L’assessore veneto Elena Donazzan e la bici rubata con sopra un «magrebino di m……»
13/08/2015 di Stefania Carboni
Elena Donazzan, assessore all’Istruzione, Formazione, Lavoro e Pari Opportunità della Regione del Veneto racconta sui social la sua disavventura a San Remo, in Liguria. Mentre si godeva la sua vacanza, la sua bici e quella del suo compagno sono svanite nel nulla. La coppia si mette perciò alla caccia e il resto del racconto, pubblicato su Facebook, ha suscitato non poche polemiche. Specialmente per il tono delle parole utilizzate dall’assessore verso i presunti sequestratori della sua mountain bike. «Riconosco la mia bici con sopra un magrebino di m…… – racconta nel post – Lo blocco, questo scappa e io come una pazza urlo che il bastardo l’avevo individuato. A quel punto è guerra». Ecco qui il post:
LEGGI ANCHE: Immigrati in Italia: i numeri distorti dalla propaganda (e quelli veri)
ELENA DONAZZAN E I TONI DEL POST SU FACEBOOK –
A preoccupare i suoi followers sono alcuni termini utilizzati dalla Donazzan. «Magreb 0 Italia 2 (le nostre bici tornate a casa) 1 in fuga…. diciamo che i magrebini non avranno più tanta voglia di rubare le nostre bici se avranno il dubbio che vi sia un Patriota Camerata pronto a farsi giustizia», ha concluso l’assessore, ringraziando «i coraggiosi italiani che non piegano la testa».
Inutile dire che il post è diventato virale in pochi secondi scatenando le più svariate reazioni.
C’è anche chi usa l’ironia, che forse l’assessore non recepisce.
ELENA DONAZZAN, L’ASSESSORE E IL POST DOPO I TONI DA “CAMERATA” –
Dopo le polemiche su Facebook per i contenuti usati la Donazzan ha scritto un successivo post sul social network: «Alle anime belle che si sono scandalizzate per il linguaggio, voglio solo dire che ero molto, ma molto arrabbiata. Insomma, trovarsi di sera tardi in mezzo a della gente dedita a spaccio e furti e dal coltello facile, non rasserena di certo. Tanti sono stati coloro che mi hanno raccontato episodi analoghi, insicurezza crescente dovuta quasi sempre alla presenza non ordinata nè controllata di stranieri. Mi chiedo se il linguaggio sia stato troppo forte per questa situazione insostenibile, non solo per me, ma per tutte le persone che vogliono vivere tranquille».