Eddie Redmayne, il vincitore del Golden Globe: “La teoria del tutto? E’ l’amore”
14/01/2015 di Alessandro De Simone
Eddie Redmayne è un lampante esempio di quanto di buono abbia l’Inghilterra da offrire: elegante, educato, depositario delle migliori tradizioni del suo paese e al contempo proiettato verso nuove incredibili avventure.
Ma la vita è fatta di questo e molto altro, il giovane Redmayne se n’è reso conto affrontando Stephen Hawking, un’icona da umanizzare e per cui ha fisicamente sofferto, come solo i grandi interpreti sono capaci di fare, e che lo sta già ricompensando. Intanto con il Golden Globe come miglior attore drammatico, in attesa della nomination agli Oscar 2015. Parte favorito, ma sebbene Eddie possa sembrare un predestinato, cresciuto nelle migliori scuole d’Inghilterra, compagno di corso a Cambridge e amico personale del principe Harry (e anche di Tom Hiddleston che ci sta sempre bene), il successo lo bacia dopo tanta gavetta. Prima calcando le tavole del palcoscenico, la sua casa più amata, dove torna ogni volta che gli è possibile. Poi con una lunga militanza televisiva, “una palestra che mi ha aiutato moltissimo, sapere di entrare nelle case di milioni di persone ti mette addosso una grande responsabilità e l’unica cosa che desideri è dare il meglio”.
La teoria del tutto, titolo del biopic su Stephen Hawking di cui è protagonista, con al suo fianco un’altrettanto notevole Felicity Jones, sarà la sua consacrazione. Lo vedremo in Italia da giovedì 15 gennaio, ma non è tutto. Tra poche settimane sarà la volta di Jupiter Ascending, nuova follia visionaria di Andy e Lana Wachowski, in cui lo vedremo palestrato e svestito per buona parte del film. Una magra consolazione per le sue ammiratrici: Eddie è convolato a nozze con la fidanzata (e suo ufficio stampa, per la cronaca) Hannah Bagshawe lo scorso 15 dicembre. Un momento a lungo atteso dall’attore, che ha voluto fare le cose alla vecchia maniera, chiedendo prima la mano della sposa al di lei padre. Basterebbe questo per far innamorare qualunque donna.
Mr. Redmayne, non è facile interpretare un genio, ma lei è stato eccezionale.
Grazie, davvero, e no, non lo è affatto, ma se ci sono riuscito il merito è di tutte le persone che hanno lavorato a questo film con grande passione.
Com’è stato conoscere Stephen Hawking?
Un totale disastro. Ho passato sei mesi a studiare qualunque cosa disponibile su di lui e quando alla fine l’ho incontrato non ho fatto altro che parlargli di lui, in preda alla mia solita logorrea nervosa. Quando ho finito c’è stato un lungo silenzio, mentre Stephen scriveva la sua risposta. E io odio il silenzio. Ma le poche cose che mi ha detto sono state bellissime e preziose per il film.
Dev’essere un uomo con un grande senso dell’umorismo.
È la cosa che mi ha colpito di più. Anche se ormai ha perso totalmente la mobilità dei muscoli facciali, negli occhi si vede una straordinaria vivacità.
Pensa che stia ancora cercando la teoria del tutto?
Assolutamente, è un uomo molto tenace, non credo smetterà mai.
Il film è tratto dall’autobiografia dell’ex moglie di Hawking, Jane. Qual è stato l’atteggiamento di Mr. Hawking?
Jane e Stephen sono ancora molto legati, vivono piuttosto vicino e ovviamente hanno dei figli insieme. Stephen ha dato il suo consenso al film dopo avere letto la sceneggiatura e ha un certo punto delle riprese ha concesso di poter utilizzare la sua voce sintetizzata. Quando l’ho sentita per la prima volta nel film è stata un’incredibile emozione.
Essere sotto pressione non le fa paura. Prima Les Miserables, poi Hawking e in mezzo fratello e sorella Wachowski.
