Da De Niro a De Niro: tra arte e cinema, il lascito dei padri ai figli
20/11/2014 di Dario Bevilacqua
In pochi sanno che il padre dell’attore Robert De Niro era un pittore bravo e originale, anche se non fortunato. Il leggendario attore newyorkese è stato a Roma per promuovere un breve documentario (“Remembering the Artist Robert De Niro, Sr.”), diretto da Perri Peltz e Geeta Gandbhir e dedicato al padre. Il documentario, proiettato all’Auditorium del MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo, è un film dolce e garbato, che ricostruisce la vita di un uomo difficile e fragile, con un grande talento, troppo nascosto. Per far questo realizza numerose interviste, anche a suo figlio – che ci appare in una veste nuova, di figlio orgoglioso, ma anche triste e un po’ rammaricato, perché avrebbe voluto fare di più per suo padre.
Robert De Niro Senior (sì, nella scelta del nome di suo figlio non ha avuto grande originalità) nasce a Syracuse nel 1922 e comincia a dipingere sin da piccolo. Incompreso da una famiglia italo-americana troppo vecchio stile per capirlo e in una realtà circostante provinciale e poco stimolante, vive un’infanzia non facile, che cambierà all’improvviso al suo arrivo a New York. Come spesso si vede nei film, e ancor di più nella vita, a volte è l’ambiente a che circonda una persona a sopprimerne o a farne sbocciare il talento. Capita lo stesso a De Niro Sr., che riuscirà a entrare nella New York School, nello stesso periodo di De Kooning, Rothko e Pollock. Eppure, lo stesso movimento artistico in cui De Niro era divenuto parte, è stata anche una condanna: all’inizio riesce a trovare la sua dimensione, dando libero sfogo alla sua creatività e scoprendo un mondo che prima neanche immaginava; poi la vicinanza di altri grandi pittori e la loro capacità di sapersi mettere in gioco hanno complicato la sua carriera. De Niro Sr. era troppo scontroso, timido e intrappolato in un carattere difficile e orgoglioso per andare alla ricerca di gallerie e sponsor. E questa, probabilmente, è stata la sua rovina.
L’elemento umano, intimo e caratteriale di Robert De Niro Sr. è al centro della vicenda narrata nel film: non solo le sue qualità di pittore – invero notevoli – ma anche la sua persona, le sue debolezze, le sue crisi. L’omosessualità nascosta alla famiglia, che scopriamo grazie ai suoi diari, il difficile rapporto con la moglie, che lo sosterrà sempre, nonostante la separazione e la rinuncia alla propria carriere di pittrice, il confronto con gli altri artisti.
Al termine della presentazione De Niro concede una breve intervista, in cui ricorda il padre e spiega il progetto del documentario. Parla poco l’attore hollywoodiano, e sembra un po’ contrariato. Di certo è sereno. E anche un po’ orgoglioso, perché questo film ha un valore speciale. Tra alcune domande su di lui e sui suoi prossimi progetti, gli viene chiesto se in qualche modo la sua straordinaria abnegazione e la sua indomita ambizione, nella sua professione di attore, non fossero provocate dal rammarico indiretto, per le non-scelte del padre: De Niro, rimane spiazzato, non dà una vera risposta, ma dalla mimica facciale e da come ammette che l’interpretazione possa essere corretta, si percepisce l’importanza, nel bene e nel male, del lascito dei nostri padri.
(Photocredit copertina: (AP Photo/Richard Drew)