Fabrizio Castori, storia dell’uomo che ha portato il Carpi in Serie A
29/04/2015 di Maghdi Abo Abia
La promozione del Carpi in Serie A non ha un solo padre ma certo non si può negare che Fabrizio Castori, tecnico sessantenne di San Severino Marche, alla prima stagione sulla panchina emiliana, non abbia qualche merito. Del resto parliamo di un tecnico capace di conquistare in carriera nove promozioni con un passaggio continuo dalla Promozione alla Serie A, quindi non proprio l’ultimo degli arrivati.
A riprova di ciò, è opportuno ricordare che il Carpi ha il ventunesimo monte ingaggi della Serie B su 22 squadre. E tutto è dato dalla motivazione, altrimenti non si spiega come la squadra biancorossa possa aver pensato solamente di salire in Serie A con un costo aziendale complessivo di 4,5 milioni di euro. Di questi soldi tre milioni sono serviti per i calciatori mentre la gestione ha richiesto 1,5 milioni. Merito della gestione del direttore sportivo, Cristiano Giuntoli, che ai microfoni di Sky Sport ha sottolineato come al momento della promozione dalla Lega Pro alla B dopo il confronto in finale contro il Lecce, il Carpi aveva avuto ragione di una squadra che aveva 14 milioni di euro di costo azienda.
Pochi soldi, molte idee. Questo in sostanza il messaggio, fatto proprio anche da Fabrizio Castori. Il Gazzettino spiega che Castori nel febbraio 2014 era pronto ad allenare in Ucraina il Metalurg Donetsk. Un’avventura importante anche dal punto di vista economico, come confermato da Castori stesso: «Mi offrivano un sacco di soldi. Poi è scoppiata la guerra e la trattativa è saltata, ma va bene così». Trovatosi improvvisamente “a spasso” è arrivata l’offerta del Carpi in Serie B. Un contratto annuale a meno di 50.000 euro l’anno, almeno secondo le voci. Uno stipendio forse basso, ma rinforzato dal premio salvezza, superiore a 50.000 euro.
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Carpi non è Sassuolo. Stefano Bonacini, presidente conosciuto nel mondo dell’abbigliamento come “mr. Gaudì” non può mantenere il passo con Giorgio Squinzi e Mapei. Nonostante questo, grazie all’aiuto del suo direttore sportivo, ha dato a Fabrizio Castori un gruppo coeso e unito, in grado di muoversi come fosse un sol uomo e rivelatosi forse più efficace del 4-4-1-1 andato in scena a Carpi e anche migliore dei goal di Jerry Mbakogu. Forza, sacrificio, concentrazione. Queste le parole chiave di un gruppo guidato da un ottimo allenatore ed un eccellente motivatore come Fabrizio Castori.
La prova? La sua permanenza sulla panchina del Cesena dal 2003 al 2008, con la nascita dell’ossatura della squadra che oggi si muove con alterne fortune tra A e B. E proprio al Cesena è legato forse il momento più difficile di Castori. Lumezzane-Cesena, finale di ritorno dei playoff promozione dell’allora Serie C. Era il 21 giugno 2004. L’andata a Cesena si chiuse 1-1 e al Lumezzane sarebbe bastato un pari per la promozione in B. Dopo la fine del tempo regolamentare per 0-0, nel primo supplementare Nello Russo risponde al vantaggio cesenate con Biserni, aprendo le porte della qualificazione al Lumezzane.
Il resto si mischia tra storia e leggenda. Pietro Strada del Lumezzane va a festeggiare con i compagni davanti alla panchina del Cesena. Insulti, fischi. Ad un certo punto un’ombra esce dalla panchina, va verso Strada e gli molla un pugno. Era Fabrizio Castori. In campo succede di tutto. Strada resta a terra, i giocatori si picchiano. Intervengono le forze dell’ordine. Si riprende a giocare e nel secondo tempo Strada viene espulso per somma d’ammonizioni per perdita di tempo. Il Cesena riesce a segnare il goal che vale la Serie B con Ambrogioni nel secondo tempo supplementare. Il giudice sportivo decise per una squalifica di tre anni per Castori, ridotta a due in appello. Dal punto di vista penale invece Piero Strada ricevette 25.000 euro in virtù di un accordo extragiudiziale. All’epoca, undici anni fa, si parlò della fine della carriera di allenatore per Castori, che si prepara ad affrontare l’Olimpo del calcio.
(Photocredit ANSA/ELISABETTA BARACCHI)