Fabio Di Lello e i giustizieri alla Batman su Facebook
03/02/2017 di Stefania Carboni
Fabio Di Lello è accusato di aver ucciso il motociclista che ha travolto sua moglie. Roberta Smargiassi ha perso la vita, non c’è più. Rimane il dolore della sua famiglia, quello di Vasto ma anche quello di Italo D’Elisa, 21 anni, ucciso da Fabio. Il ragazzo era rimasto a piede libero. Sette mesi dopo Fabio «si è fatto giustizia». «Hanno ucciso un morto: contro di lui c’è stata una campagna d’odio», ha spiegato il padre di Italo. In una lunga intervista a Repubblica ha raccontato come il figlio, dopo l’incidente commesso, sia entrato in depressione. Spiega come la sua famiglia abbia scritto a quella della vittima senza ottenere risposta.
LEGGI ANCHE: Terremoto Centro Italia, nella notte scosse di magnitudo 4 e 4.4 tra Umbria e Marche
FABIO DI LELLO E I GRUPPI PRO E CONTRO
Dolore al dolore. Eppure su Facebook la campagna pro e contro Italo continua. Nonostante Italo non ci sia più. Nonostante Fabio abbia deciso di rovinarsi la vita, uccidendo qualcuno e andandosi a costituire dopo il gesto. «Fabio Di Lello omicida» conta oltre 100 iscritti. «Sono uno squilibrato omicida. Chiedo perdono e mi merito 30 anni di galera», recita uno status di qualche oretta fa. Sotto nei commenti c’è chi non è concorde. «Facciamo tutte le maestre – racconta Maria – vorrei sapere se era successo a voi cosa avreste fatto . Se non c’è giustizia me la faccio da sola». Già giustizia, come quella che invece afferma il gruppo «Fabio Di Lello sosteniamolo»: oltre 900 iscritti. «Mai una parola di scuse dall’uomo che ha ucciso sua moglie – recita uno status – il suo grande amore. Quell’assassino era lì al bar, a bere e mangiare tranquillamente con i suoi amici». Nella pagina scorrono foto dei due, del loro matrimonio, di Fabio, rubate dai loro profili. Una morbosità, un tribunale popolare dove non importa il dolore di una storia di per sé straziante, conta solo quello che pensi. Anche se non conosci personalmente i protagonisti della storia.
guarda la gallery:
«La rivedeva tutte le notti, – racconta il padre di Italo – quella donna. Quelle immagini, quella scena orrenda non si dimenticano. Ma io gli dicevo: forza e coraggio, Italo, piano piano passerà. Cercavo di tenergli su il morale. I medici mi dicevano di aiutarlo, rischiava di chiudersi definitivamente in sé stesso. Nessuno può sapere cosa si prova, se non lo vive». Il sito in cui attaccavano il motociclista – secondo quanto riporta il padre – aveva 1500 adesioni. Vasto ha appena 40mila abitanti.