Enel chiude le centrali ad olio combustibile

IL REGALO DEL GOVERNO AD ENEL – Terna ha stabilito che le centrali ad olio combustibile nel 2011 hanno fornito 7.633,6 gWh di energia. E se consideriamo che un Gigawattora corrisponde ad un milione di kilowatt ora capiamo quanto sia stato limitato l’impatto di queste ultime sulla produzione nazionale. E qui s’inserisce il discorso di Enel che vede come queste ormai siano obsolete e schiacciate dall’avanzata e dalla produttività delle centrali eoliche. E’ pur vero che, come ci ricorda Qualenergia, l’ex monopolista ha ricevuto un riconoscimento non da poco per il “disturbo”, fornito direttamente dal ministro dello sviluppo economico, Corrado Passera, attraverso il decreto appunto Sviluppo.

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250 MILIONI DI MOTIVI – Qualenergia parla addirittura di “regalo”. Analizziamo invece quanto previsto dalla legge. Durante la discussione della legge alla Camera, l’ex sottosegretario Pdl Stefano Saglia ed il collega Maurizio Bernardo hanno inserito un provvedimento le cui intenzioni erano quelle di limitare eventuali conseguenze da emergenza di approvigionamento gas. In sostanza l’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas aveva previsto un balzello in più sulla bolletta per un totale di 250 milioni di euro che sarebbero stati forniti ad Enel per garantire, con un preavviso di massimo 48 ore, l’attivazione di alcune centrali ad olio combustibile nel periodo 1 gennaio – 31 marzo 2013. Secondo i desiderata della legge le centrali “alimentate a combustibili diversi dal gas naturale” avrebbero dovuto garantire nel periodo una potenza di 4470 megawatt.

LE DEROGHE – Lo scorso 17 dicembre Terna ha trasmesso all’Aeeg l’elenco delle centrali ad olio combustibile ammissibili al regime speciale. Tutte appartengono all’Enel, in quanto parliamo d’impianti in grado di superare il limite di produzione dei 300 MW.  Insomma, parliamo di una donazione a spese dei cittadini per l’azienda che indipendentemente da tutto solo per tenere in “stand – by” degli impianti dal valore simbolico ed ormai obsoleti ha portato a casa 250 milioni di euro, cifre stabilite dall’Aeeg. E la conferma dell’inutilità di questi arriva direttamente da Fulvio Conti. Da notare infine come questo provvedimento venga preso per ogni anno (quindi non solo per il 2013) e che questo gode, come spiega il capo dedicato del decreto di particolari deroghe:

a tali impianti si applicano esclusivamente i valori limite di emissione nell’atmosfera previsti dalla normativa vigente, in deroga a piu’ restrittivi limiti di emissioni nell’atmosfera o alla qualita’ dei combustibili, eventualmente prescritti dalle specifiche autorizzazioni di esercizio

DONAZIONE ANNUALE – In effetti si potrebbe parlare senza troppe forzature di un regalo. Anche perché queste sarebbero state utilizzate non per produrre energia (che non serve) ma avrebbero goduto di un particolare riconoscimento. Ricordiamo poi che nell’inverno 2011-2012 l’Italia patì una grave carenza di gas a causa sopratutto dei consumi provenienti dall’est Europa, dove la colonnina di mercurio scese più del previsto, oltre ai tagli previsti da Gazprom, società dalla quale l’Italia è cliente. E visto che solo Enel possiede le centrali adatte allo scopo verranno davvero chiuse tutte? 250 milioni l’anno sono un bel bottino, specie se l’inverno si dimostra particolarmente clemente.

Centrale di Polesine Camerini ed il Delta

IL PROBLEMA DI ROVIGO – Ora resta il capitolo conversione. Ma solo per alcuni impianti. E c’è chi è preoccupato. Parliamo ad esempio della zona di Porto Tolle, dove sorge un impianto Enel. Come ci riporta Rovigo Oggi dopo nove anni dalle parole dell’ex Presidente Paolo Scaroni sembra che qualcosa si stia muovendo in direzione della riconversione a carbone, cosa che ha portato la popolazione a protestare nell’urna come ricordato da Emilio Oriboni, direttore generale Consorzio Polesine, ed a votare MoVimento 5 stelle visto la sua opposizione alle centrali inquinanti.

LA NECESSITA’ DI LAVORO – Perché poi alla fine s’inserisce il problema della mancanza di lavoro. La riconversione, o la chiusura, porta a guai economici gravi. Anche se non parliamo di olio combustibile, l’idea di una conversione di un settore della centrale Enel di Cerano a Brindisi spaventa i lavoratori perché da 1000 operai se ne passerebbero a 30, con l’impossibilità poi di garantire un cambio generazionale tra lavoratori, come sottolineato da Telebrindisi. Il piano di Conti di per sé è lodevole e sicuramente è pieno di buone intenzioni. Ma sono tante le domande che restano. Se l’Italia ha l’autosufficienza energetica allora vuol dire che il fotovoltaico rende. E se si chiudono le centrali ad olio combustibile ci sarà un problema disoccupazione. Resta anche la questione dei 250 milioni di euro incassati dall’azienda controllata dal Tesoro per il 31,2 per cento del suo valore. Ma questa, forse, è un’altra storia.

 

(Photocredit Lapresse / Gettyimages / Togheverdi / Polesinet / Geograficamente)

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