Trump attacca la Germania sull’euro, Merkel lo contraddice
01/02/2017 di Redazione
Un esponente di spicco dell’amministrazione americana ha attaccato in modo aperto la Germania, accusando Berlino di manipolare l’euro per battere nell’export tanto gli Stati Uniti quanto gli altri partner UE. L’accusa, identica a quella contro la Cina fatta ripetutamente da Donald Trump, è stata rivolta in una intervista di Peter Navarro al Financial Times. Al quotidiano economico il direttore del Consiglio nazionale per il Commercio ha spiegato come la Germania ottenga un vantaggio rilevante sfruttando una valuta esageratamente sottovalutata come l’euro. Un’accusa che ha suscitato una ferma reazione da parte di Angela Merkel. La cancelliera ha infatti contraddetto le dichiarazioni di Navarro, che aveva descritto l’euro come un marco tedesco implicito, camuffato rispetto al reale valore che avrebbe il DM se fosse legato solo all’economia della Germania.
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Merkel, in visita a Stoccolma, ha rimarcato come la Germania ritenga fondamentale l’indipendenza della Bce, e come il suo governo abbia sempre rispettato l’autonomia con cui la Banca centrale europea decide la sua politica monetaria. Le misure prese dalla Bce in passato come in futuro non saranno mai influenzate dalla volontà del governo tedesco, ha evidenziato Angela Merkel. Secondo Navarro gli acquisti di asset pubblici e privati effettuati attraverso il QE hanno deprezzato l’euro, favorendo così la Germania. L’economia tedesca ha superato nel 2016 anche la Cina per esportazioni, confermando il suo tradizionale primato nell’economia mondiale. L’amministrazione Trump sembra sempre più decisa nell’attaccare i principali Paesi verso i quali l’economia americana sconta un disavanzo commerciale. L’intervista di Navarro è stata seguita da un colloquio di Brigitte Zypries con Bild. Il nuovo ministro dell’Economia della Germania ha definito allarmanti i segnali che provengono dalle prime mosse di Trump, visto che l’isolazionismo agognato dal nuovo presidente danneggerebbe tutti, in primis proprio gli Stati Uniti. Anche il primo ministro giapponese Shinzo Abe ha smentito le accuse di manipolazioni valutarie, rimarcando come chiarirà questo aspetto nel suo primo incontro con Donald Trump, previsto per il 10 febbraio.