Dimmi quando sei nato e ti dirò se ti ammalerai (e di cosa)
10/06/2015 di Redazione
Gioiranno gli appassionati di astrologia, anche se la ricerca pubblicata sul Journal of the American Medical Informatics Association non offre appigli esoterici. Offre però la conferma di un legame statistico tra la data di nascita e il futuro insorgere di alcune patologie.
L’OROSCOPO DELLA SALUTE –
I Data scientist della Columbia University Medical Center hanno scoperto, ma sarebbe meglio dire confermato, una correlazione tra il mese di nascita e il rischio di sviluppare diverse malattie, dalle patologie cardiache alle infezioni, fino a sindromi come l’ADHD. Il dottor Nicholas Tatonetti, che ha guidato lo studio e che è assistente professore d’informatica biomedica, ha spiegato di aver analizzato un campione di un milione e settecentomila persone preso dal database di New York e l’incidenza tra loro di 1.600 patologie. Si è scoperto che 55 di questi «dipendono significativamente» dal mese di nascita.
L’IMPORTANZA DEI FATTORI AMBIENTALI –
L’astrologia e il destino non c’entrano, rilevano invece i fattori ambientali ai quali sono esposti i neonati, sono gli effetti di una stagionalità nell’interazione tra geni e ambiente che in fondo è nota fin dall’antichità, quando i nati d’inverno morivano molto di più di quelli nati in primavera. Quelli che se la passano peggio così sono quelli nati in ottobre con tutto l’inverno davanti, i meno esposti alle malattie invece quelli nati in maggio, che hanno diversi medi di caldo a disposizione per irrobustirsi. L’asma colpisce soprattutto i nati a luglio e a ottobre, i nati in novembre sono quelli che hanno maggiori probabilità di sviluppare l’ADHD, mentre i nati in marzo sono i più esposto alle malattie e alle aritmie cardiache e in generale quelli nati in inverno sono i più esposti ai problemi neurologici.
UNA TRACCIA UTILE PER LA RICERCA –
La buona notizia è che queste differenze non statisticamente tanto rilevanti da giustificare una prevenzione mirata, i veri fattori di rischio restano altri e lo studio ha più interesse per la comunità scientifica che per i pazienti, come spiega Tatonetti: «L’aspetto più eccitante della nostra ricerca è che potrebbe aprire nuove opportunità di ricerca sui fattori ambientali che possono essere collegati a un aumento del rischio per certe patologie. Una volta compresi quei meccanismi potremo essere in grado di fornire raccomandazioni più mirate su stili di vita e alimentazione».