Guido Olimpio: quando il giornalismo è troppo amico dei servizi segreti

IL CORRIERE – L’epicentro italiano di questo spin è stato sicuramente il Corriere della Sera, che per mezzi e capacità di penetrazione, nell’opinione pubblica come tra le élite e il resto della comunità dei giornalisti, non ha avuto rivali. Così come non ha avuto rivali la professionale determinazione con la quale in via Solferino hanno assolto al compito anche una volta che la tensione anti-islamica è evaporata, tra il fallimento delle guerre e la crisi economica, lasciandoci storditi in mezzo alle primavere arabe. Non sono mancati i riconoscimenti per questa opera preziosa: Allam, eletto al parlamento europeo, anche se non gli dev’essere piaciuto perché non c’è mai andato e ora si è avviato verso l’autocombustione provocata da quella che sembra un’incontenibile ambizione e dalle troppe giravolte. Ma non sono mancati neppure i problemi, perché fino a che ti diverti a spargere voci inverosimili su Saddam e Ahmadinejad rischi poco, ma quando cominci ad indicare le persone con i nomi e cognomi associandole ad accuse gravissime, c’è il rischio che qualcuno te ne chieda conto.

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LA STRAGE DEGLI INNOCENTI – Il Corriere della Sera ha puntato diverse volte il dito contro degli innocenti. Persone che nell’isteria di un paese che sembrava dovesse essere scosso da un momento all’altro da un attacco “dal di dentro”, vennero prese senza tanti complimenti e fatte oggetto d’attenzioni giudiziarie inutili e spesso di provvedimenti inutilmente afflittivi e trattamenti degradanti. Non è stata quindi una “jihad giudiziaria” ad abbattersi sul Corriere e alcuni dei suoi giornalisti impegnati in queste attività. Questa  ad esempio è la tesi formulata da Valentina Colombo, la moglie di Allam,  citando la costituzione di un’associazione musulmana gemella dell’Anti Defamation League ebraica, nel ricordare la raffica di citazioni ricevute dal marito, almeno una delle quali risulta poi avergli procurato una condanna per diffamazione.

IL CASO OLIMPIO – Non diversamente è andata a Guido Olimpio, inviato speciale negli Stati Uniti sempre sul pezzo e colonna degli esteri, tanto che fu lui ad essere incaricato di scrivere l’articolo per il Corriere della Sera il giorno della strage di Utoya e fu lui a indicare prontamente la pista qaedista, quando ormai si sapeva che l’attentatore era un biondo norvegese e nonostante le autorità norvegesi non avessero emesso un fiato a proposito di musulmani. Ma questo è un infortunio che può capitare a chiunque in fondo al Corriere è capitato prsino di dare la notizia secondo la quale in Iran avevano stabilito che gli ebrei dovessero girare con un nastro giallo al braccio. La bufala di un giornalaccio canadese di proprietà di un estremista ebraico, pubblicata lo stesso ben sapendo che fosse tale, come se si riferisse di voci dotate di un minimo fondamento. E poi di presentare le ninja iraniane tra le armi del regime e poi ancora. Anche di Olimpio ho memoria e archivio di altri articoli sfortunati, ma questo genere d’attività non porta problemi, dove Olimpio ha trovato problemi è stato quando ha puntato il dito e ha fatto nomi e cognomi di persone che stavano nel nostro paese. Per questo è stato condannato di recente a risarcire chi ha accusato ingiustamente.

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