
Per quanto riguarda la scelta di azionisti e dirigenza di annunciare con mesi di anticipo il cambio alla direzione giornalistica dal 1° maggio 2015, si tratta di una decisione che solleva parecchi interrogativi e che rischia di lasciare fino ad allora la testata nell’incertezza. Per il futuro ci aspettiamo che chi guiderà l’azienda sappia dare al giornale una governance all’altezza dei suoi valori. Una cosa, cari lettori, è certa: la redazione, come ha sempre fatto finora, continuerà ad offrirvi un’informazione libera, indipendente, verificata. Quella, infatti, davvero non ha prezzo.
(Copertina Foto LaPresse – Marco Alpozzi)