I nemici della cannabis sull’orlo di una crisi di nervi
22/04/2014 di Mazzetta
Dalla remota provincia papalina abbiamo bisogno di guardare verso gli Stati Uniti per capire come evolverà il destino dell’italico proibizionismo antidroga, storicamente succube delle decisioni di Washington e comunque sempre in ritardo nel recepire le svolte culturali che maturano altrove.
NOI, SEMPRE MOLTO INDIETRO – Il punto della discussione sulla legalizzazione nel nostro paese è ben rappresentato dalla posizione di Matteo Renzi, per il quale: «schizofrenico un Paese in cui si passa dal proibizionismo più totale alla liberalizzazione delle droghe leggere». Quello che c’è da fare secondo lui è: «Iniziamo a rimettere la distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti e mettiamo in prova chi è stato arrestato per detenzione di droghe leggere». Fortunatamente una sentenza della Consulta lo ha tolto dall’imbarazzo, liberando anche chi è stato arrestato per detenzione di droghe leggere dall’angheria proposta dal nostro presdelcons. Il resto se possibile è anche peggio, di tutte le proposte di legge presentate finora in alternativa all’ormai cassata Fini-Giovanardi non ce n’è una che vada oltre una macchinosa depenalizzazione in casi rari e ristretti, al massimo si propone l’autoconsumo individuale come unica via legale per procurarsi la cannabis, che a questo punto non si capisce più se è una sostanza pericolosa da vietare o che, posto che produrla, consumarla e scambiarla diventa una gara a ostacoli disseminata comunque di sanzioni molto moleste e del tutto incongruenti una volta accettata la realtà per a quale si tratta di una sostanza molto meno pericolosa e nociva dell’alcol, che per di più non dà quella tenace dipendenza fisica tipica degli alcolici, il consumo dei quali ha un costo sociale e sanitario enorme senza che nessuno, ma proprio nessuno, proponga di vietarli. A testimoniare il degrado culturale nel quale rimane sprofondato il nostro paese, si è prestato ieri anche Dj Aniceto, autorevole membro della Consulta per le politiche antidroga di Palazzo Chigi, e «Dj antisballlo», un cattolico che esibisce di continuo la sua devozione e che su Twitter ha dato pubblicamente delle «troie» a una star internazionale come Rihanna e a una sua amica perché (choc!!1!) hanno festeggiato la giornata della marijuana fumando marijuana.
FACCIAMOLA SEMPLICE – Proprio da questo assunto parte il discorso negli Stati Uniti, dove ormai si comincia e finisce con questa constatazione; la cannabis è molto meno pericolosa dell’alcol. Al contrario, l’uso della cannabis come farmaco dimostra che ha molte virtù e poche controindicazioni, e quindi non ha senso che sia sottoposta a limitazioni maggiori di quelle previste per gli alcolici. Qui però ai conservatori americani viene male, come verrebbe male a un Giovanardi dei nostri, sempre pronto a cantare le lodi del Lambrusco, quanto poco a suo agio nell’accettare l’ipotesi del fiorire di una industria della marijuana che si spinga a pubblicizzare il prodotto come accade per gli alcolici. Inutile dilungarsi in eterno a smontare le balle dei proibizionisti, che la cannabis sia molto meno pericolosa dell’alcol è un fatto, una verità scientifica incontestabile, si parte da qui.