«Grazie al sacrificio di Eluana si può morire con dignità e senza più accanimento»

06/12/2016 di Redazione

Peppino Englaro spiega come grazie al sacrificio di sua figlia Eluana ora la magistratura italiana riconosca il principio all’autodeterminazione terapeutica. Non un diritto all’eutanasia, ma un diritto a rifiutare cure mediche che proseguano il limbo tra la vita e la morte creato dal progresso medico.

PEPPINO ENGLARO E IL SACRIFICIO DI ELUANA

Intervistato da Caterina Pasolini de La Repubblica, Peppino Englaro commenta la sentenza di Cagliari, che ha consentito a Walter Piludu, malato di Sla, di rifiutare l’accanimento terapeutico nei suoi confronti per per permettere di staccargli il respiratore e morire senza ansie e dolori.

Bisogna dire grazie ad Eluana se se oggi ci sono sentenze che riconoscono e ricordano il diritto all’autodeterminazione, a rifiutare tutte le cure, le terapie, e ad essere accuditi senza dolore fino alla fine. La Costituzione parla del diritto alla salute ma anche all’autoderminazione. Non c’è da un punto di vista legale un diritto di morire, ma ad essere lasciati morire sì. Ed è quello che avrebbe voluto mia figlia

LA DIFFERENZA TRA EUTANASIA E RIFIUTO DELL’ACCANIMENTO TERAPEUTICO

Peppino Englaro ha condotto una lunghissima battaglia nei tribunali per affermare il diritto di sua figlia a rifiutare l’accanimento terapeutico, che non è un riconoscimento dell’eutanasia.

Come non lo era per Eluana. Non veniva richiesta nessuna eutanasia, ma semplicemente che venisse ripreso quello che i medici, le macchine e la scienza avevano interrotto. Quella di mia figlia non era una situazione che esiste in natura: idratata, nutrita con sondini, non era vita e non era morte. Era un qualcosa creato dalla medicina, un limbo che sarebbe potuto andare avanti all’infinito. Giustissimo per chi lo desidera, ma mia figlia ne aveva orrore.«Grazie alla vicenda Eluana non c’è più il deserto per esercitare l’autodeterminazione terapeutica come nel lontano gennaio 1992. Dopo la sentenza della Corte di Cassazione del 16 ottobre 2007 questo diritto fondamentale è riconosciuto come perfettamente allineato alla nostra Costituzione.

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