“Expo, i magistrati hanno rilasciato i black bloc che hanno devastato Milano”
04/05/2015 di Tommaso Caldarelli
Perché i magistrati hanno rilasciato i black bloc che hanno devastato Milano? La domanda viene posta in maniera polemica dalla stampa conservatrice, con il Giornale che esce in prima pagina con il titolo forte: “Le toghe complici dei black bloc”. Perché? Perché sembra che alcuni dei devastatori del centro di Milano fossero ben noti alle forze dell’ordine di tutta Europa e prima degli scontri milanesi siano stati catturati dalla polizia italiana ma inspiegabilmente rilasciati dai giudici del tribunale di Milano.
I MAGISTRATI CHE RILASCIANO I BLACK BLOC DEVASTATORI DI MILANO
Il Corriere della Sera riassume alcuni nomi e la dinamica degli arresti.
Il francese Raemy Hicham Errabia, 24 anni, in Italia nemmeno doveva starci. Denunciato dai carabinieri per le violenza no Tav in Val di Susa, aveva un divieto di reingresso fino al 2017 del prefetto di Torino per “motivi imperituri di Pubblica Sicurezza”. Errabia, sabato, era a Genova, dove è stato arrestato per danneggiamento e resistenza: ha distrutto macchine parcheggiate e aggredito pompieri e poliziotti. Il giorno prima, Errabia probabilmente era a Milano, al corteo dei violenti.
Scrive sempre via Solferino che “nella banca dati di Schengen la polizia francese aveva inserito una nota di riservata vigilanza”: sono persone “pericolose”, note alle forze dell’ordine, tenute sotto attenzione. Eppure erano a piede libero. Secondo il Giornale, i magistrati non hanno fatto in modo da tenere nel giusto conto le minacce che questi soggetti rappresentavano.
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I TEDESCHI RILASCIATI PRIMA DEL CORTEO
Norme inadeguate, applicazione della legge forzata e una certa connivenza nelle forze dell’ordine, scrive il quotidiano guidato da Alessandro Sallusti, alla base dei provvedimenti di rilascio.
A cosa mai potranno servire dei passamontagna a tre tedeschi calati a Milano tre giorni prima della May Day Parade, il corteo anti expo che ha messo il capoluogo lombardo a ferro e fuoco? La risposta potrebbe essere ovvia (…) Ma per il giudice che alla vigilia del finimondo se li è trovati davanti, i tre ragazzotti venuti dalla Germania i passamontagna intendevano usarli semplicemente per fare qualche scritta qua e là senza respirare troppa vernice: dovevano essere «usati – scrive il giudice – come rudimentali maschere a protezione del respiro dai vapori tossici della vernice spray, con la quale i cosiddetti writer hanno a che fare per ore intere». Insomma, pacifici artisti del graffito, non black bloc. Anche se con precedenti penali, anche se incapaci persino di ricordare dove fossero stati la sera prima («Siamo venuti per vedere una partita di calcio a Bologna, non ricordo quale fosse l’altra squadra e non ricordo il risultato»), i tre vengono rilasciati con tante scuse.
“E’ chiaro che non sarebbero bastate quelle espulsioni”, aggiunge sempre il Giornale, per fermare le violenze di venerdì; ma “il messaggio che è arrivato ai black bloc è stato un messaggio di tolleranza” da parte di magistrati e giudici.
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“PERCHE’ QUESTE MOTIVAZIONI?”
Lo dimostrerebbero le motivazioni, ben poco condivisibili secondo il Giornale, con cui il magistrato ha rifiutato l’espulsione di uno dei tre ragazzi tedeschi.
Nel provvedimento con cui rifiuta l’espulsione dei tre ultrà tedeschi, il giudice arriva a definire «grottesco» uno degli elementi indicati dalla polizia a carico di uno dei fermati, un tatuaggio spartachista («Kate Duncker»), mentre elogia apertamente uno dei giovanotti per la sua militanza antifascista «di per sè commendevole», e conclude «non vi è alcuna ragione di urgenza per allontanare dall’Italia il cittadino tedesco M.J.B. per la semplice ragione che egli non costituisce una minaccia grave e attuale per la sicurezza pubblica italiana».
C’è anche il caso dell’inglese “latitante a Londra, liberato a Milano” dai giudici italiani: un “inglese di 26 anni” bloccato dai carabinieri insieme a tre francesi, “controllati a bordo di un’autovettura” con 120 bombolette di vernice spray, un manganello, una torta di segnalazione infiammabile, un litro di alcool etilico e una maschera di neoprene”. Ma se l’espulsione “dei tre francesi” viene convalidata da un giudice, la posizione dell’inglese viene stralciata e la mattina del primo maggio un secondo giudice “non ha convalidato il provvedimento”. Davanti a questa linea permissiva dimostrata dal palazzo di Giustizia, le forze dell’ordine hanno “dovuto rassegnarsi: niente arresti, niente espulsioni, solo denunce a piede libero e ordini di allontanamento entro dieci giorni, cioè con il permesso di fatto di partecipare al corteo antagonista di venerdì pomeriggio”.