Elezioni Amministrative Roma 2016, il Pd e Sinistra Italiana fra Alfio Marchini e il “modello Zingaretti”

“Dalla prossima settimana, lentamente, riprenderemo”: parola di un ex consigliere comunale, di primissimo piano, del Partito Democratico incontrato nella piazza del Popolo convocata dai presidenti di Municipio all’indomani dei tragici attentati di Parigi. La corsa, chiaramente, è quella delle elezioni amministrative Roma 2016: archiviata l’esperienza di Ignazio Marino, che si è presentato in piazza dove è stato accolto dalla freddezza polare degli ex consiglieri del Pd in assemblea capitolina, il corpaccione Dem nella capitale ammette di aver bisogno di tempo per recuperare spazio e praticabilità; lo dimostrano le parole del commissario Matteo Orfini, che ha proclamato la ripresa della discussione delle elezioni romane a gennaio, dopo “la gestione delle emergenze del Giubileo”.

IL PD E SINISTRA ITALIANA FRA ALFIO MARCHINI E IL “MODELLO ZINGARETTI”

Difficile che il partito, il dibattito e le discussioni che “sono già in corso”, ci assicurano esponenti del Pd, possano aspettare ancora un mese. La macchina è già in movimento, e le posizioni interne al Pd, per come si possono riassumere, sono sostanzialmente due: la prima è quella che andrà in scena, plasticamente, a fine mese in pieno centro, dietro Piazza del Popolo. E’ il convegno, “il contributo per la città”, organizzato da Francesco Rutelli: “Raccogliamo il frutto e la disponibilità di tantissime personalità che si sono fatte vive”, ha dichiarato l’ex sindaco, che più volte ha precisato di “non essere disponibile in alcun modo in prima persona“, se non come attivatore di percorsi e costruttore di nuove sinergie. Roberto Morassut sarà fra gli oratori, anche se il nome, la personalità che viene evocata nemmeno troppo implicitamente, è quello di Alfio Marchini: sarà a Piazza di Spagna con Rutelli il 28, l’ex sindaco “lo stima”. “E io condivido la stima”, sottoscrive un ex consigliere comunale, incrociato in piazza del Popolo: è il “modello Lorenzin”, il percorso indicato dal ministro della Salute che ha auspicato una convergenza su Alfio Marchini. 

Se non si spiaggerà sul centrodestra come candidato marchiato Pd e Forza Italia potrebbero appoggiarlo. Una strada percorribile, se si riesce però a fare un azzeramento delle classi politiche che hanno governato questa città. Anche per non rischiare una deriva M5S

“Le opzioni a questo punto sembrano essere due”, ci dicono dai circoli, dove, precisano, l’ipotesi Marchini riscuote “pochissimo consenso” se non addirittura “aperto malcontento”.

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La prima, appunto, è il percorso Marchini – Lorenzin, definita da un coordinatore di circolo “un’alleanza fra classi politiche” che punti a recuperare a Roma “personaggi espulsi dal dibattito pubblico per la città”; certo, si tratta di un’ipotesi della quale non si nasconde l’efficacia, “in grado di coalizzare ampi settori di consenso” allargando a fette di elettorato tradizionalmente distanti dal Partito Democratico che, e questo lo pensano davvero tutti, dovrà essere il primo a fare la mossa, a presentare un candidato e un progetto, dopo aver liquidato l’esperienza del sindaco chirurgo: “Orfini dice che di elezioni si parla da gennaio in poi? E perché mai, siccome fra poco inizia l’avvento sembra brutto parlare di politica, non ho capito. Vogliamo parlare della città? Del piano generale del traffico? Va bene o non va bene? Come lo implementiamo? Autobus, tram, andiamo tutti in bici? E i rifiuti? Vogliamo dire qualcosa, qualsiasi cosa?”, ci dice un coordinatore di circolo, non molto contento del corso che si sta prendendo: “Su questo, la Federazione romana si conferma latitante e deficitaria”.

Elezioni amministrative Roma 2016 Alfio Marchini
Alfio Marchini

“Io sono fra quelli”, confidano voci dal Parlamento, “che pensano che bisogna replicare l’alleanza che governa in regione”: già, è il “modello Nicola Zingaretti“, certificato dal presidente della Regione Lazio in uno dei suoi pochissimi interventi pubblici prima, durante e dopo la crisi di Ignazio Marino, è la seconda strada che si prospetta al Partito Democratico romano, una strada che necessariamente tiene dentro, o meglio tiene aperto il rapporto con Sinistra Italiana, la nuova formazione di blocco rosso che da gennaio varerà ufficialmente gli ormeggi. I tam tam riportano di una riflessione abbastanza avanzata, promossa da ambienti parlamentari, per costruire un percorso in cui Sinistra Italiana possa continuare ad essere parte del centrosinistra cittadino: “C’è dibattito”, si ammette, “fra militanti e dirigenti, su cosa si debba fare ora”. Certo, per tenere aperto un dialogo bisogna essere in due a parlare, e dall’altra parte della campana, l’ex Sinistra, Ecologia e Libertà cittadina, gli orecchi sembrano sordi.

