Cosa sta facendo Hollande ai francesi mentre voi pensate a Valérie e Julie
15/01/2014 di Alessandro Guerani
Di fronte ad una sala piena di giornalisti pronti ad assalirlo di domande sulla sua liaison dangereuse con Julie Gayet, il Presidente francese François Hollande ha glissato sulle sue tecniche amorose concentrandosi invece su quelle economiche che sono apparse ben più scarse.
TUTTI I TAGLI DEL PRESIDENTE – Il problema della Francia è brutalmente simile al nostro: dall’entrata nella moneta unica ha accumulato un rilevante scarto di competitività del proprio sistema produttivo nei confronti del partner più importante dell’area, cioè la Germania. Qui vediamo ad esempio l’andamento del commercio fra la Francia e la Germania che si divarica negli anni come le voluttuose gambe di un’attrice davanti a Mounsier le President.
Questo gap è stato chiuso via via con un deficit statale sempre maggiore che compensasse il deficit della bilancia dei pagamenti e mantenesse in surplus il settore privato. Deficit che come vediamo dal 2009 è stato sempre al di là del limite del 3% fissato nel Trattato di Maastricht.
Da questi dati appare evidente come la Francia non riesca a reggere una situazione come quella dentro l’Eurozona senza fare scoppiare il proprio debito pubblico o mettere pesantemente in deficit il settore privato, cioè detta brutalmente tagliare i redditi dei cittadini.
LA STORIA DI HOLLANDE – Ma ecco che arriva Hollande che, evidentemente galvanizzato dalla sua ritrovata virilità, afferma che il problema è produrre di più e meglio! Che ci vuole del resto? Basta solo un bel “patto” da proporre al sistema industriale basato su quattro punti:
– una riduzione del 30% dei contributi sociali sul lavoro
– dare alle aziende più visibilità e trasparenza (???)
– semplificare e tagliare la burocrazia che impedisce alle aziende di espandersi ed assumere tramite un immancabile “comitato di semplificazione” (sic!)
– e, per finire, uno stretto monitoraggio sulle assunzioni, addestramento e salario dei lavoratori.
Il tutto finanziato sarà da un taglio alla spesa statale di 50 miliardi di euro per il 2017 ma non tagli a casaccio, si badi bene, ma bensì l’altro leit motiv prezzemoloso, ebbene sì, rullo di tamburi: le riforme strutturali! E via con accorpamenti di distretti (le province francesi) e regioni, tagli alle prescrizioni di medicinali ridondanti e altri sprechi del welfare francese. Parole che suonano familiari penso ad ogni italiano ed il cui successo è testimoniato da questi anni, ma soprattutto uno schiaffo in faccia ai tanti nostri esponenti di centro-sinistra che continuavano a delirare fino a pochi giorni fa di ipotetici assi franco-italiani per battere i pugni sul tavolo a Bruxelles e convincere la Sig.ra Merkel ad allentare i cordoni della borsa.
CHE STA FACENDO LE PRESIDENT – In realtà quello che Hollande si appresta a fare è quanto detto sopra: cercare di reprimere le importazioni e recuperare un po’ di export attraverso la competizione di prezzo che, in condizioni di cambio rigido, può avvenire nel breve periodo solo tramite il taglio del costo del lavoro e dei redditi. L’ennesima politica supply-side in ritardo che potrebbe avere qualche effetto se non la facessero pure tutti gli altri competitor europei. A questo punto con tutta l’Eurozona in crisi di domanda aggregata bisogna solo sperare che gli USA continuino la loro politica espansiva che ci consenta di lucrare qualche briciola di crescita da loro come neppure delle nazioni in via di sviluppo. Ma era questo il Sogno Europeo?