Fiat Chrysler accusata di aver truccato le emissioni diesel. Titolo risale in Borsa
12/01/2017 di Redazione
Alti e bassi in borsa per Fiat Chrysler, che a Piazza Affari giovedì in una sola seduta ha lasciato il 16,14% del suo valore chiudendo a quota 8,78 euro per azione: dato negativo seguito poi venerdì mattina da un significativo rialzo (+7,4% a 9,44 euro in apertura).
LEGGI ANCHE > Fiat Chrysler e Ford investono negli USA (e Trump ringrazia)
FIAT CHRYSLER, DI COSA È ACCUSATA FCA
Il titolo Fca è crollato dopo la notizia americana di una accusa da parte dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente di aver truccato le emissioni diesel. Secondo l’Epa, su 104mila veicoli diesel venduti negli Stati Uniti sarebbe stato inserito un software che permetteva di modificare i livelli delle emissioni. Come si legge in un comunicato la casa automobilistica avrebbe usato software per barare nei modelli prodotti nel 2014, 2015 e 2016. I software sarebbero stati installati su versioni diesel di Jeep Grand Cherokee e Dodge Ram Truck con motore 3 litri diesel.
«Non comunicare» l’esistenza di un «software che influenza le emissioni è una seria violazione della legge, che può tradursi in un pericoloso inquinamento dell’aria che respiriamo’», è quanto afferma l’Agenzia per la Protezione Ambientale in una nota. «Continuiamo a indagare la natura e l’impatto di questi software. Tutte le case automobilistiche devono giocare con le stesse regole», aggiungono le autorità americane, secondo le quali il software utilizzato da Fca ha molte somiglianze con quello di Volkswagen. Le indagini proseguono, e le autorità americane affermano che Fca non ha finora offerto una spiegazione accettabile su come i dispositivi siano conformi alla legge.
FIAT CHRYSLER, COSA RISCHIA FCA
L’accusa secondo Fca non è veritiera ma secondo funzionari Epa il gruppo Fiat Chrysler Automobiles rischia di dovere pagare una multa potenziale di 44.539 dollari per auto, per un totale di 4,63 miliardi di dollari. In base agli stessi calcoli, Volkswagen per il dieselgate avrebbe potuto pagare una sanzione massima di 17 miliardi di dollari. Alcuni gestori finanziari come Kepler Cheuvreux e Mediobanca oggi sottolineano le differenze del caso Fiat Chrysler con lo scandalo Volkswagen e un rischio più limitato di Fca. La multa, considerando il numero delle auto coinvolte, potrebbe essere tra 450 milioni e 3,4 miliardi di dollari nel peggiore dei casi ma si crede che l’Epa propenderà eventualmente per la pena minore.
FIAT CHRYSLER, REPLICA DELL’AD DI FCA MARCHIONNE
L’amministratore delegato di Fca Sergio Marchionne ha risposto alle accuse dell’agenzia americana rimandandole al mittente, definendole «ingiuste» e sostenendo che il suo gruppo non ha commesso nulla di illegale. La questione non ha «nulla in comune con quanto successo a Volkswagen» – ha precisato l’ad – ricordando che non «è stato usato alcun software illegale», visto che «nessuno è così stupido». Gli obiettivi del piano al 2018 «sono confermati», ha affermato Marchionne nel corso di una conference call sulle accuse delle autorità americane. «Spero – ha aggiunto il manager – che non sia una conseguenza di una guerra politica fra l’amministrazione uscente e quella entrante» negli Stati Uniti. Quello dell’Agenzia per la Protezione Ambientale è il «comportamento di un’agenzia che perderà efficacia».
FIAT CHRYSLER, COMMENTO COMMISSIONE UE
La portavoce della Commissione europea Lucia Caudet ha definito le accuse delle autorità Usa verso Fca «preoccupanti». Bruxelles, ha detto, «è in contatto costante con le autorità americane» che hanno informato «ieri» l’esecutivo europeo di aver ricevuto «insufficienti informazioni» sul controllo delle emissioni. La Commissione, prendendo nota delle osservazioni, «lavora con l’Epa, le autorità nazionali e con Fca per verificare le implicazioni potenziali per i veicoli nella Ue», ha aggiunto la portavoce.
ANCHE RENAULT NEL MIRINO DI INDAGINI SU EMISSIONI
Ma nel mirino di una nuova indagine sulle emissioni finisce in queste ore anche la Renault. Tre giudici francesi infatti indagheranno sui dispositivi utilizzati dalla casa automobilistica per controllare le emissioni dei suoi motori diesel che si sospetta siano truccati. A riferirlo è stata venerdì la procura di Parigi. La notizia ha fatto crollare il titolo in borsa, che venerdì mattina ha registrato anche un calo del 4,06% a 82,05 euro. Il fascicolo giudiziario, a quanto pare, è stato aperto il 12 gennaio. Dopo lo scandalo Volkswagen, una commissione indipendente di esperti aveva constatato l’importante sforamento del limite massimo di emissioni inquinanti su alcuni veicoli diesel venduti in Francia da diversi costruttori, compesa la Renault.
(Foto: REUTERS / Rebecca Cook)