Evasi da Rebibbia: polemiche
16/02/2016 di Redazione
Evasi da Rebibbia, nessuna novità. Continua la fuga di Catalin Ciobanu e di Florin Mihai Diaconescu, i due detenuti di nazionalità rumena scappati domenica sera nella rocambolesca evasione da Rebibbia: ieri l’annuncio («sono stati presi») e poi la smentita a stretto giro. L’amministrazione penitenziaria è sotto accusa: troppi pochi agenti per controllare tutti i detenuti o, al contrario, «un eccesso di allarme» perché i nostri istituti sono sostanzialmente sicuri? La polemica divampa.
EVASI DA REBIBBIA, POLEMICHE SULLA SICUREZZA
Il Messaggero fa il punto della situazione.
Nessuna traccia dei due romeni evasi dal carcere romano di Rebibbia. Braccati ormai da domenica sera da centinaia di poliziotti, carabinieri e agenti penitenziari con posti di blocco e perquisizioni in appartamenti e nei campi rom a Roma e provincia. Le stazioni sono presidiate, sono stati interrogati amici e conoscenti e identificati alcuni romeni. Ma dopo un’evasione da manuale, Catalin Ciobanu, 33 anni e Florin Mihai Diaconescu di 28, continuano a sfuggire alle forze dell’ordine. La procura ha aperto un’inchiesta e aspetta il rapporto del (Dap) Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, che ha avviato un’indagine interna, e afferma che «c’è un eccesso di allarme e gli istituti penitenziari sono sicuri» e ci sono 9 agenti a Rebibbia per 300 detenuti. Secondo i sindacati domenica erano di turno solo due agenti di guardia nel reparto lavoranti, dove si trovavano i romeni. Due anni fa dal penitenziario scapparono due detenuti romani con lo stesso sistema usato da Florin e Catalin. Sembra evidente che nel sistema di sorveglianza qualcosa non va. Per i sindacati il problema è il sovraffollamento di detenuti rispetto al numero degli agenti, 830 per 1.797 carcerati. Un’altra falla è in quella che chiamano «la sorveglianza dinamica», che lascia liberi i detenuti di girare per alcuni ambienti aperti della prigione fino a una certa ora senza essere seguiti dalle guardie. «Stiamo verificando come mai non c’è stato l’allarme – dice Santi Consolo, capo del Dap ma sulle celle aperte sarebbe un errore tornare indietro».