«La fuga dei giovani italiani minaccia il futuro dell’Italia»
25/12/2014 di Andrea Mollica
Sempre più giovani lasciano l’Italia per cercare lavoro all’estero, vista l’assenza di opportunità nel nostro Paese. L’alta qualità delle giovani risorse umane che abbandonano il nostro mercato del lavoro è un fenomeno inquietante per i prossimi decenni. L’addio dei giovani italiani significa un «brain drain, una sottrazione di risorse intellettuali, che pagheremo in futuro con una forza lavoro meno istruita di quanto servirebbe.
L’ITALIA E LA FUGA DEI GIOVANI – Il quotidiano svizzero Neue Zürcher Zeitung dedica un approfondimento sulla fuga dei giovani italiani dal nostro Paese. Lo spunto sono i dati Istat pubblicati ieri, che hanno evidenziato una sensazione sempre più diffusa tra le giovani generazioni italiane. I giovani laureati o diplomati, scoraggiati dalla mancanze di prospettive e da un mercato del lavoro che offre pochi posti di lavoro qualificati e retribuiti, preferiscono emigrare verso l’estero. Nel 2013, come rilevato dall’Istat, più di 82 mila persone hanno abbandonato l’Italia, il numero più alto negli ultimi decenni, con un incremento del 21% rispetto al 2012. NZZ rimarca come l’Italia stia gradualmente tornando agli anni sessanta, ovvero un Paese di emigranti. Oggi però c’è una differenza importante che pone interrogativi inquietanti sul nostro futuro. In questi anni i giovani che dicono addio all’Italia sono in prevalenza laureati e diplomati. Sono ingegneri, architetti, biologi o risorse umane ad alta formazione che cercano di diventare professionisti in altri Paesi europei, in primis Gran Bretagna e Germania, ma anche Svizzera e Francia, vista l’impossibilità di compiere questo percorso in Italia.
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I GIOVANI E IL BRAIN DRAIN – Neue Zürcher Zeitung racconta come un agente immobiliare abbia espresso con orgoglio il desiderio del proprio figlio di emigrare verso l’Australia dopo i suoi studi in ingegneria. A Sidney i giovani laureati ottengono chance importanti, a differenza che nell’Italia del Sud. Il padre interrogato da NZZ ha però confessato subito dopo la grande amarezza per il trasferimento del figlio, che andrà a vivere dall’altra parte del mondo. «La coesione familiare è considerata generalmente più importante in Italia rispetto all’Europa del Nord. La crisi economica e l’alta disoccupazione costringono però sempre più giovani ad accomiatarsi dallo stile di vita tradizionale del nostro Paese», rimarca il quotidiano zurighese. Per NZZ la nuova ondata di emigrazione non colpisce severamente solo le famiglie, perché il «brain drain» rappresenterà a lungo termine un problema economica sempre più rilevante per l’Italia. La fuga di giovani laureati e diplomati significa un impoverimento del capitale umano del nostro Paese, oltre che un ingente spreco di risorse. L’Italia, con l’istruzione pubblica, ha speso importanti quantità di denaro per formare persone che poi andranno all’estero ad applicare le loro conoscenze acquisite nei nostri istituti scolastici e universitari.
Photo credit: Marco Di Lauro/Getty Images