Debunking Emanuela Orlandi – 1

14/07/2008 di Dario Ferri

POLITICA, POLITIK, POLITICS – Intanto in Vaticano si sta svolgendo una battaglia politica, tra chi è per la tolleranza zero nei confronti del blocco comunista, e chi (come Casaroli) parla di Ostpolitik, dialogo con l’Est. Il Sabato e Comunione e Liberazione sposano la teoria dell’attacco a Papa Wojtyla, legittimando la pista Agça. Sei volte il Papa parla, arrivano ultimatum che poi vengono spostati quando è sicuro che non andranno rispettati. Il settimanale Panorama pubblica un articolo nel quale parla delle altre scomparse, e la prima di queste è Mirella Gregori, mentre gli inquirenti si domandano come mai a firmare il sequestro non ci sia una sigla. Puntuale, il 4 agosto arriva il primo comunicato del Fronte Liberazione Turco Anti Cristiano Turkesh, che rivendica tutto e nomina anche la Gregori. Turchi, forse. Lettori di settimanali, sicuramente. Le informazioni su Emanuela sono generiche (genericamente giuste), riguardano alcuni dei suoi migliori amici. Arriva un altro comunicato, che “indovina” la cena del lunedì precedente – chiesta da Meneguzzi al Tg1 – ma sbaglia il cantante preferito (Gino Paoli). Altri ne seguiranno, con particolari raccapriccianti e alcuni attribuiti persino ad Emanuela: di uno, audio, i magistrati hanno appurato che non della voce di Emanuela si trattava, bensì del riversamento di parte del sonoro di un film porno. Ridicoli, sempre più ridicoli. Sembra che a lavorare dietro il caso Orlandi non ci sia qualcuno, ma una folla. Solo che un gruppetto spinge per addossare la responsabilità ai turchi. Dietro questi (o meglio: alcuni di questi), si appurerà, c’è la Stasi.

E L’ALTRO? – L’altro gruppo manda messaggi più raffinati, politicamente parlando. E quando il Turkesh annuncia l’esecuzione di Emanuela Orlandi, l’Americano si rifà vivo fornendo invece “prove” del fatto che è in vita (“un foglio di musica con appunti e un elenco di numeri di telefono di amiche”, tra cui quello della ragazza che non aveva il numero sull’elenco). E poi dice che l’operazione è conclusa. Gli risponde il Turkesh, si fa viva una fantomatica Phoenix che se la prende con Pierluigi e Mario, minacciandoli. I giornali pubblicano senza chiedersi perché. L’Americano chiama l’avvocato Egidio, e gli dice che “per Mirella non c’è nulla da fare”, mentre è possibilista per Emanuela. Di nuovo la Phoenix, di nuovo il Turkesh che tira in ballo un giocatore della Lazio (non Giordano, ex marito di Sabrina Orlandi, ma un altro), altri anonimi, poi la Phoenix che continuava a dire di aver preso i responsabili. Intanto sono passati 6 mesi. Grafomani e mitomani, spie e controspie hanno detto e fatto di tutto. Nessuno ha dato però uno straccio di prova dell’esistenza in vita di Emanuela Orlandi. Ma ormai sia nelle indagini che tra i giornali la linea del sequestro politico ha prevalso. Emanuela in un gioco più grande del suo. Emanuela insieme alla Gregori. Emanuela semplice pedina di uno scacchiere internazionale. Emanuela che anche Agça dice esser stata rapita per colpa sua, ad Enzo Biagi, in tv, nel 1985. Emanuela che alla fine viene persino dipinta come sposata a uno dei suoi rapitori, e madre di due figli, oppure suora di clausura in Venezuela. Tutte chiacchiere. Emanuela Orlandi nessuno sa con certezza se è ancora in vita, dal 22 giugno 1983.

(1 – seguirà con: “A’ Renatì, ma che davero davero…?”)

(alcune informazioni di questo articolo – e alcune di quelle che seguiranno – sono tratte da Pino Nicotri, Mistero Vaticano, Kaos Edizioni, 2002, e talune fonti aperte; altre da atti processuali e ricerche d’archivio; altre ancora da colloqui privati; la canzone citata nel distico iniziale è Supper’s ready dei Genesis)
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