Dagospia: Roberto D’Agostino è il nuovo nemico della casta?

Dagospia fa parte della storia del web italiano, e non solo per la longevità di un sito che ha festeggiato nel maggio scorso i dodici anni di vita. Ma anche e soprattutto perché è riuscito a passarli con l’ubiquità democristiana di chi è talmente contro tutti da poter essere capace, alla fin fine, di essere a favore di ciascuno. Del giornalista che ha bisogno di promuovere le sue serate culturali, e allora paga il fotografo e si scrive le cronache immaginando chissà quali scandali, al capo ufficio stampa della grande azienda pubblica con qualche problemino con il regolatore. Dall’ex presidente della Repubblica in cerca di visibilità al direttore di grande settimanale che ha bisogno della spintarella per lanciare il prodotto. Fino al comitato di redazione che ha voglia di litigare con il direttore. E oggi che è dura per tutti e un potere ben definito non c’è, meglio ripararsi la testa sotto il grillismo, in attesa di annusare dove soffia il vento.

PERCHE’ E’ COSI’ – Ecco perché non c’è nulla di strano nel chiamare in causa “i giornaloni” come un Montanelli in sedicesimo, quando la gran parte dei contenuti del sito è proprio riciclo di articoli dei giornalisti al soldo – come direbbe Grillo – di quei giornaloni. “Grillo ha un Penati come il Pd? Boccia ha qualcosa da dire su Penati? Il conflitto d’interessi esce da tutti i partiti. Fare il quinto grado a Beppe Grillo in un paese al macero… viviamo in un paese di merda dove non abbiamo diritto al voto!”. Chiaro, no? Limpido, anzi. E se gli ricordi gli “autorevoli suggeritori” come Bisignani, fa spallucce, come è capitato in trasmissione. “L’ho fatto il nome: Penati. Che cazzo vuol dire, Penati?”, risponde, come se a uno tu chiedessi che ora è e lui ti risponde: giovedì. “Chiamo Bisignani per avere informazioni perché faccio il giornalista, D’Alema lo chiamava per altri motivi. Cossiga? Ti devi solo inginocchiare davanti a Cossiga”. E il “grazie al cazzo” finale non può che strappare l’applauso.

APPLAUSI E PERNACCHIE – Non rideva invece proprio per niente qualche tempo fa, quando annunciò di voler querelare Repubblica:

E di cosa si parlava,  a proposito di Dagospia, nell’articolo di Carlo? Leggiamo:

Nel circuito asfittico e autoreferenziale dei palazzi della politica, dell’informazione, dei colossi a partecipazione pubblica (Eni, Ferrovie), degli apparati, la micidiale arma di cui Bisignani dispone, perché capace di ammansire le sue vittime e orientare la “grande stampa”, è Dagospia. Racconta ai pm Bisignani: «Sono molto amico di Roberto D’Agostino (il fondatore del sito ndr.), che ha sposato Anna Federici, figlia di un amico di Andreotti. Credo di avere un certo ascendente su D’Agostino con cui avevamo in comune l’amicizia con il presidente Cossiga. E sicuramente sono stato io a suggerire all’Eni di fare pubblicità su Dagospia (100 mila euro l’anno)». “Dago” è il suo giocattolo (capita che le ambientali lo intercettino mentre istruisce il ministro Prestigiacomo a connettersi on line) e, non a caso, è scelto per veicolare il “meglio” che la sua rete raccatta. Il fango sul vicepresidente del Csm Vietti, un paio di affondi sulla Elisa Grande (la dirigente che, abbiamo visto, non si mette sull’attenti con la Santanché), il tormentone sulla relazione tra Italo Bocchino e il ministro Carfagna («Vi dico — racconta ai pm un divertito Bisignani — che la fonte principale del gossip è la moglie di Bocchino») , perché il deputato di Fli sia costretto a chiedergli una tregua. In una telefonata («Senti, l’amico Roberto si sta proprio a comporta’ da merda». «Ma cosa da pazzi, vabbé, cerco di…», risponde peloso il faccendiere).

Ma erano sicuramente esagerazioni di quei cattivoni di Repubblica. Ti pare che uno che dice “grazie al cazzo” poi si fa comandare da Bisignani? O meglio ancora: ti pare qualcuno che abbocca alle false intercettazioni pubblicate per scherzo on line da un ragazzo annunciandone la pubblicazione sul suo sito, e poi, quando gli interessati minacciano querele, smentisce tutto dando la colpa al ragazzo (e mandandolo sotto processo), non è contro la Casta?

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