Grexit, come pagherà la Grecia senza euro
07/07/2015 di Redazione
Grexit
, cosa farà il governo di Atene quando andrà in bancarotta? Senza un’intesa con l’Europa la Bce sarà costretta a sospendere la liquidità emergenziale che tiene in vita le banche greche. Senza accesso ai rifinanziamenti garantiti dagli istituti di credito l’esecutivo di Alexis Tsipras dovrà trovare una modalità alternativa per pagare pensioni e stipendi dei lavoratori pubblici. Sono possibili scenari anche guerriglia anti euro che fino a poco tempo erano ipotizzati solo dai complottisti.
Grexit significato –
Tra pochi giorni si potrebbe capire quale sia il significato del Grexit, ipotesi dibattuta da molto tempo ma ora davvero vicina a realizzarsi. Il 20 luglio 2015 è la data chiave per capire come finirà la crisi di Atene, perché matureranno parte dei bond comprati dalla Bce nel programma Smp. La Grecia deve saldare 3,5 miliardi di euro alla Banca centrale europea, e come ribadito più volte dai membri del Board come del Consiglio direttivo, il divieto di finanziamento del deficit statale impedisce qualsiasi ristrutturazione del debito. Senza il pagamento di questa rata la Bce sarà costretta a sospendere la liquidità emergenziale ELA alle banche greche, che così saranno condannate al fallimento. Il governo Tsipras non ha i soldi per ricapitalizzarleo nazionalizzarle, e sarà messo ancora più in difficoltà dalla mancanza di acquirenti per i suoi bond a breve termine. Le banche greche hanno fornito liquidità al governo, ma dopo la loro bancarotta anche la Grecia sarebbe costretta a fare default vista la mancanza di euro.
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Varoufakis –
Le dimissioni di Yanis Varoufakis servono principalmente per trovare un’intesa coi creditori. Alexis Tsipras ha dimostrato in queste settimane di dar preferenza al finanziamento di pensioni e stipendi pubblici, ma con un mancato saldo della rata alla Bce potrebbe trovarsi senza più euro. L’ipotesi più probabile in questo scenario sarebbe l’emissione dei certificati di credito “pagherò”, chiamati in inglese IOU, da distribuire ai cittadini al posto della moneta unica. Una sorta di obbligazione nei confronti dei dipendenti pubblici e dei pensionati, senza però probabilmente interessi. Il problema è che una simile moneta sarebbe illiquida, e avrebbe un valore inferiore agli euro. Chi aveva 500 euro di pensione si ritroverebbe con un “pagherò” dello stesso valore nominale, che però sarebbe rifiutato da molti esercizi commerciali come metodo di acquisto. Difficile stimare la perdita di valore rispetto agli stipendi e alle pensioni in euro, ma l’esempio di Venezuela o Cuba indica una flessione significativa del potere d’acquisto. In questi due Paesi chi compra in dollari paga meno, in particolar modo per quanto riguarda le merci di importazione, rispetto a chi detiene moneta locale. Per evitare questo scenario il governo Tsipras potrebbe ricorrere all’arma finale, la stampa di euro, oppure la concessione di liquidità alle banche greche in contrapposizione alla decisione della Bce. Nel programma ELA è la Banca centrale nazionale che eroga i prestiti straordinari agli istituti di credito, ma può farlo solo con l’approvazione del Consiglio direttivo. Scenari complottistici diventati improvvisamente plausibili, alla luce del deterioramento della crisi greca. Non sorprende, per certi versi, che uno dei pochi leader a complimentarsi con Alexis Tsipras per l’esito del referendum sia stato Fidel Castro.
Photocredit: JOEL SAGET/AFP/Getty Images