I messaggi hot tra la Chaouqui e monsignor Vallejo: «S. vuole tromxxre. Che facciamo?»
26/11/2015 di Redazione
Linguaggio da trivio e contenuti allineati nei dialoghi via Whatsapp tra Francesca Immacolata Chaouqui e monsignor Lucio Angel Vallejo Balda, ora a processo per lo scandalo Vatileaks, accusati di spionaggio e altri reati. Riporta gli sms Libero
L’OFFERTA DELLA CUGINA AL MONSIGNORE –
I messaggi scambiati tra Francesca Immacolata Chaouqui e monsignor Lucio Angel Vallejo Balda non lasciano spazio alla fantasia:
«Xxxxx vuole trombare. Che facciamo?». «Io no», risponde secco il monsignore. Ma Chaouqui torna alla carica: «Tu sei perfetto, Xxxxx è morbidissima. Perché non va bene?». «Lassa perdere. È brutta»
«MIA MAMMA TI PORTA DA SILVANA» –
Linguaggio ed offerte esplicite, altrettanto esplicito il rifiuto, non fondato su motivi etici o di opportunità, al vescovo la cugina non piace, altri motivi non ce ne sono e se Chaouqui fa un’offerta del genere è perché sa che il presule, con il quale ha un rapporto molto stretto, non si offenderà. Eppure Chaouqui aveva fatto di tutto per «vendere» la cugina al prelato, probabile parte di una strategia mirata a legarlo ancora di più a sé:
«Senti scrive ora che vai a San Sosti (il paese in Calabria di cui è originaria) – mia mamma ti porta da Xxxxx … è perfetta, ed è una mia cugina, così può anche essere salvato il patrimonio genetico. Poi mi dici che ne pensi. 36 anni. Morbida»
COME LA FENECH E BANFI –
Sembra un film cochon degli anni ’70, c’è persino la madre-zia che si adopera per favorire la congiunzione carnale della nipote con il don, e in effetti i dialoghi tra i due a tratti ricordano un po’ quelli tra Banfi e la Fenech, tanto che di fronte all’anziano prelato che traccheggiava, la Chaouqui ha affondato esplicitamente:
«Martedì sera viene a casa tua a trombare. Ok?».
Niente ok dal vescovo, che, siamo nell’aprile scorso, forse comincia a soffrire la pressione della giovane conoscente, che lo marca stretto con richieste utili alla sua attività, ma che mostra anche di essere parte di un disegno che non la vede come unica impegnata e convinta di poter manovrare il monsignore alternando blandizie e minacce.
«Se continui a fare di testa tua con noi hai chiuso – minaccia la pierre -. Io sono stanca di farti da badante. Pietro (autista amico di lei, ndr) serve perché gli altri vedano che sei protetto», «se fai casino… con la tua sicurezza e la tua protezione hai chiuso».
LA SGRIDATA A VALLEJO –
A Vallejo le imposizioni della donna vanno strette, così riferisce il Resto del Carlino riportando il contenuto di altri messaggi:
«Te lo dico per l’ultima volta. Dopo lo dico al mio capo (?). Tu non devi frequentare il centro e le periferie o fare pranzi di lavoro o andare in giro senza essere accompagnato». Un profluvio: «Se tu vai al centro così fai minchiate, se continui così fai casini, io non voglio gestire più altri casini. Con la tua sicurezza e la tua protezione ho chiuso». Una specie di stillicidio a leggere le carte. La pierre non molla: «Io ti conosco – digita non ricevendo risposte -. So bene quando vuoi mettere distanze. Ora vuoi mettere distanza perché qualcosa ti fa male o ti dà fastidio. Ma come al solito non me lo dici e ci resto male. Sai quanto ci tengo e ti voglio bene… ma è per te che lo faccio. Ma perché vuoi abbandonarmi?». Solo a questo punto Vallejo sbotta: «Ho bisogno de un po’ de tranquillità. Te priego». «No possiamo promettere quello che no è possibile». Allora la Chaouqui: «Sei depresso? Scopa, che ti passa la tensione».
NATURA E SCOPI DELL’ORGANIZZAZIONE MISTERIOSA –
Resta da capire chi sia il misterioso «capo» al quale si riferisce la donna e di quale sicurezza avesse bisogno il prelato, ma intanto quello che emerge da questi messaggi racconta di rapporto inconfessabili e inammissibili tra i due e l’esistenza di un gruppo di persone occupata a tessere una tela attorno a Vallejo per poi sfruttarne entrature e influenza. La domanda principale alla quale dovrà rispondere il processo è quindi quella sull’identità, scopo e promotori di questa associazione. Il lato trash dello scandalo è buono per il colore e le chiacchiere, ma la sostanza dell’inchiesta è altrove.