Edgar Tamayo Arias: il messicano giustiziato in Texas che diventa un caso internazionale
23/01/2014 di Dario Ferri
È destinata a generare ancora polemiche l’esecuzione avvenuta ieri in Texas del cittadino messicano Edgar Tamayo Arias, 46 anni, condannato a morte per l’omicidio di un poliziotto avvenuto nel 1994 a Houston. Secondo il governo messicano, infatti, l’esecuzione inflitta a Tamayo violerebbe il diritto internazionale essendo stato negata al condannato – hanno fatto sapere le autorità del paese centroamericano – la possibilità di avvalersi dell’assistenza della propria ambasciata, in violazione della Convenzione di Vienna.
TERZA ESECUZIONE DI UN MESSICANO IN TEXAS – A nulla sono valsi i numerosi tentativi diplomatici di mediazione e le molte proteste ufficiali del Messico, dove la pena di morte è stata abolita. E a nulla sembra essere servita anche la pressione esercitata fino alla fine sulle autorità del Texas da parte del governo federale degli Stati Uniti, decisamente contrario all’esecuzione. Tamayo è morto per un’iniezione letale nella camera della morte del carcere di Huntsville. Si tratta precisamente della terza esecuzione di un cittadino messicano in Texas (era già accaduto nel 2008 e nel 2011), della prima in assoluto avvenuta quest’anno, della 509esima da quando, nel 1976, nello stato meridionale degli States è stata reintrodotta la pena di morte. Stando a quanto riferiscono i suoi avvocati, Tamayo parlava a malapena l’inglese durante il suo arresto e soffriva di ritardo mentale. «Se avesse ricevuto l’assistenza del consolato messicano durante il processo – hanno spiegato i legali Sandra Babcock e Maurie Levin in una dichiarazione rilasciata prima dell’iniezione letale – Tamayo non sarebbe mai stato condannato a morte».
LEGGI ANCHE: La vera storia dei marò che rischiano la condanna a morte
GOVERNO FEDERALE IMPOTENTE – Sia le amministrazioni Bush che Obama avevano invitato il Texas ed altri stati a concedere ulteriori audizioni per i detenuti nelle stesse condizioni di Tamayo, probabilmente – spiega la Cnn – anche al fine di evitare ripercussioni sui cittadini americani arrestati all’estero. In riferimento al caso del cittadino messicano, in particolare, il segretario di Stato John Kerry aveva definito la fissazione di una data per l’esecuzione «estremamente dannosa per gli interessi degli Stati Uniti». «Voglio essere chiaro – aveva spiegato Kerry -: non ho motivo di dubitare della condanna del signor Tamayo e, come ex procuratore, non ho simpatia per chiunque voglia uccidere un ufficiale di polizia. Questa è una questione che sollevo perché potrebbe essere influenzato il modo in cui i cittadini americani vengono trattati in altri paesi».