La crisi del Movimento 5 Stelle: gruppo spaccato e blog in crisi

Gruppo parlamentare diviso per l’espulsione dei deputati Massimo Artini e Paola Pinna, votata sul blog di Beppe Grillo ma mai discussa in assemblea alla Camera dai colleghi portavoce. Crollo delle visite e dell’attività degli iscritti sul sito del leader genovese. Ipotesi di sostituzione di Grillo con un nuovo capo politico e creazione di un nuovo sito di riferimento. Sono queste le questioni calde che in questi giorni tengono alta la tensione nel Movimento 5 Stelle dopo i risultati deludenti delle Regionali in Calabria ed Emilia Romagna. Il flop elettorale sembra infatti aver allargato le crepe di una formazione politica retta da una diarchia, quella di Grillo e Gianroberto Casaleggio, che ha tradito il sogno della democrazia diretta e dell’«uno vale uno» e che ora si trova a fare i conti con una base, e con rappresentanti eletti, sembre più rivoltosi e insofferenti rispetto ai diktat calati dall’alto.

 

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CRISI M5S, IPOTESI PER IL DOPO GRILLO – Ieri Il Messaggero ha riportato di un piano per rinnovare il Movimento e slegarlo definitivamente dalla figura del suo padre padrone Grillo. In particolare Casaleggio e suo figlio Davide starebbero mettendo a punto la spersonalizzazione della formazione politica attraverso la creazione di un nuovo sito istituzionale che dovrebbe nel tempo sotituire il blog del comico genovese come voce ufficiale. Ma non solo. Al vaglio dello staff della Casaleggio Associati, dopo l’indicazione di un direttorio di 5 parlamentari, ci sarebbe anche l’ipotesi di rimozione dal simbolo dell’indicazione del dominio beppegrillo.it e la scelta di un altro leader politico. In questo senso sarebbe Luigi Di Maio il favorito per essere proposto in fituro come candidato premier.

 

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CRISI M5S, CROLLO DELLA PARTECIPAZIONE ONLINE – Poi ci sono i numeri. Come spiega oggi Gabriele Martini su La Stampa sulla piattaforma internet del Movimento è oramai esiguo il numero di utenti che aninamo le discussioni sui disegni di legge ed altre proposte da portare in Parlamento. Sono poche centinaia i militanti attivi e il confronto si rivela troppo spesso sterile. Su circa 90 testi dibattuti in un anno sarebbero solo 7 quelli giunti alla Camera o al Senato. Metà delle proposte non raggiunge i 200 commenti, a fronte di oltre 100mila i militanti che vengono invitati a partecipare via mail al dibattito. E, ancora, la base non ha mai potuto presentare finora una propria proposta sulla piattaforma online. Insomma, in questi mesi sembra che la discesa nei sondaggi sul consenso ad eventuali Elezioni Politiche (quasi sempre stimato al di sotto del 20%) venga amplificata dalla disaffezione degli attivisti.

CRISI M5S, VISITE AL BLOG A PICCO – In effetti, la promessa rivoluzione della partecipazione diretta dei cittadini alle decisioni della politica, dalle parti del M5S come altrove, non si vede affatto. I dati sul traffico internet disponibili in rete confermano. I servizi online dicono, riposta ancora La Stampa, che i lettori sono più che dimezzati. Dai circa 2,8 milioni del dicembre 2013 gli accessi mensili ai siti M5S sarebbero scesi ai circa 970mila di ottobre. Mentre su Facebook e Twitter sembra essersi fermata la crescita di fan e follower. Un trend chiaro anche nelle votazioni sul blog di Grillo. Se a febbraio avevano scelto in 43mila sulle espulsioni di 4 senatori, solo in 27mila hanno deciso oggi la cacciata dei deputati Artini e Pinna.

CRISI M5S, GRUPPO DIVISO – Infine, lo scontro parlamentare. La scorsa settimana è arrivato il plebiscito della nascita del direttorio che dovrebbe affiancare Grillo. Ora buona parte del gruppo M5S della Camera manifesta malessere per la mancata ratifica da parte dell’assemblea delle ultime due espulsioni votate sul blog. I deputati hanno appreso in Aula dalla presidente Laura Boldrini che il passaggio di Artini e Pinna nel gruppo Misto era già avvenuto (senza che fosse stati interpellato il gruppo) e si sono scagliati contro il capogruppo Andrea Cecconi. «È un atto gravissimo, dovresti dimetterti da parlamentare», gli avrebbe detto qualche collega, come riporta Annalisa Cuzzocrea su Repubblica, mentre lui giurava di non aver subito pressioni, e mentre il presidente della Camera Luigi Di Maio, uno dei più vicini a Grillo e Casaleggio, provava a rassenerare il clima. «Se il gruppo avesse votato contro la decisione del blog, Beppe – avrebbe detto Di Maio – ipoteticamente avrebbe potuto togliere l’uso del simbolo a tutti noi». Una spiegazione che non sembra aver convinto tutti. «Avvertici almeno», sarebbe stata la risposta di alcuni dissidenti al presidente della Camera. Uno dei malpancisti, uscendo dalla riunione urgente, avrebbe sentenziato: «Ora con il precedente di Paola e Massimo l’assemblea non conta nulla. Beppe può cacciarci quando vuole». Il tutto mentre sul tavolo di Casaleggio ci sarebbero 16 nomi. Quelli di coloro che hanno osato chiedere «Chi è lo staff?» evitando di redicontare le proprie spese online.

(Foto di Guglielmo Mangiapane da archivio LaPresse)

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