Euro e franco svizzero, problemi e vantaggi
16/01/2015 di Andrea Mollica
La Svizzera ha provocato una delle più forti oscillazioni dei mercati degli ultimi mesi sganciando la sua valuta, il franco, dall’euro. Una decisione che favorisce l’economia europea a danno di quella elvetica, ma che rende più fragile la moneta unica, e più nervosi operatori finanziari che in questi anni hanno sfruttato la stabilità del franco per operare sui mercati valutari.
IL FRANCO SVIZZERO E L’EURO – La Banca nazionale svizzera ha detto addio al pavimento di 1,20 con cui aveva agganciato la quotazione del franco all’euro. Nell’estate del 2011, quando erano cresciuti a dismisura i timori sulla disgregazione dell’unione monetaria, la moneta elvetica si era decisamente apprezzata. Fino alla crisi finanziaria del 2008 l’oscillazione del franco si era assestata tra lo 0,65 e lo 0,75 per un euro, mentre durante i mesi estivi della crisi dello spread di Italia e Francia la valuta elvetica era salita inesorabilmente verso la parità, a cui sembra tornare in queste ore. Nell’agosto del 2011, per evitare un eccessivo apprezzamento della propria moneta, la Banca nazionale svizzera aveva annunciato una soglia minima di 1,20, ovvero 0,82 circa. In questi tre anni e mezzo l’istituto elvetico ha quintuplicato la sua base monetaria per difendere il floor di 1,20, passando da un bilancio di 80 miliardi a quasi 500 miliardi di euro. La maggior parte delle riserve valutarie, poco meno del 50%, in mano alla Banca nazionale svizzera sono in titoli sovrani in euro, prevalentemente Bund tedeschi. In questi anni di eurocrisi la piccola Confederazione Elvetica è diventata la più grande creditrice della Germania, l’economia con cui ha il maggior interscambio commerciale.
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IL FRANCO SVIZZERO E L’EURO: I VANTAGGI – Il governatore della Banca nazionale svizzera ha rimarcato come la difesa della quotazione a 1,20 del franco sull’euro era ormai insostenibile, alla luce della modifica dello scenario valutario internazionale. Da diversi mesi il dollaro si sta apprezzando, mentre l’imminente QE della Bce provocherà un’ulteriore pressione ribassista sul corso della moneta unica. La Banca nazionale svizzera avrebbe dovuto proseguire con altri massici acquisiti di titoli in euro, e visto l’allargamento della sua base monetaria questa ulteriore operazione è stata giudicata insostenibile. Dopo l’enorme oscillazione di ieri la quotazione del franco sembra essersi assestata verso la parità, con un possibile prospettiva di ulteriore rafforzamento spinta dal QE, che però i mercati hanno sostanzialmente già prezzato. La discesa dell’euro rispetto al franco favorisce le nostre aziende che vendono i prodotti in Svizzera, piccolo Stato ma economia di medie dimensioni che rimane uno dei principali partner commerciali di Ue e Italia. A beneficiare del nuovo rapporto di cambio saranno poi i lavoratori frontalieri italiani occupati in Svizzera, che in poche ore hanno avuto un aumento salariale di circa il 20%.
IL FRANCO SVIZZERO E L’EURO: GLI SVANTAGGI – La gioia dei frontalieri italiani, più di 60 mila persone, potrebbe però essere guastata dalle probabili misure di ritorsione che politica e aziende metteranno in campo nei loro confronti. Il tema è molto sentito in Canton Ticino, il Cantone della Svizzera italiana che questa primavera andrà al voto. Un ulteriore problema rappresentato dall’addio al pavimento di 1,20 è la scomparsa della Banca nazionale svizzera dagli acquirenti dell’euro. In questi anni i suoi interventi sono stati massicci, e hanno avuto un impatto rilevante sull’andamento dei mercati finanziari. Nei prossimi mesi la Bce interverrà con un ciclo di acquisti di titoli di Stato che sarà più ampio di quanto fatto dal 2011 a ieri dall’istituto centrale elvetico, però la sua assenza si noterà senz’altro. Un ulteriore problema, che si è scaricato ieri nelle numerose perdite iniziali registrate sulle Borse, è il comportamento degli operatori finanziari che in questi anni hanno sfruttato la stabilità del franco svizzero per guadagnare sui mercati valutari, con il carry trading. Nel mondo ci sono debiti in franchi sicuramente superiori ai cento miliardi di euro, e da ieri valgono tutti almeno il 20% in più, almeno per il momento. L’ultimo problema rappresentato dalla decisione della Banca nazionale svizzera è la conferma di quanto la situazione di calma apparente dei mercati sia illusoria. In questi anni i mercati finanziari sono stati calmierati grazie a ondate di liquidità, che però non si trasmette all’economia reale europea a causa della crisi. Forti oscillazioni dei flussi finanziari possono avere un impatto travolgente, come in parte visto ieri o come è stato registrato col crollo del rublo.
Photo credit: FABRICE COFFRINI/AFP/GettyImages