Frank Seramondi, la confessione dei due killer: «L’abbiamo ucciso perché ci faceva concorrenza»

Frank Seramondi

e Giovanna Ferrari uccisi da due «concorrenti in affari». Nelle ore scorse la polizia ha fermato due uomini, un pakistano e un indiano, che avrebbero freddato i due coniugi gestori della pizzeria in centro a Brescia per eliminare la concorrenza alla loro attività di ristorazione. Nel corso della conferenza stampa di stamattina, poi, è arrivata la conferma delle autorità: dai due killer ci sarebbe stata «una confessione piena».

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Ansa/ Filippo Venezia

FRANK SERAMONDI: I KILLER CONFESSANO –

Nel corso della conferenza stampa di questa mattina, il procuratore capo di Brescia Tommaso Buonanno ha riferito ai giornalisti che i due killer avrebbero confessato l’omicidio dei Seramondi: «Abbiamo raccolto la confessione piena di chi ha commesso il duplice omicidio. Gli autori sono gli stessi dell’agguato di un mese fa ai danni del dipendente dei Seramondi». Secondo il procuratore Buonanno, infatti, i due sarebbero anche responsabili dell’agguato ad un dipendente del locale dei Seramondi, un pizzaiolo albanese di 42 anni, colpito da alcuni proiettili mentre, all’alba, si stava recando al lavoro nel negozio di “Frank”. Buonanno ha poi parlato delle indagini che hanno portato al fermo dei due uomini: «Fondamentali per l’individuazione degli autori – ha spiegato Buonanno – sono stati le videoregistrazioni effettuate all’interno e all’esterno del locale dove è avvenuto il duplice omicidio». Buonanno ha poi spiegato che «gli autori stavano tentando di distruggere il motorino usato per la spietata esecuzione dell’omicidio».

FRANK SERAMONDI: IL KILLER IN TV –

«Gli arrestati hanno detto di aver ammazzato per questioni di concorrenza rispetto alla pizzeria da Frank» ha detto il capo della Squadra Mobile di Brescia, Giuseppe Schettino. Sarebbe stato il pakistano, Muhammad Adnan, ad esplodere i quattro colpi di fucile all’indirizzo di Giovanna e Frank Seramondi. L’uomo, 32 anni, aveva avuto rapporti di lavoro con le vittime. Dopo l’omicidio è tornato nel suo locale poco distante dal luogo del delitto e ha rilasciato dichiarazioni alle televisioni presenti. Non solo: avrebbe anche ripreso con il suo telefonino l’arrivo delle forze dell’ordine. L’indiano, Sarbjit Singh, non aveva collegamenti con Brescia, ma a incastrarlo è stata una sua impronta ritrovata all’interno della pizzeria. Sarebbe stata quell’impronta a determinare la svolta nelle indagini: «Durante la fuga gli assassini si sono liberati di tutto quanto utilizzato per l’agguato» ha spiegato il capo della Mobile. Il fucile a canne mozze è stato trovato in un fossato poco distante dal luogo dell’omicidio, il motorino usato per la fuga eè stato recuperato. Ancora da ritrovare i vestiti: i due dicono di averli buttati in un cassonetto.

FRANK SERAMONDI: FERMATI I PRESUNTI KILLER –

Gli ultimi sviluppi nelle indagini sull’omicidio di Frank Seramondi e della moglie Giovanna, uccisi lo scorso 11 agosto in un agguato in piena regola nel centro della città lombarda, sono riportati dal Corriere della Sera:

Gli agenti della squadra mobile di Brescia hanno anche recuperato l’arma che ritengono sia stata utilizzata dai due killer. Si tratta di un fucile a canne mozze. […] Messi sotto torchio, hanno confessato davanti al magistrato: «Lo abbiamo ucciso perché ci faceva concorrenza, non potevamo lavorare. Aveva il monopolio di pizza e brioches a Brescia».

Gli inquirenti, tuttavia, stanno approfondendo il movente:

Alla base del duplice omicidio ci potrebbero essere anche ragioni economiche. Un debito, forse, che i killer avevano con le vittime, oltre alla querelle legata alla cessione del negozio «Dolce & salato» avvenuta nel 2011 per circa 200 mila euro. […] Il pakistano e l’indiano conoscevano bene «Frank»: da lui avevano rilevato il suo precedente locale «Dolce e Salato», non distante alla pizzeria delle vittime, poi fallito. Sembra che i rapporti tra Seramondi e i suoi killer abbiano iniziato ad incrinarsi nel 2010 quando un’ordinanza del Comune di Brescia obbligava la proprietà del «Dolce e Salato» a chiudere alle 22, per motivi di ordine pubblico, mentre vicina la pizzeria da Frank poteva rimanere aperta tutta la notte. Ora, pare che gli assassini dovessero ancora del denaro ai vecchi titolari, ma non erano più in condizioni di pagare.

FRANK SERAMONDI, LA REAZIONE DEL FIGLIO MARCO –

La notizia del fermo dei due presunti assassini di Frank e Giovanna Seramondi ha scatenato la reazione di parte della cittadinanza di Brescia: molte persone si sono radunate davanti alla Questura, minacciando il linciaggio dei due uomini all’arrivo dell’auto che li trasportava. Il figlio della coppia, Marco Seramondi, ha però invitato tutti alla calma:

Marco Seramondi, figlio della coppia, alla notizia del fermo è intervenuto sulla sua pagina Facebook in risposta ai tanti commenti che stavano arrivando: «Ragazzi. Stiamo calmi. Io non ho alcuna conferma diretta – ha scritto – Comunque sia voglio giustizia e non vendetta. Vi prego non fate cazzate».

(Photocredit copertina: Ansa/ Filippo Venezia)

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