La guerra globale del terrorismo islamico colpisce sopratutto i musulmani
09/01/2015 di Redazione
Il conflitto scatenato dal terrorismo islamico opera in uno scenario globale, ma fino a questo momento la maggior parte delle sue vittime sono persone di fede musulmana. L’attentato contro Charlie Hedbo è stato orribile, ma negli stessi giorni in cui si è verificato sono purtroppo molti più islamici in Yemen, Nigeria, Pakistan o in altri Paesi mediorientali colpiti dalle milizie terroriste.
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IL TERRORISMO ISLAMICO E LE VITTIME – Un articolo di Frankfurter Allgemeine Zeitung rimarca come la maggior parte delle vittime del terrorismo islamico siano di religione musulmana. Poche ore prima dell’attentato a Charlie Hebdo nella capitale dello Yemen Saana è esplosa un’autobomba che ha ucciso oltre 30 persone. L’attentato è stato uno degli atti di terrorismo più sanguinosi tra quelli registrati negli ultimi mesi nello Stato mediorientale in cui uno dei killer di Parigi, Chélif Kouachi, si è addestrato alla jihad in un campo di al-Qaida. A ottobre più di cinquanta musulmani erano stati uccisi da un terrorista suicida a Yemen, mentre solo poche settimane fa il mondo si era emozionato per la strage nella scuola di Peshawar. I talebani hanno ucciso 132 studenti di età compresa tra gli 8 e i 18 anni, in uno degli atti più cruenti di terrorismo nella storia recente. Nelle ultime ore Boko Hamar avrebbe ucciso decine, se non centinaia di persone nel nord della Nigeria. Il quotidiano tedesco sottolinea come questa semplice e incompleta cronologia degli ultimi attentati di questi mesi mostri come il terrorismo islamico uccida un numero ben più consistente di musulmani rispetto agli altri “infedeli” colpiti mortalmente dalle milizie fondamentaliste. Un minor numero di morti non significa certo diminuire l’orrore suscitato da una così grave aggressione a uno dei cardini delle società libere e democratiche come l’attentato alla libertà di espressione compiuto con l’eccidio di Charlie Hebdo.
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IL TERRORISMO ISLAMICO E IL CAMPO DI BATTAGLIA – L’analisi di Faz indica come il terrorismo islamico combatta una guerra su uno scenario globale, che comprende sì i Paesi occidentali – la Francia ferita ora, come gli attentati solitari in Australia e Canada – ma che è particolarmente diffusa in tutto il mondo musulmano. Il revival del fondamentalismo islamico sta squassando un numero rilevanti di Nazioni, in un’area che si estende dall’Africa occidentale a quella orientale, fino al Sud est asiatico, con epicentro il Medio Oriente dove è sorto in questi mesi una sorta di entità substatuale, l’autoproclamato califfato dei terroristi dell’Isis. Diversi esperti paragonano questo scontro così prolungato e sanguinoso alla Guerra dei Trent’anni che si svolse in Europa nel 1600 e che costò la vita di decine di milioni di persone. Frankfurter Allgemeine Zeitung evidenzia come l’Occidente sia stato colpito da questo conflitto da prima dell’11 settembre, visto che il primo attentato contro le Twin Towers fu organizzato nel 1993. Da allora il rafforzamento delle reti internazionali di terrorismo, prima al-Qaida e ora l’Isis, hanno aumentato la pericolosità e la brutalità degli attentati, e la strage di Charlie Hebdo si inserisce nel sanguinoso elenco delle bombe che hanno provocato numerose morti a Madrid nel 2004 e Londra nel 2005. Il nuovo elemento rappresentato dagli attentati di Parigi è l’azione compiuta dai cosiddetti “home-grown terrorist”, estremisti che si sono addestrati alla jihad in Siria, Iraq e in altri Paesi arabi e che ora tornano in patria per colpire l’Occidente per la sua politica estera oppure per la “degenerazione” della sua società.
Photo credit: Warrick Page/Getty Images