Quanto ci costa il Giro d’Italia: la Rai l’ha pagato il doppio?
20/04/2017 di Gianmichele Laino
«La Rai è stata abile a mantenere i diritti televisivi del Giro d’Italia, anche se c’erano molti broadcaster interessati». Parola di Urbano Cairo, amministratore delegato di RCS, il gruppo editoriale che sta dietro alla Gazzetta dello Sport e, di conseguenza, all’organizzazione della Corsa Rosa. I costi della manifestazione ciclistica più importante d’Italia, giunta alla sua 100ª edizione, però, sono stati oggetto di un’interrogazione parlamentare da parte di Michele Anzaldi (Pd) e hanno fornito altro materiale per mettere in discussione il direttore generale della Rai Antonio Campo Dall’Orto.
GIRO D’ITALIA RAI: L’INTERROGAZIONE DI ANZALDI
«Secondo quanto riportato da alcuni organi di stampa – sostiene Anzaldi – la Rai avrebbe acquisito i diritti televisivi del Giro d’Italia per i prossimi quattro anni a un prezzo di 12 milioni l’anno. Le edizioni precedenti della manifestazione, però, erano state acquistate per 5 milioni. Perché il costo è più che raddoppiato?». In questi giorni, ha fatto molto rumore il balletto delle cifre. E c’è chi ha ipotizzato, dietro a questa polemica, che le modalità troppo tenere con cui sono state condotte le trattative da parte di Campo Dall’Orto sarebbero dovute alla collaborazione con l’editore Cairo quando era alla direzione di La7, emittente di proprietà proprio del gruppo Cairo Communication.
GIRO D’ITALIA RAI, LA DIFESA DI URBANO CAIRO
«A chi si stupisce dei valori importanti del Giro d’Italia – che, secondo quanto si apprende, verranno spiegati domani nel dettaglio in una conferenza stampa -, voglio solo fare un paragone con il Tour de France: la corsa francese vende alle televisioni i diritti alla cifra di 35 milioni di euro e ha un fatturato complessivo di 100 milioni di euro, decisamente superiore a quello del Giro». La difesa di Urbano Cairo si basa anche sul fatto che per la Rai sarebbe stato impossibile rinunciare alla Corsa Rosa, specialmente nell’anno della sua 100ª edizione e che il servizio pubblico ha tutte le carte in regola per coprire l’evento con la massima professionalità.
Sulla stessa linea di Cairo è Carlo Freccero, componente del cda Rai: «Rinunciare al Giro sarebbe stato come rinunciare alle partite della nazionale di calcio. La corsa è qualcosa di indentitario che contribuisce a dare sostanza al servizio pubblico». Tuttavia, la trattativa – secondo lo stesso Freccero – è stata portata avanti interamente da Campo Dall’Orto e che il consiglio di amministrazione, a quel punto, ha potuto soltanto prendere atto di quanto fatto dal direttore generale.
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Resta il dilemma – se le cifre dovessero essere confermate – sull’opportunità di pagare più del doppio per una manifestazione che il servizio pubblico ha sempre trasmesso a condizioni economiche migliori. Ma al Giro non si rinuncia. E la Rai (tanto per citare una sua famosa produzione), invece che lasciare, ha raddoppiato.
(FOTO: ANSA / MATTEO BAZZI)