Cosa è successo a Chernobyl
02/06/2011 di Redazione
Un computo dei bilanci sul disastro nucleare più famigerato d’Europa
Il 26 aprile 1986 accade a Chernobyl. Il reattore numero 4 della centrale Vladimir Ilic Lenin, in funzione nella cittadina ucraina, arriva alla fusione del nocciolo, causando l’esplosione della copertura e la dispersione di materiale radioattivo nell’ambiente.
L’ESPLOSIONE – Errore umano: durante un test di sicurezza viene provocato un aumento della temperatura del reattore che, incontrollabilmente, arriva a generare la scissione dell’acqua di refrigerazione e l’accumulo di idrogeno. La pressione fa scoppiare le strutture, e l’idrogeno, a contatto con l’aria, unitamente all’incendio della grafite, causa l’esplosione che scoperchia il reattore. Nei giorni seguenti si forma una nube radioattiva che attraversa in poco tempo tutta l’Europa Orientale e la Scandinavia, mentre 350mila persone furono evacuate in fretta e furia. L’allarme per le “piogge radioattive” si propaga in tutto l’Occidente, e in Italia le autorità consigliano alla cittadinanza di astenersi dal mangiare ogni alimento che possa essere stato esposto all’aria.
CONTI UFFICIALI E UFFICIOSI – Oggi le autorità ucraine hanno spento il reattore di Chernobyl, ma il suo “cuore atomico” è tuttora attivo: ci vorrà un secolo prima che si fermi. Il rapporto ufficiale dell’Onu ha stilato un bilancio di 65 morti accertati con sicurezza e altri 4mila presunti (il cui decesso non è comunque possibile associare direttamente al disastro) per tumori e leucemie su un arco di 80 anni. Una sindrome acuta da radiazione è stata diagnosticata a tutti i lavoratori della centrale e ai primi soccorritori arrivati sul luogo dell’incidente. Fra gli effetti collaterali, l’aumento esponenziale dei tumori alla tiroide (4mila casi, quasi tutti guariti), un incremento delle malformazioni congenite, e una crescita stimata intorno allo 0,3% dei decessi per cancro e leucemia; ma tra i medici c’è ancora dibattito su quante morti si possano realmente attribuire all’incidente.
L’UNSCEAR – Nel 2000 gli scienziati dell’ Unscear, la commissione scientifica delle Nazioni Unite e l’ Agenzia internazionale per l’ energia atomica (Aiea) hanno diffuso da Vienna i risultati di una loro ricerca sullo scoppio della centrale, nella quale si sosteneva che non c’era “prova scientifica né di un aumento generale dell’ incidenza di cancro né della mortalità, né dell’ insorgere di forme tumorali maligne riconducibili a una esposizione alle radiazioni” . L’unico dato certo, ammettevano gli scienziati, è che solo tra i bambini della zona sono stati registrati 1800 tumori della tiroide. All’epoca il ministro delle emergenze russo Serghiei Shoigu aveva detto che solo fra gli oltre 850.000 fra soldati e civili che intervennero a Cernobyl i morti erano stati 55.000. L’associazione ambientalista Greenpeace stima invece in 200mila i decessi causati dallo scoppio della centrale.
Più di recente, l’agenzia Dire ha citato un computo maggiormente specifico:
Quattromila morti: tanti potranno essere in definitiva quelli causati dall’incidente nucleare di Chernobyl del 1986. E’ questa la nuova conta dei decessi previsti che e’ stata resa nota dall’Organizzazione mondiale della sanita’, e che si basa sugli studi di una squadra internazionale formata da piu’ di 100 scienziati (il “Chernobyl forum”). Per ora, e fino allo scorso giugno, sono state contate in meno di 50 le morti direttamente attribuite alle radiazioni emesse dal disastro, quasi tutti i deceduti erano personale impegnato nell’emergenza e esposto a massicce dosi di radiazioni (e si prevede che sui 200 mila di loro che intervennero tra l’86 e l’87, 2.200 moriranno).
Molti di loro morirono pochi mesi dopo l’incidente, anche se altri sono sopravvissuti anche fino al 2004. Ma i nuovi numeri tengono conto di un piu’ vasto raggio di persone esposte alle radiazioni letali. “E’ stato un incidente molto grave – spiega Burton Bennett, capo del Chernobyl forum – ma a parte i lavoratori esposti alle piu’ grosse dosi di radiazioni nei primi giorni, non abbiamo trovato conseguenze profondamente negative sulla salute del resto della popolazione ne’ difffusa contaminazione a livelli pericolosi eccetto che in alcune aree”.
Nel rapporto “Chernobyl’s legacy: health, environmental and socio-economic impactes” gli esperti internazionali dell’Oms hanno stimato che le radiazioni potranno essere considerate responsabili della morte di quattromila persone tra gli abitanti di Chernobyl trovatisi piu’ esposti, come il personale che ha lavorato all’emergenza tra il 1986 e il 1987 e gli evacuati e i residenti delle aree piu’ colpite. Alla cifra, spiega l’Oms, si arriva tenendo conto dei casi di decessi da cancro e leucemia e delle previsioni statistiche basate sull’effetto letale legato alla quantita’ di radiazioni assorbite.
Il numero di tumori causati dalle radiazioni aumenta solo del 3% quelli di origine “naturale”, spiega l’Oms, “ma nelle coorti piu’ esposte di coloro che sono intervenuti nelle fasi successive all’incidente si sono gia’ registrati incrementi di particolari forme di cancro, come la leucemia, in determinati periodi di tempo”. Le previsioni comunque “si basano su sei decadi di esperienza sugli effetti di certe dosi di radiazioni”, spiega Michael Repacholi, direttore del radiation program dell’Oms. (Dire)
(Riadattato da Luca Iezzi, Energia Nucleare? Sì, grazie?, Castelvecchi)