I dieci centri della finanza mondiale

CAPITALI GEMELLE – Anche se nel report del “Global Financial Centres Index” si legge del pessimismo degli attori finanziari sulla futura leadership di Londra, la metropoli sul Tamigi rimane la capitale della finanza. Uno dei motivi di questo successo è la mutua collaborazione e il legame linguistico che esiste con Hong Kong e New York. Il responsabile dello studio, Mark Yeandle, rimarca come “la collaborazione tra queste tre città sulle riforme della regolamentazione finanziaria rafforzerà la loro competitività”. Nel report è inoltre evidenziata l’ascesa costante di Singapore, che sta diventando un player globale sempre più centrale a livello economico. Una crescita della sua importanza che contrasta con il relativo declino di Hong Kong, mentre in Cina la diminuzione della rilevanza delle principali città dell’Impero di Mezzo è stata molto più marcata.

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SORPRESA AD EST – Pechino e Shangai hanno infatti subito alcune delle diminuzioni più marcate nella dodicesima graduatoria del Global Financial Centres Index . “Chi ha partecipato alla nostra rilevazione ha evidenziato come l’Asia diventerà sempre più importante per la finanza globale. Il problema è però in quali zone questo sviluppo si concentrerà, perché la Cina rischia di perdere molte posizioni a causa della sua politica valutaria”. La parte più occidentale del continente asiatico registra invece una crescita impetuosa, grazie anche al boom degli idrocarburi che continua a far prosperare il Medio Oriente. Il Qatar, così come Dubai, Abu Dhabi e Riyad, la capitale dell’Arabia Saudita, sono avanzate di numerose posizioni in questi ultimi mesi, confermando la loro tendenza alla crescita. “Mentre l’equilibrio economico globale si sposta verso le economie emergenti, è inevitabile che i centri finanziari di questi paesi crescano in termini di influenza”, rimarca Abdulaziz A Al-Ghorairi, capo economista di Commercialbank Capital. “Il Qatar, con i suoi solidi fondamentali economici e l’impegno a costruire il suo settore finanziario, è ben posizionato come gli altri paesi confinanti per beneficiare della tendenza a dislocare gli investimenti”. Nella classifica emerge inoltre la perdita di importanza dei paradisi fiscali, con l’isola di Jersey ancora a guidare la graduatoria di questi piccoli centri che hanno ricchezze in abbondanza grazie all’assenza o quasi di tasse da pagare.

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