Venezia 73: sette cose che devi sapere prima di vedere L’estate addosso di Gabriele Muccino
02/09/2016 di Boris Sollazzo
Gabriele Muccino torna con L’estate addosso, teen movie tra la Roma (nord) bene, fatta di voce nasale e vocali aperte, e una San Francisco “isola che non c’è”. Film che sembra uscito da un immaginario antico e probabilmente mai esistito e che di sicuro farà discutere. Apparentemente racconta solo un’estate che regala a due ragazzi chiusi nei loro mondi una vacanza indimenticabile e un’apertura alla vita, quella vera, che li cambierà per sempre. Di quelle cose che ti succedono solo a 18 anni. In verità è una sorta di bignami mucciniano e politicamente corretto su ciò che dovremmo amare, dire, fare, baciare. che a Venezia 73 trova spazio nella sezione “Cinema in giardino”, la quale, ci viene il sospetto, stia lì a fare da refugium peccatorum di opere non riuscite di grandi nomi. Così da tenerli in cartellone, ma senza far troppi danni.
Eviterete anche di sentire la voce non proprio gradevolissima del pur volenteroso protagonista maschile Brando Pacitto (e sulle similitudini di quel tono e di quell’inflessione con un’altra molto riconoscibile, è fin troppo poco richiamarsi a Freud).
2. Sì, dopo l’american dream di Will Smith, le milf Uma Thurman e Catherina Zeta Jones, Russell Crowe padre amorevole, il buon Gabriele Muccino torna a essere profeta generazionale. Non di 30enni o 40enni, ma come agli inizi, di adolescenti. Solo che ora, di quei ragazzini, lui potrebbe essere il padre. E si sente e si vede.
3. Prendete Vacanze in America dei Vanzina, lo skyline di Fratelli e sorelle di Avata, la salita del finale de La ricerca della felicità, l’immaginario erotico dei film con Montagnani e Banfi, una coppia gay che sembra uscita da una campagna marketing del ministero della Salute italiano per quanti stereotipi si tira addosso e avrete L’estate addosso. Ah, ovviamente con una spruzzata di “gggiovani” con lei ricca e bigotta e lui che ha fatto un liceo internazionale ma non ha un euro, tanto che gli rompono gamba e braccio in un incidente in motorino e per il mezzo e le fratture l’assicurazione gli dà solo 3000 euro (sarebbe stato poco prendere 10 volte tanto). Lei che aspetta solo, dopo aver vissuto in una casa tra busti del duce e omofobia senza se e senza ma, di scatenarsi al Muccassassina di San Francisco, lui sfigato dietro al quale però si nasconde un dio del sesso.
4. Matilda Lutz è comunque un ottimo motivo per comprare il biglietto. E non solo per quella bellezza impertinente e dolce, ma anche perché ha carisma persino in un personaggio ingabbiato da stereotipi. Il suo finale di film e alcune battute di Pacitto – la commedia gli si addice -ci fanno intravedere il Muccino di un tempo, quello che rivogliamo e sembrava sepolto da una prima metà di film disastrosa.
5. Ne L’estate addosso a Roma Nord le adolescenti sniffano coca e fanno sesso compulsivo, i maschi 18enni sono più sfigati e meno simpatici dei ragazzi della III C e idioti come quelli di Tre metri sopra il cielo. La sua San Francisco è sostanzialmente vietata agli etero, la sua Cuba colorata come la Tor Bella Monaca degli intellettuali italiani che amano dettare la linea scimmiottando Kipling. Quando non bacchettano giornalisti.
6. Gabriele Muccino deve riacquistare sullo schermo la libertà con cui esterna su tutto tra social e interviste. E, pur comprendendo la maturazione personale, non pensare alla pedagogia. Come dice Ellroy (e molti altri prima e dopo di lui), se voglio mandare un messaggio, vado all’ufficio postale.
7. Anche i broker e gli agenti immobiliari californiani hanno un cuore. Altro che lupi di Wall Street. E soprattutto, Gabriele, forse era meglio, più interessante raccontare la loro storia. Non solo in giardino.