Hillary Clinton attaccata per 8 ore dai Repubblicani per l’attentato di Bengasi
23/10/2015 di Andrea Mollica
Hillary Clinton appare inarrestabile in questi giorni. Dopo aver superato con facilità il primo dibattito TV tra i candidati alla presidenza degli Stati Uniti, l’ex segretario di Stato è stata ascoltata per oltre 8 ore nella commissione parlamentare sull’attentato all’ambasciata americana a Bengasi, costato la vita a quattro statunitensi, del 2012. Un esame molto atteso, che Hillary Clinton ha gestito con autorevolezza, anche se ha mostrato stanchezza per un confronto così prolungato e accesso. Ottobre avrebbe potuto essere il mese del definito collasso della candidatura alla presidenza degli Stati Uniti, ma Hillary Clinton sembra aver passato senza eccessive difficoltà i test più difficili. La commissione parlamentare speciale sull’attentato di Bengasi, in carica ormai da più tempo rispetto a quella dello scandalo Watergate che ha portato il presidente Nixon a dimettersi, ha svolto l’attesissima testimonianza dell’ex segretario di Stato in merito all’attacco degli estremisti islamici libici costati la vita a quattro statunitensi, tra cui l’ambasciatore americano Chris Stevens. L’11 settembre del 2012 numerosi estremisti hanno dato l’assalto al compound degli Stati Uniti a Bengasi, uccidendo due agenti della Cia, un diplomatico e l’ambasciatore nominato dall’amministrazione Obama. I Repubblicani tentano da ormai molto tempo di criticare Hillary Clinton per quanto successo in Libia, e hanno interrogato l’ex segretario di Stato con grande durezza. Un vero e proprio esame, durato più di 8 ore, a cui la candidata democratica alle presidenziali ha mostrato autorevolezza e convinzione nel difendere il suo operato. Durante l’audizione un deputato repubblicani ha attaccato la Clinton anche per l’utilizzo delle mail private, l’altra vicenda che in questi mesi ha contraddistinto gli attacchi del Gop verso la rivale più pericolosa per la Casa Bianca. Difficile non leggere la commissione parlamentare di Bengasi come un ulteriore modo per fermare la corsa presidenziale di Hillary Clinton, visto che sul caso si sono già espressi altri sette commissioni parlamentari, Fbi e la Cia. Il nuovo esame però non sembra aver danneggiato la campagna presidenziale dell’ex segretario di Stato, che si è assunta la responsabilità, ma non la colpa, per quanto successo in Libia, rimarcando i suoi doveri da capo della diplomazia statunitense. Nelle prossime settimane si chiarirà l’effetto di questa audizione, molto seguita dalle TV americane, ma l’impressione è che Hillary Clinton abbia ormai superato di slancio il periodo difficile iniziato in primavera e proseguito in estate. Durante luglio e agosto sembrava che la sua campagna presidenziale potesse perfino collassare, sulla scia della controversia dell’indirizzo mail privato utilizzato mentre era segretario di Stato. Il caso, almeno per l’elettorato democratico, è stato chiuso coraggiosamente dal suo principale avversario alle primarie, Bernie Sanders, che durante il dibattito ha detto che lui come gli americani non si interessino delle sue mail. Il primo confronto televisivo ha beneficiato Hillary Clinton, in risalita marcata nei sondaggi, e il vicepresidente Joe Biden, che pensava a una candidatura tardiva anche per prendere il posto dell’ex First Lady come nome di punta dei Democratici, ha preferito rinunciare a Usa 2016.
Photo credit: Chip Somodevilla/Getty Images