“Dare l’eroina ai tossicodipendenti può far bene”
02/03/2012 di Andrea Mollica
Lo studio sulla distribuzione controllata di eroina farmaceutica ha avuto successo, anche se la politica non vuole ammetterlo
Dieci anni fa a Bonn fu lanciato un progetto sperimentale di distribuzione controllata di eroina ai tossicodipendenti. Il programma era supervisionato da un medico, Cristoph Dilg, che racconta a Der Spiegel il relativo successo dell’ambulanza dell’eroina sintetica. All’inizio tutti si aspettavano un afflusso imponente di tossici, ma nessuno invece si presentò davanti ai luoghi dove i dipedenti dall’eroina potevano ottenere la diamorfina. Dieci anni dopo, il dottor Dilg descrive un progetto che ha dimostrato come l’eroina farmaceutica possa essere più efficace del metadone per ridurre il danno, e salvare vite umane.
AMBULANZA DELL’EROINA – Dieci anni fa la città di Bonn ritornò per un breve periodo la capitale della Germania. La città renana, che ha dato i natali a Beethoven, aveva perso il ruolo di sede del governo dello Stato tedesco a favore di Berlino, ma diventò il primo centro dove fu sperimentato un progetto di grande rilievo sociale. Per la prima volta nella storia della Germania i tossicodipendenti avrebbe avuto accesso ad un programma all’interno del quale avrebbero potuto ricevere eroina sotto stretto controllo medico. “Trattamento dei dipendenti da oppiacei con la fornitura dell’eroina”, la traduzione italiana di Heroingestützte Behandlung Opiatabhängiger”, un progetto lanciato a livello federale che partì per l’appunto a Bonn il 27 febbraio del 2002. Un progetto così importante che era finito nel programma di governo dei rosso-verdi del 1998, quando per la prima volta nella storia della Repubblica federale le forze progressiste erano salite al governo della Germania senza l’appoggio di partiti borghesi. A Bonn arrivò la prima ambulanza dell’eroina, che doveva dimostrare la maggiore o minore efficacia della diamorfina rispetto al metadone. La diamorfina è la cosiddetta eroina farmaceutica, che dà minore dipendenza ai tossicodipendenti perché ha un vita nel corpo più breve rispetto all’eroina che viene spacciata, tanto che è necessario assumerla di solito più volte al giorno. Il progetto aveva creato una grossa discussione all’interno delle istituzioni locali, perché non era chiaro chi dovesse finanziarlo, tanto che spesso negli anni successivi furono numerosi gli emendamenti presentati nel consiglio comunale di Bonn per cancellare l’ambulanza dell’eroina.
INIZIO DIFFICILE – Dieci anni fa la Germania discuteva con grande intensità del progetto che prevedeva la distribuzione gratuita di eroina farmaceutica. Dopo che era stata approvata la legge l’anno precedente, nel 2002 sette grandi città tedesche, Amburgo Hannover, Colonia, Francoforte, Karlsruhe, Monaco di Baviera e perl’appunto Bonn lanciarono il progetto che prevedeva un presidio mobile di distribuzione controllata dell’eroina. Il progetto era cofinanziato dal ministero della Salute federale, dai ministeri dei Bundesländer di Amburgo – medesima istituzione della città – Assia, Nordreno-Vestfalia e Bassa Sassonia, con la significava eccezione di Baden-Württembeg e Baviera, che nonostante la presenza di città all’interno dei loro territori si erano rifiutati di finanziare il progetto. I democristiani della Cdu, che controllavano i governi regionali di questi due Bundesländer, si opponevano alla distribuzione dell’eroina farmaceutica. Oltre all’opposizione politica dei conservatori, il dottor Dilg ricorda che all’inizio il progetto partì molto male. Nonostante l’enorme eco mediatica, e le relative polemiche, nessun tossicodipendente si avvicinò nei primi giorni all’ambulanza dell’eroina.
