Elena Ceste, la carica dei mitomani in cerca di una comparsata tv
19/11/2014 di Redazione
Il 9 novembre Vito R., geometra, imprenditore edile di Savona, sposato e incensurato, telefona ai carabinieri di Asti: «Ho importanti rivelazioni su Elena Ceste, eravamo diventati amici su una chat, ci sentivamo spesso al telefono». I militari lo convocano subito in caserma. L’uomo mostra agli investigatori le schermate con la conversazione in una chat per single con una certa “Elena Asti”, ma si tratta di un falso. L’imprenditore ha cambiato la data di ricezione, anticipandola al settembre 2013. Tra i messaggi si legge: «Sì sono sposata e ho quattro figli» e ancora «Volevo dirti che grazie a te ho trovato il coraggio di dirgli che voglio lasciarlo. Ho copiato i messaggi su una memory card, se ne è accorto ed è diventato un mostro. Mi ha strattonata fino a farmi cadere».
ELENA CESTE, IL FINTO SCAMBIO DI MESSAGGI CON L’IMPRENDITORE – Nei finti messaggi portati all’attenzione dei carabinieri dall’imprenditore di Savona vi sono frasi che testimoniano tensioni familiari, ma anche banalità: «Ciao Vito ti scrivo qui perché il telefono è scarico, oggi sono andata dal medico, il bimbo aveva male alla gola, sono tornata poco fa, tu dove sei?». Secondo il geometra Elena lo chiamava insistentemente «da una scheda anonima», si legge su un articolo della Stampa a firma di Massimo Numa, «Parlavamo di tutto ma non ci siamo mai visti, ho capito che stava male, che aveva paura». Paura di chi? Ovviamente del marito. I carabinieri però hanno recuperato la schermata originale dei messaggi, con data 14 novembre 2014. Dopo tre ore sotto torchio Vito confessa di essersi inventato tutto: «Mi sono inventato tutto, non ho mai avuto contatti con Elena Ceste». Perché esporsi così tanto allora? L’uomo ha spiegato ai militari di essere «depresso, volevo diventare ospite dei talk in tv che si occupano ogni giorno del caso, volevo fama e visibilità». Ora Vito è indagato per «false comunicazioni al pm» e «falsificazione del contenuto di comunicazioni informatiche». Come se non bastasse, il geometra si era già messo in contatto con una rete tv.
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ELENA CESTE, 200 MITOMANI – Vito però, spiegano i carabinieri, non è l’unico mitomane che ruota intorno al caso della donna scomparsa il 24 gennaio e il cui corpo è stato ritrovato in un canale il 18 ottobre, infatti sarebbero «oltre duecento, compresi sensitivi e veggenti» le persone che hanno portato elementi che sono stati analizzati dai carabinieri. Elena Ceste è stata vista ovunque, in un autogrill della Torino-Venezia mentre «compra giocattoli per i figli», a Capo Verde in compagnia «di un ragazzo, uno straniero», in centro commerciale di Asti mentre fa la spese «con un uomo brizzolato», «pensosa e sofferente» su un tram a Torino. C’è anche un mitomane secondo il quale la donna è stata «presa per i capelli» e «trascinata in chiesa» dal sacerdote di Costigliole e una veggente secondo la quale Elena «è stata rapita, cercatela in un lago o in un fiume», anche se ci sarà un «insperato lieto fine». Ma ci sono anche segnalazioni più inquietanti, ad esempio quella di una donna, convinta che la vittima facesse «parte di una setta religiosa», oppure chi ha dichiarato che si fosse «rifugiata in convento. Farà la suora». Tutti elementi che aggiungono fumosità ad un caso complesso, con pochi elementi ai quali gli investigatori possono appigliarsi e che per ora vede un solo indagato: Michele Buoninconti, marito della vittima, accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavere.
(Photocredit: Andrea Negro/LaPresse)