Dov’è finita la grandeur francese?

Siamo sinceri, ce la stiamo godendo.

Dominique Strauss-Kahn Returns To Court

Dopo due decenni di insulti, prese in giro, sguardi condiscendenti e alzate di spalla, dopo un ventennio di “Berlusconi”, “corruzione”, con la erre moscia ovvio, dopo essere stati inondati da un gauchismo vintage che ci definiva “fascisti”, ora ci vien parecchio da ridere.

Parliamo dei francesi, ovvio. Che hanno lo straordinario talento di smentirsi sempre, di ridicolizzarsi con le proprie stesse armi. E questo fin dalla seconda guerra mondiale in cui, dopo anni di retorica antifascista e antimussoliniana, seppero riempire un velodromo di ebrei – con grande collaborazione dei civili della civilissima Parigi- e di ospitare una delle vergogne più grandi d’Europa, Vichy.

Non gli è servito, però. Più recentemente era dai nostri vicini di casa che arrivavano critiche, anche giuste e ben argomentate, alla tragedia del nostro paese ridicolo. L’Italia di Berlusconi era uno degli argomenti sempreverdi attorno ai tavoli radical chic, tra Montmartre e Belleville, magari con qualche cervello in fuga della penisola a far da testimone e martire. Non si poteva dar loro torto: i guai giudiziari di Sua Emittenza (a cui loro tra i primi hanno dato spazio e credito in tv, non dimentichiamolo), i suoi toni e modi imbarazzanti e grezzi, i suoi compagni di viaggio, razzisti e fascisti, facevano venire i brividi anche a noi.
Ridevano di noi, con un senso di superiorità insopportabile, ma quando un Borghezio disinfettava i vagoni dei treni in cui viaggiavano gli extracomunitari, quando il nostro premier faceva le corna, quando si scoprivano processi per corruzioni a giudici, evasioni fiscali, sfruttamenti della prostituzione, noi cosa potevamo fare? Abbassare la testa, ammettendo che sì, peggio di noi, non c’era nessuno.

Poi, Le Pen arriva al ballottaggio con Chirac. Le Pen padre: il negazionista, quello che parla di forni e simili non perché sia amante della panetteria. Il fascista senza se e senza ma. Supera il candidato di sinistra e si mette contro Jacques. Ma la nostra sudditanza psicologica verso la superiorità transalpina – noi abbiamo un intercalare che ormai è divenuto un riflesso condizionato che recita più o meno così “ah, il sistema francese…” – ci dimenticare questa vergogna e preferiamo apprezzare il plebiscito nei confronti dell’ex sindaco di Parigi, moderato di destra e anche lui con qualche guaio con la giustizia. E la morale pubblica.

Ci siamo vergognati noi, invece, pur esultando, persino quando Marco Materazzi si è fatto incornare da Zinedine Zidane. Solo noi potevamo provocare un avversario in maniera così volgare, tanto da farlo uscire fuori di testa. I soliti antisportivi disposti a tutto pur di vincere una Coppa del Mondo. Poi, tre anni dopo, Henry per ottenere la qualificazione all’Europeo per i suoi Galletti, si produce in un’azione in cui mischia pallavolo e calcio. E esulta. E non lo ammette. Chiedete a mister Trapattoni.

E ancora Marine Le Pen. Alle europee Renzi supera anche i socialisti francesi, ormai in disarmo, mentre la figlia di Jean-Marie, xenofoba e fascista come il padre, conquista la Francia. Ad aprile arriva seconda alle amministrative, a fine maggio, nel giorno in cui si decide chi mandare a Strasburgo, il suo è il partito più votato. E sì, a Parigi quando vogliono fare le cose, le fanno alla grande: da noi i fascisti arrivarono al massimo terzi con quasi il 20% (Mussolini fu eletto tra le fila dei Blocchi Nazionali, insieme ad altri 34 deputati), persino nel 1921. Ci fregò il re che dopo una marcia su Roma decise di incaricare il futuro dittatore dandogli la possibilità di governare.
Speriamo che Marine non decida di fare shopping sui Campi Elisi con i suoi camerati.

Ma fin qui, in fondo, siamo ancora nell’ambito della democrazia. Tutto può succedere, nel bene e nel male. Ma in effetti da un mese non arrivavano più mail con fotomontaggi, battute sulle Ford Escort di 20 anni, o montaggi youtube sul Silvio Nazionale.

Ora, però, non rispondono più neanche al telefono. Sarà quello Strauss-Kahn che doveva arrivare all’Eliseo e, dopo un poco chiaro episodio newyorkese, si è scoperto essere un satiro dei peggiori? No. C’è di meglio. C’è quel Nicolas Sarkozy che già si era dimostrato squisitamente berlusconiano nei modi, nei toni, nella simpatia forse troppo accentuata verso alcune ministre e infine anche in amicizie non proprio adeguate a un premier. Persino nella gestione del menage familiare, anche se, gli va concessa, Cecilià e Carlà sono altra classe rispetto a Lario e Pascale.

Però, in fondo, perché fargli una colpa di non essere De Gaulle? O di non essere un santo tra le mura di casa? Peraltro, diciamolo, è la moglie a lasciarlo e lui romanticamente le corre anche dietro.

Le Petit Nicolas, però, ci ha fatto una sorpresa: secondo indagini ancora in corso potrebbe aver corrotto il giudice Gilbert Azibert, promettendogli una promozione, in un caso di traffico d’influenze e violazione di segreto istruttorio. Gli è costato un giorno di fermo, di custodia cautelare. Per quanto riguarda anche, e non solo, lo scandalo Bernard Tapie-Credit Lyonnais. Uno dei peggiori del dopoguerra, come quello scandalo di false fatturazioni che ha travolto l’Ump. Perché i francesi più impegnati, per sfotterci, non si erano lasciati scappare neanche l’affaire Lusi e Margherita.

Miei cari francesi, se ci chiamano cugini, insomma, un motivo ci sarà. La cosa grave è che voi, nonostante il nostro pionieristico esempio, non abbiate saputo evitare i nostri errori. Insomma, noi saremo pure i peggiori d’Europa. Ma voi così ci fate, in più, pure la figura dei fessi.

E io lo so che ora, non lo ammetterete mai, ci invidiate persino Renzi.

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