Giulio Andreotti e il mistero dell’archivio segreto
06/05/2013 di Alessandra Cristofari
Oggi, alle 12:25, si è spenta una figura imponente della politica italiana. Giulio Andreotti è morto e se ne va con la sua importanza, successi e ombre della storia repubblicana italiana e in eredità lascia il suo Archivio Segreto: c’è qualcuno che sta tremando?
GIULIO ANDREOTTI È MORTO – Giulio Andreotti si è spento a 94 anni e ha passato l’intera vita tra i piani alti del potere del nostro paese. Diciannove volte ministro, sette volte presidente del Consiglio: Andreotti rappresenta lo yin e yang della politica italiana e, probabilmente, non sarà mai possibile scindere la luce dalle ombre della sua carriera politica, perfettamente coesa in un equilibrio apparentemente perfetto. Dei suoi segreti, resta il silenzio che porterà oltre l’esistenza terrena ma anche l’Archivio Segreto di 3.500 faldoni, considerato già nel 2007 “di interesse storico particolarmente rilevante”. Quando è stato trasferito da via Borgognona, 47 in via delle Coppelle, 35 nel Palazzo Baldassini, l’Ansa ha avuto la possibilità di fotografarlo e di visitarlo nel caveau blindato dell’Istituto Don Sturzo.
guarda le immagini:
STORIA D’ITALIA – L’Archivio Storico di Giulio Andreotti racchiude un’ampia fetta della storia italiana di metà novecento e il laboratorio “Nestor” di Tor Vergata, in collaborazione con l’istituto Luigi Sturzo ha presentato il progetto Giuli.a, un sistema di archiviazione digitale multimediale per rendere il materiale, raccolto da Andreotti, fruibile dalle moderne forme di comunicazione. Quanto materiale è riuscito a raccogliere il politico? Si parla di 3.500 faldoni contenenti documenti, fotografie e materiali cinematografici che Nestor ha iniziato a digitalizzare. Flavia Nardelli, dell’istituto Luigi Sturzo dichiarò all’Ansa, al momento della presentazione del progetto “Giuli.a” dichiarò all’Ansa: “L’Archivio Andreotti rappresenta un punto di grande forze per l’istituto e per noi è stato un grande onore quando il Presidente ha deciso di depositarlo e di donarlo all’istituto”. Sulla mole di materiale ha aggiunto: “È un archivio straordinariamente grande perché è fatto di 3.500 faldoni, quando normalmente un archivio medio è fatto di 500-600 faldoni e già questo fornisce un’idea della dimensione di questo archivio”. L’archivio ha delle “sezioni particolarmente significative” ha detto ancora Nardelli “È inutile che io vi dica che quello della politica estera è uno di questi”.
I SEGRETI DEL DIVO GIULIO – “Il suo archivio è molto ricco di carte, documenti, lettere, fotografie, interviste e l’interesse è proprio nella complessità di queste fonti che costruiscono dei percorsi particolarmente significativi” ha commentato Nardelli. Maurizio Talamo, presidente laboratorio “Nestor” ha aggiunto: “L’archivio permette di cercare in modo guidato, attraverso alcune parole chiave, i contenuti di proprio interesse attraverso l’interazione con il sistema. L’archivio permette di accedere a informazioni che incrementano la ricerca”. La digitalizzazione dell’Archivio Storico ne protegge la durata nel tempo e agevola la ricerca ma l’archivio può anche continuare a crescere nel tempo e ad arricchirsi. Giulio Andreotti ha selezionato con cura il materiale come gli ha insegnato il suo primo mestiere, quello di giornalista. L’Archivio Storico digitalizzato riguarda le attività di Andreotti dal 1980 al 1993 particolarmente ricco dell’esperienza acquisita negli anni dell’attività di Ministro degli Esteri. In un video andato in onda su Tv7, le telecamere entrano all’interno del caveau blindato dove è possibile avvicinarsi ai faldoni. Nel filmato, che risale al 2010, la telecamera inquadra i documenti e si legge “Libano”, un esempio di come la vicenda storica è stata interpretata dalla visione di Giulio Andreotti. Nardelli che accompagna la troupe della Rai, spiega che “La raccolta serviva ad Andreotti anche per la sua attività di Governo”. I faldoni hanno titoli semplici come “Viaggio in Asia” o “Ebrei”, probabilmente contengono “i rapporti con la comunità ebraica”. Sui documenti ci sono anche indicazioni scritte a mano da Andreotti stesso che indica in quale settore si deve inserire il materiale e per gli studiosi “il materiale è di straordinario interesse. Gran parte dei documenti è inedita”. Ci sono testimonianze dei rapporti tra Occidente e Est-Sovietico negli anni della Guerra Fredda come quando Giulio Andreotti invitò Andrei Gromyko, un potente sovietico ministro degli Esteri russo, a ripensare al boicottaggio di Mosca nei confronti delle Olimpiadi di Los Angeles. Foto di visite ufficiali con i potenti esteri, immagini di bombardamenti, visite di altri politici come Craxi in Cina: il divo Giulio Andreotti conserva tutto, dalle pietanze dei menù consumati all’Estero, al programma della crociera. Ci sono anche ricordi personali come il diario scolastico del bambino Andreotti della quarta elementare della scuola Diaz di Milano risalente al 1928 dove racconta dell’attentato al Re del 16 aprile del 1928, in cui morirono 16 persone in piazza Giulio Cesare. L’Archivio Andreotti ha un valore inestimabile e chissà se al suo interno non ci siano anche verità in grado di far tremare ancora l’assetto istituzionale.
guarda il video della visita dell’Archivio Andreotti:
(Photo Credit/Screenshot Ansa)