Non c’era praticamente nessun drogato. Nelle prime settimane, e anche nei primi mesi, sedevamo nei nostri uffici del dipartimento sanitario del comune di Bonn e aspettavamo che qualcuno si affacciasse alla nostra bancarella. Nessuno però arriva. Allora abbiamo iniziato a promuovere il progetto distribuendo volantini nella scena dei locali e delle zone frequentate dai tossici. Avevamo però sottovalutato, che per chi ha una grave dipendenza, è molto dispendioso sottoporsi ad una visita che dura molte ore, discutere per molte ore, mentre nella loro vita sono occupati ogni ora per cercare di comprarsi la loro dose. Lo studio doveva partire con 100 partecipanti, ma siccome nessuno veniva, allora ci siamo diretti nell’area che si chiama Buco di Bonn, intorno alla stazione dei treni, dove è massima la concentrazione di tossicodipendenti e spacciatori. Facevamo un vero e proprio lavoro di strada, per raggiungere i pazienti adatti al progetto. Quelli per esempio che non riuscivano a contattarci perché erano dipendenti da molti anni, se non qualche decennio, dall’eroina. I più miserabili.
CASI DISPERATI – Il progetto de Heroingestützte Behandlung Opiatabhängiger ha coinvolto mille e centoventi pazienti che dovevano rispettare precise condizioni di tossicodipendenza per poter essere coinvolti nel programma di distribuzione dell’eroina farmaceutica. Solo i casi più gravi potevano partecipare. Persone che già avevano tentato molte volte di disintossicarsi, radicate nella scena della droga da molto tempo e che dovevano combattere contro patologie legate alla dipendenza da eroina, come Hiv o Epatite. I pazienti sottoposti al programma doveva avere un’età minima di 23 anni, essere tossici da almeno cinque, soffrire di gravi disfunzioni psicologiche e fisiche, e inoltre essersi sottoposti a falliti tentativi di disontissicazione. Chi poteva provare tutti questi presupposti, doveva inoltre essere fortunato. 50% dei pazienti avrebbe ricevuto la diamorfina, l’eroina farmaceutica, mentre l’altra metà sarebbe stata sottoposta al più tradizionale metadone, per comparare l’efficacia dei diversi trattamenti. Il progetto era infatti sia una forma di assistenza, ma anche di studio, che doveva rispondere alla domanda se l’eroina era un’efficace opzione per trattare i tossici ed indirizzarli verso una via del recupero. Se avesse avuto successo, si sarebbe potuta aprire la strada per l’approvazione della diamorfina come medicina.
MASSIMA SICUREZZA- All’inizio del progetto l’eroina che doveva essere distribuita ai tossici doveva essere collocata in un’ambulanza, un vero e propri centro mobile di assistenza per i partecipanti al progetto. L’ambulanza, come rimarca il dottor Dilg, non era stata ancora costruita quando il programma partì, perché doveva rispondere a criteri di sicurezza molto elevati. “La diamorfina è una sostanza molto delicata, sin dall’inizio c’era la paura che potesse essere sottratta. Abbiamo dovuto costruire porte e finestre resistenti allo scasso, e installare un sistema di video sorveglianza. Non è mai successo nulla di grave, ma l’eroina farmaceutica veniva trattata con enorme sensibilità. Ancora oggi ogni paziente deve attraversare una chiusa di sicurezza. “ Ogni partecipante al progetto doveva attenersi a regole ben precise. I tossicodipendenti potevano ricevere eroina farmaceutica tre volte al giorno, in orari prefissati, ma solo nel caso in cui avessero superato un test dell’alcol. La diamorfina poteva essere presa solo nella stanza dell’iniezione, sotto il controllo dei medici. “Ogni buco durava dai cinque ai dieci minuti, perché molti pazienti avevano fatica a trovare le vene, dopo così tanti anni di dipendenza. Dopo che si erano drogati, lasciavano un’ora dopo la struttura medica senza dare l’occhio ai passanti, e tornavano alla loro routine”.
SMETTERE E’ QUASI IMPOSSIBILE – Alla domanda di Der Spiegel che chiedeva se davvero chi partecipava al progetto era intenzionato a smettere, il dottore responsabile del programma dà una risposta articolate e di grande sensibilità, che dovrebbe essere imparata a memoria dai Giovanardi o dai Muccioli del nostro paese.
