Forza Italia, Fitto prepara la “conta” pugliese. Tentato dalla corsa in solitaria
20/03/2015 di Alberto Sofia
Nella mente di Fitto è ormai più che una tentazione. Il “parroco” di Maglie, come lo etichettò Berlusconi, è pronto alla “conta” nel suo feudo pugliese. Lui, come Flavio Tosi in Veneto, è pronto a strappare. Spingendosi fino a presentarsi come candidato governatore anti-Schittulli (quello ufficiale del centrodestra) alle Regionali di fine maggio. In fondo, dopo il commissariamento del partito in Puglia con la nomina imposta dal Cav del suo fedelissimo Luigi Vitali, dal correntone “dissidente” avevano avvertito che non avrebbero sopportato a lungo le minacce di Arcore: «Se ci epureranno dalle liste, non resteremo certo a guardare». Tradotto, ora che la coppia Berlusconi-Vitali insiste nel non voler candidare alcun fittiano, l’ex governatore sta meditando di correre in solitaria.
FITTO, LO STRAPPO È PRONTO
Il progetto, non smentito da fonti interne, potrebbe prevedere una coalizione composta da alcune liste civiche di appoggio all’europarlamentare, già alla guida della Regione dal 2000 al 2005, prima della stagione vendoliana. Certo sarebbe un’operazione rischiosa anche per l’ex governatore: «Anche perché in Puglia Fitto si è fatto nel tempo anche molti nemici. E poi, dopo le Regionali, rischierebbe di trovarsi isolato. Al massimo, in asse con Tosi», spiegano fonti forziste.
Dentro Forza Italia, l’ipotesi di una candidatura di Fitto contro tutti ha però già fatto infuriare il Cav e i suoi “pretoriani“. Perché non sarebbe soltanto l’addio definitivo a qualsiasi speranza di rimonta (già quasi utopica) sul candidato del centrosinistra Michele Emiliano. Ma dalle parti di Palazzo Grazioli sarebbe interpretata come una forte azione di disturbo nei confronti del partito, nel momento in cui è impegnato nella partita a scacchi delle alleanze con Salvini e la Lega Nord.
Sarebbe il definitivo atto di guerra di Fitto e dei suoi seguaci nei confronti di Berlusconi. Lo strappo finale, dopo la contestata campagna dei “Ricostruttori” fittiani per i territori della penisola. Nonostante tra gli azzurri ci sia chi ha provato a bollare le indiscrezioni come semplice “fantapolitica”, in realtà, per il leader e il suo “cerchio magico” sarebbe un incubo ritrovarsi con un “caso Fitto” con le Regionali alle porte. Lo stesso Giovanni Toti, il consigliere politico dell’ex premier, ha avvertito in una nota:
«Io e Matteoli (a capo del tavolo per le alleanze alle Regionali, ndr) avevamo auspicato, mesi or sono, che fosse proprio Fitto a rappresentare in quella sfida il nostro partito e tale proposta era stata respinta ai mittenti, bollata come impossibile, insostenibile e addirittura provocatoria. Sconcertante sarebbe se quella candidatura auspicata allora dal partito si concretizzasse oggi addirittura come elemento di disturbo strumentale tale da danneggiare la nostra parte politica».
Con i suoi fedelissimi Fitto ha però già precisato che, se lo strappo ci sarà, sarà soltanto una reazione alle epurazioni berlusconiane. «Già nel tour dei Ricostruttori non mancavano le minacce dal partito nei confronti chi voleva partecipare alle nostre iniziative. Adesso è troppo, vogliono escluderci dalle liste», rilanciano dal fronte fittiano. Di certo, il capo dei dissidenti forzisti (sabato a Roma per una nuova iniziativa, ndr) non si limiterà a una lista personale d’appoggio a quella di Schittulli. Se il divorzio ci sarà, sarà totale. E i suoi uomini sono già all’erta. Una decisione dovrebbe essere presa entro fine marzo. Dieci giorni per architettare un’iniziativa ad altissimo rischio. Ma quasi forzata, se «il Cav non farà retromarcia sulle liste, tentando di spingerci fuori dal partito», rivelano fonti interne.
FORZA ITALIA E LA GUERRA DI NERVI CON LA LEGA SULLE REGIONALI –
Non sarebbe l’unica grana da affrontare per il Cav, che da mesi ormai non controlla più i gruppi parlamentari. Stretto in una tenaglia, tra dissidenti pro-Nazareno legati a Denis Verdini da una parte, e le minoranze fittiane dall’altra. Se con il senatore toscano – regista del documento politico dei 17 contrari al “no” alle Riforme” – il rapporto è tutt’altro che sereno, quando mancano meno poco più di due mesi alle urne il confronto con il Carroccio resta ancora in una fase di stallo. Mentre Salvini, forte del consenso leghista, rilancia con i suoi diktat dalla formula “prendere o lasciare“, il Cav è consapevole che, dopo la strappo tosiano, i voti di Fi saranno decisivi in Veneto. Per questo vuole ridiscutere tutto prima di confermare l’appoggio forzista a Luca Zaia. A partire dalle candidature in Toscana e Liguria, con la richiesta di ritirare quelle annunciate dal Carroccio di Claudio Borghi (secondo voci interne, ormai più che in bilico) ed Edoardo Rixi. Nel feudo toscano, tra l’altro, dopo il nome del giovane Giorgio Silli, dentro Fi sta cominciando a circolare anche la “carta” Giovanni Toti come candidato presidente.
“BLINDARE” CALDORO: L’ULTIMA SPERANZA DEL CAV
La priorità forzista resta però riuscire a confermare Stefano Caldoro. Sarà in Campania che il partito del Cav, ormai ai minimi termini nei sondaggi, si giocherà tutto. Per questo tra le condizioni imposte da Berlusconi a Salvini per siglare l’intesa veneta c’è anche quella di non creare problemi di fronte all’alleanza tra Fi e Ncd in terra campana. Compresa la richiesta di non presentare la lista “Noi con Salvini“, che sarebbe interpretata come un’operazione di disturbo ai danni di Caldoro. Se perdesse anche l’ultimo governatore rimasto, Berlusconi rischierebbe un nuovo terremoto all’interno del partito. Un tramonto, per Fi, che lo stesso Fitto potrebbe ora accelerare, se deciderà di correre in Puglia contro tutti. Per l’ultima sfida al Cav.