Amo sperimentare e nel caso di Jupiter Ascending non potevo farmi sfuggire l’occasione di lavorare con loro e in un film con un tale livello d’immaginazione. Io ne ho pochissima, quindi era un’avventura ancora più grande. Ho dovuto fare sei mesi di palestra per il mio ruolo, mettere su un fisico da He-Man e durante le riprese ho saputo che avrei interpretato Stephen Hawking, per cui ho passato altri sei mesi praticamente senza mangiare. Ma ne è valsa la pena.
Il training fisico dev’essere stato molto duro.
Anche più che per Jupiter Ascending, mi sono allenato con un coreografo che mi ha insegnato a usare muscoli che non sapevo neanche di avere. La cosa più complicata era mantenere la posizione in cui Stephen siede, perché è ovviamente dettata dalla sua malattia. L’altra cosa difficile era riuscire a gestire i muscoli facciali, di cui neanche ci rendiamo conto e che sono tantissimi. Stephen ne può muovere solo uno, sotto l’occhio, e con quello gestisce la sua comunicazione attraverso un complesso sistema collegato a un computer. La cosa che mi dava soddisfaziione era riuscire ad alzarmi alla fine della giornata e stare dritto. E dopo un secondo mi rendevo conto dell’enorme privilegio che avevo, dato che Stephen non può farlo da molti anni.
Si rende conto che la sua carriera sta per cambiare completamente? Gli Oscar amano ruoli come questo, lo sa bene.
Sì, ne sono consapevole, ma in questo momento non mi interessa, sono altre le cose che contano. Mi interessa sapere di avere raccontato la vita di un uomo e delle altre persone di questa storia, che ho conosciuto e sono splendide, nella maniera più vera e sincera possibile. Questa è la grande responsabilità che sento. E oltre questo, spero che la storia possa essere accolta dal pubblico con grande emozione.
L’emozione di chi si accorge che la teoria del tutto è trovare quell’unica cosa che conta nella vita e che si chiama amore. Lei l’ha trovata?
Sì, e sono stato molto fortunato. Sono d’accordo, quella di Stephen e Jane non è una semplice biografia, è una grandissima storia su un amore molto poco convenzionale e sui limiti che l’amore stesso può avere.
Cos’altro le ha insegnato quest’esperienza?
Che bisogna vivere ogni giorno come fosse l’ultimo, perché la vita è bella quanto imprevedibile.
C’è una splendida alchimia tra lei e Felicity Jones sullo schermo.
Siamo amici da molto tempo, abbiamo anche lavorato nella stessa compagnia, ma non abbiamo mai recitato insieme. Questa è la prima volta e quando mi hanno detto che era stata scelta lei per il ruolo ero felicissimo. Abbiamo lo stesso metodo di lavoro e una grande complicità che ci ha permesso di ricreare un’intimità molto credibile.
Agli Oscar se la vedrà con Benedict Cumberbatch, che ha già interpretato Stephen Hawking. Ha visto il suo film televisivo prima di iniziare a girare?
Anche Ben è un vecchio amico e un attore formidabile, ovviamente sapevo del film ma non ho voluto vederlo perché avrei finito col rubare qualcosa alla sua interpretazione. Lo farò adesso, e soprattutto voglio parlarci per scambiare opinioni sui nostri incontri con Stephen!
A proposito di premi, ogni volta che viene in Italia ne riceve uno.
È vero. L’anno scorso a Giffoni e quest’anno a Torino. Giffoni è un festival incredibile, ogni attore che ci è stato mi ha detto “Giffoni? Devi andarci” e avevano tutti ragione, è stata un’esperienza incredibile. Torino la conoscevo attraverso un libro che mi avevano regalato un gruppo di ammiratori italiani che non perdevano neanche un mio spettacolo a Londra. Una città meravigliosa, dove si respira cinema e arte, dal Torino Film Festival ai musei. E poi si mangia benissimo, come sempre in Italia.
Dai festival alle feste, quella del suo matrimonio. Come si sente da uomo sposato?
Siamo veramente molto felici. Te l’ho detto, sono fortunato, ho trovato la mia teoria del tutto.