Floyd Mayweather batte Manny Pacquiao ai punti e annuncia: “E’ il mio penultimo match”
03/05/2015 di Boris Sollazzo
FLOYD MAYWEATHER HA BATTUTO MANNY PACQUIAO –
Ancora imbattutto, a un passo dal record di Rocky Marciano. Alle 5 ore italiane è iniziato il match del secolo, soprattutto per il giro di denaro che ha mosso: 400 milioni di dollari (300 di borsa, almeno 90 di diritti televisivi), di cui 120 sono andati al vincitore, il cattivo Floyd Mayweather (e ancora vanno calcolate le percentuali della pay per view, qui da noi l’ha trasmesso Deejay Tv).
Niente da fare per il filippino Manny Pacquiao, niente a che vedere con l’avversario. Già, perché se Floyd è uno dedito al lusso – in maniera quasi fastidiosa per l’esibizione ostentata dello sfarzo – e ai soldi (per questo il suo soprannome è Money e lui lo rivendica definendo il suo staff The Money Team), se è vero che è molto controverso, dall’infanzia difficilissima e piena di zone buie alle accuse di violenza domestica, Pacman, invece, è il “buono” per eccellenza. Deputato nel suo paese, da sempre impegnato in cause che aiutano chi più ha bisogno, ama suonare e a volte cantare, ha persino comprato una squadra di basket del proprio paese e quando può, scende persino in campo qualche minuto. E il suo ruolino vede sì 57 vittorie (nove in più dell’avversario) ma anche 6 pareggi e due sconfitte.
A Las Vegas, a vedere i due, c’erano tutti. Hollywood si è mossa in massa, da De Niro a Clint Eastwood passando per Denzel Washington e Beyoncé (con biglietti che arrivavano a 7500 dollari). Tanto che uno Sylvester Stallone, a cui di solito viene riservato il posto d’onore, si è dovuto accontentare di un posto in platea. Davanti a loro uno spettacolo di tattica, con tecnica spesa con parsimonia e che, alla Alì, alla Foreman, è venuta fuori nei momenti giusti.
Il match è stato in bilico nelle prime nove riprese: le prime tre, per qualche sfumatura, sono andate a Floyd, capace da subito di addormentare il match, difendendosi dagli assalti di Pacquiao, che voleva mettere lo scontro sul piano del dinamismo, dell’assalto, dello scontro aperto, nel quale è più forte. Il pugile statunitense, però, non ci è cascato, ha dominato con la testa e la strategia il ring, impedendo all’avversario di fare il suo gioco e piazzando pochi pugni, ma buoni, che gli hanno portato punti e l’inerzia del duello dalla sua parte. Solo nel quarto round una bella combinazione del filippino lo ha stordito, costringendolo, con un colpo ben assestato, a una guardia prolungata e a momenti di disorientamento. Lì il piccolo Manny non ha saputo approfittarne e per le restanti cinque riprese è sembrata più una partita a scacchi con i guantoni che un match di boxe. Alla fine della nona, infatti, tutto sembrava ancora possibile, ma a quel punto Pacquiao aveva speso troppo e Pretty Boy Floyd aveva ancora, invece, energie in cascina.
Domina il finale Money – che nelle trattative per questo evento aveva ottenuto il 60% della borsa, vincente o perdente che fosse -, con tre round indubbiamente suoi. Il 38enne con la faccia da bambino è stato implacabile e al 36enne Pacman è rimasto solo la protesta per un “verdetto che considero ingiusto, non ha fatto nulla per vincere. L’ho colpito più di quanto lui abbia colpito me: gli ho fatto più male. I punteggi mi lasciano stupito”. Dura da digerire, in effetti, per quest’ultimo, il pugilato tattico dell’americano, fuori dalla sua concezione di questo sport. Finisce così 118-110 per due giudici, 116-112 per il terzo, con l’unanimità in 10 riprese su 12.
La corona dei welter è dell’uomo invincibile, il fenomeno che ha vinto sempre, in ogni categoria in cui è stato. con un ruolino spaventoso: 48-0-0. E probabilmente vorrà raggiungere Marciano dopo quest’ennesima impresa all’MGM Grand Garden Arena e poi ritirarsi, visto che a fine match ha espresso il desiderio di combattere una volta ancora, come da contratto, per poi lasciare la boxe. “E’ tempo per me – ha dichiarato a bordo ring al New York Times – di appendere i guantoni al chiodo”. Sembra che questo atleta di 173 centimetri, potente e arguto almeno quanto è antipatico fuori dal quadrato, seguirà i consigli del padre. “E’ il momento giusto per lasciare” gli ha detto Floyd sr
. Un peccato: dal 2009 lui e Pacquiao avevano rinverdito il fascino dei grandi duelli del pugilato degli anni ’60 e ’70.