Francesca Piccinini e la verità sul mobbing e la nazionale
10/10/2012 di Niccolo' Carosio
Un racconto impressionante, quello che Francesca Piccinini fa al Corriere della Sera nell’articolo a firma di Gaia Piccardi che chiude la pagina dello sport del quotidiano. Parla di rapporto quotidiano con certe compagne”travagliato”, e dice di volersi sfogare anche per le compagne. Tutto comincia più o meno un anno fa:
Luglio 2011. Francesca è in nazionale. Si sente spossata, senza forze, sempre stanca. «Non sarò mica bollita?, mi domando». Le fanno fare gli esami del sangue. Il medico della squadra, Fabrizio Ferrazza, sembra spegnere l’allarme: «Tranquilla Franci, mi dice, hai qualche parametro sfasato, nulla di grave, sarà stress». La situazione, però, non migliora. La Picci è un fantasma, l’ombra di se stessa anche nel club. Il 17 ottobre, con due mesi di ritardo, gli esami arrivano a Bergamo. La realtà è ben diversa. «Di tutti valori della tiroide, non ce n’era uno a posto. Numeri sette volte fuori dalla norma. Nel frattempo la caviglia destra si gonfia a dismisura, senza motivo». Sono giorni difficili. «Ho pensato al peggio: leucemia, tumore… Maperlomeno il problema era stato individuato, e ho cominciato a curare la tiroide. Macome ha fatto Ferrazza a dirmi che era tutto ok?!».
Francesca avverte l’allenatore che si vuole fermare. Ma cominciano anche le accuse di “interesse personale”, che arrivano dal capitano Eleonora Lo Bianco.
Tra febbraio e marzo scorsi, avvicinandosi la preparazione olimpica, chiama prima l’allenatore («Che non si fa trovare») e poi il presidente Magri, che per la ragion di stato nasconde le scorie di un rapporto a pezzi sotto il tappeto. Arriva la convocazione a Londra 2012. «E io mi rendo conto che sarà un incubo». Barbolini le chiede di fare 4 mesi di pre-ritiro con le giovani. Raccoglie i cesti di palloni senza fiatare. «Mobbing» dice oggi, usando un termine un po’ forte. «Ho sopportato tutto: volevo i Giochi, volevo l’oro che ci mancava». A Londra, l’Italia va a rotoli: quinta, buttata fuori dalla Corea del Sud. «Per conquistare un’Olimpiade devi meritartelo ed essere un gruppo, e noi non lo eravamo». A Barbolini rimprovera scarso carattere: «Si fa influenzare troppo». Da chi? «Dalle senatrici ». Che oggi sono a Istanbul, con lui. «La verità è che le persone scomode vengono fatte fuori e adesso spero che qualcun’altra abbia il coraggio di parlare. Non sono mai stata una leccaculo né un’ipocrita: è il sistema che non funziona. Quinte al Mondiale, quarte all’Europeo, quinte ai Giochi. E potevamo vincere tutto».