I costi e i benefici delle Olimpiadi per la Cina
13/08/2008 di Luca Vinci
Politica, diritti, libertà d’informazione, questione tibetana, e perfino dla protesta di piazza Tienanmen del 1989. Su Pechino 2008 si è detto di tutto, ma non che impatto economico ha avuto e avrà sulla Cina
Le Olimpiadi 2008 assegnate alla Cina sono le più politicizzate, si è parlato di tutto, dai diritti umani alla libertà d’informazione negata, dalla questione tibetana all’ormai dimenticata (da parte dei cinesi) protesta di piazza Tienanmen del 1989. Ovviamente si parla anche di sport e di doping. Molto meno si è parlato invece dei costi e dei benefici che queste Olimpiadi avranno sulla Cina e il suo popolo. Questione non da poco, visto che da questi elementi potrebbe dipendere un cambiamento importante per questo Paese, sia del suo peso politico ed economico, sia della direzione verso cui andrà il suo sviluppo futuro.
IL MONOPOLISTA – Ad assegnare le Olimpiadi a un Paese è il Cio (comitato olimpico internazionale) in condizione di monopolio, questa situazione crea uno svantaggio per i candidati, che per vedersi assegnate le olimpiadi metteranno in moto un meccanismo di rilancio che fa lievitare i costi, i candidati aumentano la posta per incrementare la possibilità di essere scelti, senza garanzie che il bilancio costi-benefici resti positivo. Inoltre l’uscita da questo meccanismo è ostacolato sia dai cospicui indennizzi previsti, sia dai danni d’immagine che ne deriverebbero. Questo argomento è stato affrontato in un lavoro da Baade e Matheson, “Bidding for the Olympics: fool’s gold?“. Il comitato che assegna le olimpiadi, agendo da monopolista ha delle rendite, rappresentate dalle royalties che gli organizzatori devono pagare agli accreditatori per poter organizzare l’evento. Facendo crescere ulteriormente i costi. Certo, questo grande evento porta al Paese che lo ospita un enorme flusso di reddito, ma dietro vi è la spesa necessaria a mettere in piedi l’evento e accogliere partecipanti e visitatori, non è detto che il risultato sia positivo. Già la mancata realizzazione degli incassi previsti vedrebbe lo Stato costretto a garantire per la differenza, scaricata dunque sulla collettività. Non si hanno dati precisi sulle aspettative sugli incassi delle olimpiadi di Pechino, tuttavia i numeri della cerimonia di inaugurazione ci fanno capire che lo Stato Cinese è ben felice di farsi carico degli enormi costi. Solo per la cerimonia di inaugurazione si parla di un costo di 4 miliardi di dollari, a cui vanno aggiunte le spese militari della contraerea cinese, che per salvaguardare la riuscita della cerimonia ha fatto guerra al temporale. Sono stati sparati più di 1000 razzi contro le nuvole, neutralizzandole con agenti chimici, evitando così che la pioggia rovinasse la festa.
UN’ANALISI DIFFICILE – Non è semplice effettuare un’analisi economica capace di considerare costi e benefici di un simile evento per l’intera collettività, un lavoro simile è stato fatto per le olimpiadi invernali di Vancouver del 2010 (“A cost-benefit analysis of an Olympic games“, Darren McHugh, Queen’s economic department working paper n. 1097.), da cui ne è risultata una perdita netta di benessere per il Canada. La difficoltà di reperire i dati necessari per un’analisi accurata ha fatto si che questo lavoro si basasse su ipotesi, l’importanza del lavoro è però quella di far capire come vada analizzato il contributo delle risorse investite al benessere delle popolazioni. Cosa lascia in eredità alla popolazione un’Olimpiade? Quanto possono essere utili le infrastrutture per il benessere della popolazione? In più, se è stato difficile reperire i dati in un Paese democratico come il Canada, si immagini la situazione per un Paese come la Cina. L’analisi sarà dunque molto parziale e imprecisa, tuttavia si possono analizzare alcuni elementi anche se non si giungerà ad una precisa conclusione sul saldo costi-benefici.
COSTI E BENEFICI – I costi delle Olimpiadi di Pechino hanno ormai raggiunto i 40 miliardi di dollari, cifra destinata a crescere, una stima più precisa degli investimenti la si potrà avere solo dopo i giochi. Tra il 2001 e il 2008 sono stati investiti circa 40 miliardi di dollari per creare le infrastrutture necessarie, oltre che sugli impianti sportivi e ricettivi si è investito anche sul trasporto e sull’ambiente. Vanno considerati anche i costi affrontati dal comitato organizzatore dei giochi, che dovrebbero aver superato i 2 miliardi di dollari (stando ai dati ufficiali). Le infrastrutture riguardanti il trasporto hanno una rilevante utilità sociale, ma è azzardato attribuirle specificamente alle Olimpiadi. Si pensi al treno super veloce che collega Pechino a Tianjin (qui si svolgeranno le partite di calcio olimpiche), un treno capace di percorrere la distanza di 120 chilometri che separa le due città in 25 minuti. Tuttavia questa linea rientra nel “Programma nazionale per l’alta velocità“, col quale la Cina sta abbandonando la tecnologia giapponese in favore di quella tedesca, scegliendo Siemens come partner. E’ dunque evidente che non si può attribuire questa infrastruttura alle Olimpiadi, essendo prevista in un piano di ammodernamento dei trasporti ben più ampio. Anche i posti di lavoro dovuti alle opere necessarie per le Olimpiadi vanno analizzati con attenzione, stando attenti nella loro contabilizzazione a non contare due volte lo stesso lavoro, errore possibile quando si considerano sia i posti di lavoro diretti e indiretti sia quelli indotti. Va anche considerato l’effetto sostituzione. Per capirci, a Pechino durante i giochi sono previsti un milione di visitatori cinesi e 500mila stranieri. Una gran parte delle entrate previste saranno quindi dovute agli stessi cinesi. Un milione di cinesi che per vedere le olimpiadi ridurrà i suoi consumi nei sostituti. Quindi l’impatto occupazionale deve essere calcolato al netto dell’effetto occupazionale negativo che potrebbe derivare dalla riduzione nei consumi dei sostituti. Tutti fattori che ridimensionano il bilancio che altrimenti, in apparenza, poteva risultare estremamente positivo.