Gomorra 2, l’impero (dei Savastano) colpisce ancora
09/05/2016 di Boris Sollazzo
GOMORRA 2 LA SERIE RECENSIONE
Gomorra è cresciuta. Ed essendo figlia di Stefano Sollima – anche se con lui (che si è “tenuto” le prime tre puntate, dietro la macchina sono andati Claudio Cupellini, Francesca Comencini e Claudio Giovannesi – ai fuochi d’artificio, come già nelle serie di Romanzo Criminale, nella seconda stagione si aggiungono gli abissi dell’implosione del Potere, i rapporti più forti messi alla prova, i dilemmi emotivi più laceranti.
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Sorride Andrea Scrosati, con Hartmann il traghettatore della serialità di alto profilo non solo a Sky, ma in Italia, con prodotti rivoluzionari e rischiosi fin dai casting senza rete. “Ancora ricordo quando mi dicevano “è un libro vecchio, una serie in napoletano non la vedranno neanche a Roma e poi è stata venduta in 130 paesi”, ma la verità è che bisogna rischiare“. Su Saviano, se è vero che anche Zero Zero Zero diverrà un prodigo televisivo. E Roberto, l’autore del libro che ancora si riverbera nel nostro dibattito culturale con pressante attualità ricorda che voleva “raccontare quel mondo evitando una facile organizzazione dell’emotività, la divisione tra buoni e cattivi, privilegiando invece le dinamiche del Potere, dimostrare che è connaturato quasi inevitabilmente al crimine e al tradimento“. Questo Gomorra 2 ha visto un investimento notevole di risorse e tempi “ignorando le aspettative”, come ricorda Sollima: 32 settimane di riprese, più di 200 attori, 400 location (tra Napoli, Roma, Trieste, Germania e Costa Rica), 3500 comparse è una troupe che arriva a 600 elementi.
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GOMORRA 2, LA TRAMA –
Il regno dei Savastano è crollato. Don Pietro è in fuga, Genny è più morto che vivo. Ma torneranno, lo capiamo subito, dalle prime scene. E le due puntate che vedremo il 10 sera sono il prologo emotivo, umano, tragico della guerra selvaggia e devastante che devasterà ‘o Sistema. Ciro vuole il potere, Conte vuole strumentalizzarlo, Genny cerca il riscatto, soprattutto agli occhi del padre, forse l’unico elemento granitico nella sua immutabilità, sorta di divinità implacabile e vendicativa.
GOMORRA 2, LA RECENSIONE –
Siamo di fronte probabilmente, dopo Romanzo, Gomorra e 1992, a un nuovo passaggio di maturità della serialità italiana. Lo si vede forse dai primi (ri)tratti femminili – come le prime immagini di Scianel, da alcune espressioni geniali, ci fanno intuire – e da Fortunato Cerlino (Pietro Savastano), sempre bravissimo, che reagisce al crollo del suo mondo mettendo in discussione tutti, tranne se stesso, abbandonando ogni barlume di umanità che non è che già fosse tanta. Ciro è l’eroe incosciente, l’Icaro nero, mentre Genny è il figlio, il ragazzo viziato e sottovalutato che ha già vissuto tre vite. E non gli bastano. C’è una cura dei dettagli narrativi e visivi, in questa Gomorra 2, così come nel cercare ancora di più i comprimari: potentissima Pina Turco, la sua Debora forse con le sue scene delinea il profilo emotivo di questa stagione, ed è da questi tasselli che si compone un affresco ancora più nero del passato.