Gli americani saranno più asiatici e meno latini
26/06/2014 di Redazione
L’appeal degli Stati Uniti per chi vive a Sud del Rio Grande è in calo, così come la natalità tra gli immigrati d’origine latina, così aumenta la rilevanza degli immigrati d’origine asiatica nel mix demografico statunitense.
IL CALO DEGLI ISPANICI – Siamo al secondo anno di seguito nel quale l’immigrazione che attraversa il Pacifico segna numeri superiori a quella proveniente da Sud, 338.000 asiatici contro i 224.000 ispanici. Per i primi si tratta di un aumento del 68% sul picco ragistrato alla vigilia della recessione, intorno al 2008, per i secondi di un picco negativo del 60% rispetto ai massimi registrati nel 2005 e 2006, almeno stando ai calcoli di William Frey, demografo della Brookings Institution di Washington.
DIVERSE CAUSE – Ma non è stata la recessione a cambiare le carte in tavola, hanno contribuito anche fattori esogeni come il parallelo crescere di molte economie nei paesi a sud degli Stati Uniti e il rafforzamento della guardia ai confini terrestri, attraverso i quali passavano a migliaia i sudamericani e centramericani in cerca di fortuna.
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IL BILANCIO DEMOGRAFICO – Persistendo la bassa natalità della popolazione bianca, gli aumenti demografici restano patrimonio delle minoranze e i latini sono tra quelle che più velocemente stanno avvicinando il loro tasso di fertilità ai valori più bassi, una tendenza osservata anche in Sudamerica, anche con maggiore evidenza. I bianchi non ispanici occupano comunque il 62,6% dei posti pubblici, un dato in leggero calo dal 63% dell’anno precedente, ma sostanzialmente stabile, soprattutto considerando che sono il gruppo con l’età media più elevata e che per il secondo anno ha registrato un numero di morti superiori alle nascite. Dopo i bianchi non ispanici, la popolazione degli Stati Uniti è ora composta da un 17% di latini, da un 12% di neri e dal 5% di asiatici, mentre i nativi, indiani americani o hawaiiani, sono appena l’1%.