La maggior parte di loro voleva sicuramente smettere di essere un tossico. Molti di loro sono anche preparati ad affrontare senza speranze il trentesimo tentativo di disintossicazione, dal quale bisogna talvolta dissuaderli, perché potrebbe provocare, in caso di probabile fallimento, grande frustrazione, e aumentare così il rischio di morte in caso di ritorno all’eroina. C’erano all’interno del programma o nei tossici che ho visto molti casi che facevano davvero paura. Alcuni erano così dipendenti dalla droga che non riuscivano neanche a superare la fase delle visite preliminari. Altri invece erano così dipendenti dall’alcol, che non avevano alcuna chance di superare il test dell’alcol. La soglia massima consentita era di 0,1 millilitri. Ci sono stati anche casi positivi, come un quarantenne che nella scena dei drogati di Bonn aveva un pessima fame. Era asociale e per nulla cooperativo, e all’inizio pensavamo fosse impossibile curarlo. Finiva spesso in terapia intensiva, perché prendeva ogni tipo di droga. Con noi però si è stabilizzato in fretta, e dopo un paio d’anni andava a lavorare fischiettando in bici. Se però mi chiede perché dare l’eroina ai tossicodipendenti per trattare la loro dipendenza, bisogna dire la verità sulla loro volontà di essere puliti. Si parla di tossici così gravi, che non possono fisicamente astenersi dall’eroina. La maggior parte dei pazienti si tolgono attraverso l’eroina artificiale la spinta verso la dipendenza grave, per normalizzarla. Sono ancora tossici, ma sono stabili, e possono organizzare la loro vita. Cercarsi casa, curarsi le patologie che hanno sviluppato in anni di tossicomania. Questo è l’inizio. Come medici delle dipendenze bisogna convivere con l’idea che non tutti si possono salvare. E se è vero che la guarigione, ovvero l’astinenza, è lo scopo del nostro programma, nei prima anni si tratta prima di tutto di ridurre il danno. Bisogna accontentarsi di piccoli obiettivi. E’ già un successo se i tossici prendono droghe, ma non si bucano più da soli. Ed è un successo, se prendono quella droga come una medicina da noi, invece che farlo per la strada.
SUCCESSO CHE NON PIACE – Quando lo studio principale si è concluso regolarmente nel 2005, il risultato era chiaro. Attraverso il trattamento con l’eroina farmaceutica lo stato di salute, quello psicologico e anche quello sociale si era sviluppato in modo chiaramente migliore rispetto al gruppo che era stato sottoposto all’utilizzo del metadone. Il progetto pilota ha dimostrato che con l’eroina farmaceutica i tossicodipendenti hanno meno contatti con spacciatori e altri dipendenti dalle droghe pesanti. Grazie a questo commettono meno reati. Un terzo dei pazienti del trattamento, che era ricorso ai servizi sociali, non era più dipendenti dagli assegni pubblici dopo la fine dello studio. Come rimarcato Cristoph Dilg, per i tossicodipendenti gravi la diamorfina è superiore al metadone, e anche in modo significativo. Nel 2005 l’ufficio federale per l’approvazione delle medicine aveva dato il permesso per l’introduzione della diamorfina come medicamento, ma sono dovuti passare quattro anni affinché il Parlamento tedesco cambiasse la legislazione. Quattro anni, nei quali i pazienti sono stati curati in qualche modo con l’eroina artificiale. Come rimarca il dottor Dilg, gli studi hanno evidenziato che una prematura fine del programma ha avuto conseguenze fatali, lasciando i tossicodipendenti in condizioni peggiori rispetto all’inizio. L’ambulanza dell’eroina si è salvata, nonostante le regole nel frattempo cambiate e con un quadro legislativo che non ha permesso di distribuire l’eroina farmaceutica fino a tre anni fa. Oggi ci sono cinquanta pazienti, che ricevono ogni giorno la diamorfina. In sei altre città permangono questi presidi mobili di assistenza ai tossici, ma nonostante un appello al governo, di nuove ambulanze dell’eroina non se ne parla. Neanche a Berlino, vicino alla famosa stazione di Christiane F., si può trovare l’ambulanza che dà sollievo a chi vive schiavo dell’eroina.