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Alfredo d’Attorre, uno degli ultimi fuoriusciti dal Pd, quello che ha definito Sinistra Italiana “una forza antirenziana”, è passato al circolo del Pd Testaccio per salutare i suoi ex compagni di militanza; si sono presentati in pochi, principalmente esponenti della “vecchia guardia”, militanti storici. “Siamo alternativi al Partito Democratico, sopratutto a questo Partito Democratico romano”, è il refrain ripetuto da chi sta costruendo, a Roma, la nuova formazione rossa, costituita prima di tutto da Sinistra, Ecologia e Libertà e da altri gruppi, quali Futuro a Sinistra di Stefano Fassina, uno dei nomi in pole per la candidatura a sindaco di Roma, e che ha già detto di sentirsi disponibile ad appoggiare un candidato del Movimento Cinque Stelle se sarà più compatibile “sui programmi”, sui progetti per la città, altro chiodo fisso di chi sta costruendo Sinistra Italiana a Roma: “Sceglieremo il nostro candidato sulla base delle idee, non il contrario. Fassina è certamente uno dei nomi in campo, ma non l’unico e non sarà necessariamente lui che correrà per il Campidoglio”, ci dice chi è vicinissimo all’ex viceministro del governo Monti.

Elezioni Amministrative Roma 2016 Stefano Fassina
Stefano Fassina alla fondazione di Sinistra Italiana

Anche perché c’è un altro nome, inconfessato, che viene fuori dopo qualche insistenza, nei colloqui con gli esponenti di Sinistra Italiana: Ignazio Marino. L’ex sindaco di Roma è una sorta di convitato di pietra per Si, che si affretta a dire: “Per noi Ignazio è un’esperienza chiusa”, e una cosa è certa: “Non sarà lui il nostro candidato a Roma”. Dunque, candidato certamente no: tutto il resto, però, è da vedere. “E’ certamente una risorsa per la città”, ci dicono da Sinistra Italiana, “che ha coagulato intorno a sé una fetta di opinione pubblica qualitativamente importante sui temi della pulizia e del buongoverno”. In pratica, in soldoni, nella sostanza, quel che si prospetta per Marino, se lui vorrà, è essere inserito in un percorso più grande: “Te la faccio semplice, se lui vorrà promuovere una lista Marino a sostegno di un candidato comune, potrà andare bene”. “E’ una possibilità”, confermano da ambienti Sel, anche se si ribadisce: per ora “il nome di Ignazio Marino non è mai stato pronunciato nei luoghi ufficiali, nelle assemblee provinciali e negli incontri, dove invece si ruota intorno al nome di Stefano Fassina”. Il tema, comunque, c’è, nonostante si aggiunga: “La mia impressione è che Marino voglia ancora giocare la partita nel Pd”, forza con cui Sinistra Italiana a Roma afferma ufficialmente di non voler avere niente a che fare: niente primarie di coalizione, men che meno partecipare alle primarie del Pd, nemmeno inserirsi in percorsi alternativi e più sfumati, come “progetti per la città, primarie delle idee”. Porta chiusa: “A questo Pd noi siamo alternativi, salvo miracoli”. In effetti, Ignazio Marino sarà al Partito Democratico di San Basilio lunedì nel tardo pomeriggio, per un incontro che ha già fatto il giro della rete che certo non nasce sotto i migliori auspici.

A seguito di notizie apparse sugli organi di stampa, pubblico il comunicato che è stato girato attraverso le agenzie di…

Posted by Circolo Pd San Basilio on Giovedì 19 novembre 2015

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“I miracoli, comunque, si fanno”, ribattono dalle parti del Pd che stanno cercando di tenere aperto il canale con Sinistra Italiana, perché “dipenderà moltissimo dalla proposta che metterà in campo il Partito Democratico”. Si intende: “E se il Partito Democratico candidasse Nicola Zingaretti? O meglio, ‘un Zingaretti’? Se mantenesse invariata la coalizione che governa la regione Lazio? Come potrebbe Sinistra Italiana sfilarsi? Come la giustificano ‘ai loro’ questa posizione aprioristica che li condurrà alla sconfitta, a perdere Roma, posti in giunta, i municipi dove le alleanze storiche e naturali sono quelle Pd più Sel e non solo, anche moltissime partite nei piccoli comuni della Regione e della provincia dove le elezioni si vincono per 150 voti? Dipende da noi, da quello che sceglieremo di costruire da adesso in poi. Certo, se sceglieremo la via Marchini, Sinistra Italiana si sentirà giustificata a rompere e a presentarsi in maniera alternativa, spingendo il Pd ancora più al centro”. Qualcuno particolarmente vicino al commissario Matteo Orfini, incrociato nella piazza del Popolo del Pd Roma post-Parigi, condivide l’analisi: “Un pezzo del Pd spinge per il modello Marchini? Ditegli che ne riparliamo a marzo”.

Copertina e foto: AnsaFoto

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