Tutti uguali ed intercambiabili
08/08/2008 di Federico Accentosvedese
I giovani, ah, i giovani. Crescono con la precisa intenzione di essere sempre unici e inimitabili e di non essere catalogabili come “normali”, finiscono per diventare scontatissimi cloni di milioni di altri coetanei. Assolutamente innocui. Eppure…
Questo pezzo è dedicato alle autorità russe, che vogliono rendere illegale lo stile emo. Una legge che interesserà siti web, band e modo di vestirsi all’interno di scuole ed edifici governativi. In sostanza, vuole impedire ai ragazzi di essere ciò che vogliono. Questione di etica, dicono loro. Sporca dittatura, dico io. Qui si ride e si scherza, ma ognuno deve essere libero di vestirsi come vuole e di essere quello che vuole, senza se e senza ma. Alla faccia dei benpensanti.
LOOKIN’ GOOD? – Mi hanno sgamato, ma ne vado fiero. Finalmente grazie a questa intervista de La Repubblica la mia identità è stata svelata al mondo interno, ed ora nessuno può fermarmi. Anni di fatica per trovare il look giusto, anni di sofferenze e duro lavoro, ma alla fine anche io ho avuto il mio quarto d’ora di celebrità. E non importa se non ci credo per nulla, se il mio è solo apparire e non essere, se non sono nulla senza i miei piercing e l’acconciatura, l’importante è vivere alla grande e spassarsela alla faccia di chi in passato ha dedicato la propria vita ad attitudini come queste perché ci credeva e ne andava fiero. Una volta a vestirti così rischiavi veramente, mentre ora è moda e riesci pure ad essere figo. Cosa potrei voler di più dalla vita?
ALTERNATIVI A NESSUNO – Ieri gabber o punk, oggi emo, truzzo, dark o brutal, domani non si sa – ma tanto del doman non v’è certezza, dunque chi se ne frega? Si cresce, si cambia da un anno all’altro ma un’altra moda è servita, un altro fenomeno di massa per noi che alla fine siamo tutti uguali ed intercambiabili. Perché i ragazzi non si fanno vedere, sono sfuggenti come le pantere e quando li cattura una definizione il mondo è pronto ad una nuova generazione. Lo so che può sembrare strano che io mi conci così, ma tanto mica io ci credo veramente. È solo una posa, è solo un costume da cambiare all’occorrenza per essere accettato dal punto di vista sociale. Anzi, per fingere di non essere accettato dal punto di vista sociale ben sapendo che è in realtà il modo migliore per essere accettati dal punto di vista sociale. Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per nulla?
GRANDE GIORNALISMO – La storia insegna che chi è rimasto volontariamente in disparte prima o poi ha sempre raccolto i suoi frutti, e dunque io mi autoescludo, tanto poi vengono ad intervistarmi e magari Lucignolo mi dedica pure un servizio. Come? La musica che ascolto fa schifo? Chi se ne frega, tanto manco la ascolto sul serio. È più comodo dire di ascoltarla, è più comodo dire di scaricarla. Anzi, è meglio scaricarla e basta, senza fare troppo baccano perché ufficialmente scaricare è illegale. Ma così fan tutti e quindi la rete è meglio sfruttarla finché si può, la rete mi ha dato celebrità. La rete sono io. Un grazie dunque a La Repubblica che non ha avuto niente di meglio da fare che mettersi ad inseguire Lucignolo dilettandosi in un’inchiesta dal tono sfacciatamente giovanilista. Dopo le fiabesche confessioni-wrestling di Tavaroli, un sontuoso speciale sulle nuove mode giovanili. Bel colpo ragazzi!