I «cinesi» di Oscar Farinetti a 500 euro al mese
16/01/2014 di Dipocheparole
Oscar Farinetti è protagonista oggi di un articolo su Libero, dove una ex dipendente racconta e critica pesantemente il guru di Eataly:
Gaia non serba rancore, madoponeanche unmesesiè licenziata, sebbene fosse una di quelle fortunate che non era passata dall’inferno del lavoro a cottimo, 30 giorni alla volta. No, lei aveva avuto l’onore di un contratto da sei mesi: 500 euro e rotti per venti ore settimanali. Con turni spalmati su sei giorni. Quindi praticamente impossibile portare avanti altri progetti. L’ex libraia, da poco quarantenne, non ha retto: «Non si può vivere con quegli stipendi da fame, avendo tutta la settimana impegnata». Farinetti predica con convinzione flessibilità, perché in questo momento il mercato chiede questo. Piuttosto che fare contratti da 24-30 ore, preferisce investire in straordinari, extra su cui i lavoratori, però, devono pagare le tasse. «Con questa logica è ovvio che non si pagano mutui e neppure gli affitti», riflette Gaia.
Che ha una casa di proprietà:
«Altri,meno fortunati di me, sono costretti ad accettare le condizioni di Farinetti ». O meglio di Oscar (ha il vezzo di farsi dare del tu pure dai dipendenti) che nei suoi negozi mette in vendita «cibi alti» per portafogli ben imbottiti. Più gonfi di quelli dei suoi operai. I quali, nei negozi del centro-sud (chissà perché), vengono perquisiti prima di uscire. Sul punto Gaia aveva già detto la sua su un forum: «Non mi stupisce che i commessi debbano “di – chiararsi” all’uscita e far controllare le borse: con gli stipendi che ricevono nessuno di loro potrà mai permettersi un’intera spesa da Eataly. Trovo più che legittima la preoccupazione della direzione riguardo ai furti dei dipendenti (evidentemente i clienti non destano un egual timore, è evidente che i loro stipendi o pensioni o rendite sono di ben più ampia portata)».