La crisi della lavatrice italiana
03/06/2013 di Andrea Mollica
L’eurocrisi provoca impatti devastanti sul nostro sistema produttivo. Il nostro paese registra una flessione della produzione industriale da ormai 15 mesi consecutivi, ed il crollo dell’industria degli elettrodomestici evidenzia ciò che sta succedendo all’Italia in questi anni di infinita recessione.
ALLARME GENERALE – TagesAnzeiger racconta una storia italiana per illustrare i devastanti effetti dell’eurocrisi. Il quotidiano svizzero parte dalle recenti affermazioni di Giorgio Squinzi. Il presidente della Confindustria ha rimarcato come il Nord stia morendo, a causa della scomparsa di migliaia di piccole e medie imprese che hanno costituito negli ultimi decenni il tessuto produttivo dell’Italia settentrionale. Un allarme che ha raccolto una grande eco mediatica, anche alla luce della devastante crisi che sta subendo il nostro sistema produttivo. Da ormai 15 mesi la produzione industriale del nostro paese è in continua contrazione, uno degli effetti più devastanti della recessione che ormai si trascina dalla fine del 2011. Una lunga flessione, trainata dalla contrazione dei consumi e dal continuo processo di delocalizzazione verso altri paesi, che sta spingendo verso il baratro anche i sistemi simboli dell’industria italiana. Per evidenziare questa crisi, TagesAnzeiger punta l’attenzione su ciò che è successo al comparto degli elettrodomestici, che fino a pochi anni fa costituiva uno dei nostri punti di forza.
FORZA ITALIANA – Come rimarca il quotidiano elvetico, il nostro paese, rispetto ad un’altra economia simbolo dell’eurocrisi, quella spagnola, ha una struttura produttiva variegata. Fino al 2007, l’anno in cui scoppiò la crisi dei mutui subprime negli Stati Uniti, che produsse la recessione poi esplosa a livello mondiale con il crollo di Wall Street, l’Italia era il terzo paese al mondo per la produzione degli elettrodomestici pesanti. Davanti a noi c’erano solo la Cina e gli Stati Uniti. Nel 2007 il settore degli elettrodomestici era inoltre il secondo più grande datore di lavoro all’interno dell’industria privata, secondo solo alla produzione di automobili. La crisi però ha spazzato questa lunga tradizione, originatasi durante gli anni del boom economico – con aziende come l’Ignis di Varese – e che ha resistito a lungo, fino appunto allo scoppio dell’eurorecessione.
CATASTROFE INDUSTRIALE – Nel 2007, come rimarca il sito Euromonitor, l’Italia era il terzo paese al mondo per elettrodomestici prodotti, con circa 35 milioni di lavatrici, forni da cucina, stufe, fornelli e frigoriferi confezionati nelle nostre aziende. Nel 2012 le unità di elettrodomestici prodotti si è più che dimezzata, crollando a meno di 17 milioni. L’Italia è così scivolata al nono posto in questa graduatoria globale, perdendo una media di circa 3,5 milioni di elettrodomestici prodotti all’anno. Il nostro paese ha subito una contrazione simile a quanto successo negli Stati Uniti, ma il settore degli elettrodomestici americano è comunque rimasto meno colpito grazie alla minore possibilità di delocalizzazione dei siti produttivi. Molte delle aziende, tra le quali anche imprese italiane, ha deciso di abbandonare il nostro paese sia a causa dell’alto costo del lavoro, sia per la debolezza del nostro mercato interno. Un calo così marcato dei consumi ha reso economicamente sempre meno sostenibile la produzione degli elettrodomestici in un paese come il nostro, dove la forza lavoro costa significativamente di più rispetto ai paesi vicini.
BENEFICI ESTERI – Il secondo grafico presentato da Euromonitor evidenzia quali siano i paesi dove è stata trasferita la produzione in questi cinque anni di eurocrisi, osservando le cinque aziende maggiori produttrici di elettrodomestici. Come si nota guardando gli istogrammi, il calo della produzione italiana è andato a beneficio in primis di Polonia e Turchia, scelte di delocalizzazione produttiva effettuate da Elecrolux, Indesit e Whirlpool Corporation. Ancora più impressionate è il dato dell’Antonio Merloni Spa, dove la produzione di elettrodomestici si è azzerata a causa del fallimento dell’azienda. Il maggior beneficiario di questo crollo della nostra industria è stata la Polonia, che ha aumentato di oltre dieci milioni la sua quota di elettrodomestici prodotti. Come affermato dalla stessa Whirlpool, colosso americano del settore, la sua strategia di delocalizzazione non dipende tanto dalla necessità di abbattere il costo del lavoro, quanto del crollo del mercato domestico.
(Photocredit: Getty, La Presse e grafici di Euromonitor)