Gabrielli: «A Bolzaneto ci fu tortura»

19/07/2017 di Redazione

Se fosse stato capo della polizia ai tempi del G8 di Genova, Franco Gabrielli si sarebbe dimesso. Lo ha raccontato a Carlo Bonini di Repubblica. Un’intervista sui fatti della scuola Diaz e della caserma di Bolzaneto – «dove c’è stata tortura», ammette Gabrielli – proprio nei giorni in cui i poliziotti condannati per falso torneranno in servizio. Almeno la metà tra loro che nel frattempo non è andata in pensione.

Tra pochi giorni scadrà infatti l’interdizione dai pubblici uffici, scattata insieme alle pene che gli sono state inflitte cinque anni fa per i fatti della Diaz. Le condanne  arrivarono solo per il reato di falso, relativo al verbale in cui si dichiarava che all’interno della scuola erano presenti anche molotov, in realtà introdotte da alcuni agenti. Il problema è stato il mancato accertamento delle «responsabilità sistemiche», ha spiegato Franco Gabrielli.

«Da capo della Polizia, penso sempre che quando in una piazza viene fatto un uso abnorme della forza da parte di un reparto mobile la responsabilità vada cercata non soltanto e non tanto a partire dal singolo poliziotto che ha abusato del suo manganello ma, al contrario, dal funzionario o dal dirigente che ha ordinato una carica che non andava ordinata», spiega Gabrielli, rivelando a Bonini: «Se io fossi stato Gianni De Gennaro mi sarei assunto le mie responsabilità senza se e senza ma. Mi sarei dimesso. Per il bene della Polizia».

Gabrielli, che all’epoca dei fatti della Diaz era il capo della Digos di Roma, a Genova non c’era, è stata la sua «fortuna di poliziotto». «Questo significa che oggi non ho niente o nessuno da difendere», spiega non risparmiando giudizi duri su quanto avvenne al G8 del 2001:

A Genova un’infinità di persone, incolpevoli, subirono violenze fisiche e psicologiche che hanno segnato le loro vite. E se tutto questo, ancora oggi, è motivo di dolore, rancore, diffidenza, beh, allora vuol dire che, in questi sedici anni, la riflessione non è stata sufficiente. Né è stato sufficiente chiedere scusa a posteriori. (…) Se il G8 di Genova è diventato un benchmark cui si è condannati a restare crocefissi, questo vuol dire non solo che non è stato messo un punto. Ma, soprattutto, che il momento di mettere questo punto è arrivato

GABRIELLI:«A BOLZANETO FU TORTURA»

Per il capo della Polizia Gabrielli non c’è alcun dubbio: quello che successo nella caserma di Genova Bolzaneto fu «tortura, lo dico chiaro». E se per quei fatti ci furono solo «condanne modeste» e non quelle «esemplari» scattate per la Diaz è solo per «l’assenza di una norma  che configurasse il reato di tortura e l’improvviso evaporare della catena di comando e di responsabilità che aveva posto le premesse per cui una caserma del reparto movile della polizia si trasformasse in un “garage Olimpo”».

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Per i fatti della scuola Diaz vennero colpiti anche alcuni tra i massimi dirigenti di allora finiti per un certo tempo ai domiciliari, come Francesco Gratteri e Giovanni Luperi. E tra gli agenti che saranno a breve reintegrati figurano anche l’ex capo dello Sco Gilberto Caldarozzi, l’ex dirigente della Digos genovese Spartaco Mortola e il funzionario di polizia Pietro Troiani, mentre Massimo Nucera, il poliziotto che raccontò di aver ricevuto una coltellata, è già rientrato in servizio.

«Non ci sarà una nuova Genova» – assicura Gabrielli, spiegando a Repubblica che: «il nostro sistema di prevenzione e sicurezza è oggi quello che conosciamo anche perché c’è stata Genova. Oggi il nostro baricentro è spostato sulla prevenzione prima che sulla repressione».

Foto copertina: ANSA / ETTORE FERRARI

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