Gli scoop del Fatto Quotidiano: censurato il vaticanista del Giornale. Anzi no
11/11/2015 di Boris Sollazzo
Chi conosce i quotidiani sa che chi scrive l’articolo (il bravo Ferruccio Sansa, che però qui ci ha messo del suo), non fa i titoli. Per quello ci sono altre figure professionali, solitamente spregiudicate, che non possono che avere solidarietà da noi dell’internet, sempre alla ricerca del titolo perfetto.
Ma oggi a pagina 8, Il Fatto Quotidiano si è superato.
PARLA IL CRONISTA CENSURATO DALLA CHAOUQUI: “PERSEGUITATO PERCHE’ HO OSATO CRITICARLA”.
E nell’occhiello, questa frase: per vendicarsi chiese aiuto a Verdini e Paolo Berlusconi: “Non deve più scrivere”.
C’è di che scandalizzarsi. Il cronista è Fabio Marchese Ragona, vaticanista de Il Giornale, si capisce che il fratello di Silvione lo ha censurato per paura della presunta corvessa che ha tradito il Papa. Si capisce che Ragona è nei guai, isolato da tutti per la sua onestà intellettuale. E Sansa non fa nulla per toglierci questa convinzione. Anzi, ecco il suo attacco.
“E’ bastato un articolo”. Da allora Francesca Immacolata Chaoqui gliel’ha giurata. Fabio Marchese Ragona, vaticanista del Giornale non pensava che poche decine di righe potessero costargli la carriera.
E poi via al racconto: la Chaoqui che chiama Berlusconi fratello perché il cronista “non scrivesse più nemmeno una riga”. E poi quell’anonimo che scrive che molti suoi colleghi temono di fare “la fine che pare aver fatto il cronista che aveva fornito i maggiori dettagli sull’affare Chaouqui, la cui firma sembra essere sparita dal quotidiano e dal settimanale che avevano ospitato i suoi documentati articoli”.
E Sansa, poi, dà un commento chiarificatore e laconico.
“Un riferimento cucito addosso a Marchese Ragona, giovane collaboratore del Giornale e di Panorama. Insomma tanti sapevano. E tacevano”. E poi, da bravo giornalista, si chiede “Che cosa era successo?”.
E gli risponde proprio il collega.
“Avevo scritto un articolo in cui riferivo dei tweet che Chaoqui risultava aver scritto su Benedetto XVI, Tarcisio Bertone e Giulio Bertoni”. Il testo? “Bertone corrotto”, “Il Papa ha la leucemia”, “Tremonti aveva il conto allo Ior. Ufficializzato che è gay, gliel’hanno chiuso”. Così scrisse il cronista. E da lì sono cominciati i guai. Chaouqui ha preso a coprirmi di insulti su Facebook e Twitter. Mi dava del delinquente, del falsario, del sedicente vaticanista. Mi hanno telefonato tizi che si qualificavano come amici di Berlusconi o di D’Alema”.
Insomma, fin qui un caso di mitomania mista a stalking e calunnie. Ma non di censura. E qui il giornalista del Fatto non si fa saltare la mosca al naso. E affonda il colpo. E fa la domanda risolutiva.
“Ma è vero che Chaouqui è arrivata fino a Paolo Berlusconi e Verdini? Che lei ha smesso di scrivere della Santa Sede?”
La risposta è netta. Inequivocabile. Abbiamo il pezzo, abbiamo il titolo.
“A me non risulta, anzi, Mediaset mi ha assunto. E’ vero, per un periodo mi sono occupato d’altro, ma dovevo girare un documentario sul Papa”.
A quel punto Sansa mangia la foglia.
“Il giornalista – scrive – decise di non entrare in guerra”. Lo confermerebbe lui, il povero Marchese Ragona. “Non mi andava di cacciarmi in polemiche con quei tipi. Di alzare un polverone”.
E il povero precario de Il Giornale, ora, il Vaticano può vederlo solo in cartolina. Anzi, con un documentario. Poverino. Chissà ora chi scrive sul quotidiano di Paolo Berlusconi.
Pag. 14. Taglio basso. Titolo: “Altre carte su Ior e immobili, Vatileaks 2 potrebbe allargarsi”.
Firmato: Fabio Marchese Ragona. Quello che si era giocato la carriera.